"Le donne hanno il diritto di decidere sul proprio corpo"

Aderiscono anche lo Spi Cgil, il Coordinamento Donne della Lega Intercomunale dell'Orvietano e la FP all'iniziativa "Accendiamo i riflettori sul Consultorio" promossa, come annunciato, per lunedì 23 dicembre dal Comitato Orvietano per la Salute Pubblica, alla quale hanno già confermato la loro presenza altre associazioni tra cui Cellula "Luca Coscioni", "L'Albero di Antonia”, "Il Filo di Eloisa", "Abitare Orvieto", "Articolo 21 - Presidio di Orvieto" e “Rose Rosse d'Europa".
In più occasioni Spi Cgil, Coordinamento Donne della Lega Intercomunale dell'Orvietano e FP sono intervenuti per segnalare le carenze che interessano la struttura in Via Angelo Costanzi 47. "La legge 405 del 1975 che ha istituito i consultori nel nostro territorio - affermano - è ampiamente disattesa, a cominciare dal numero di sedi consultoriali per numero di abitanti che dovrebbe essere di uno ogni 20.000 abitanti.
Dopo la chiusura delle sedi di Monterubiaglio e Fabro e il depotenziamento di quello di Orvieto questo rappresenta uno squarcio nella tutela della salute delle donne di ogni età e delle coppie. Questi servizi sono nati soprattutto con lo scopo di favorire una scelta consapevole della maternità, prevenire il ricorso all’aborto con la conoscenza e diffusione di metodi contraccettivi e sostenere l’educazione sessuale e sentimentale delle giovani generazioni.
Non si possono garantire servizi efficaci in mancanza di personale ciò determina carenza di servizi di prossimità e multidisciplinarietà. Per contrastare una legge non è necessario abolirla o modificarla basta depotenziarla ostacolandone la piena attuazione, così come si sta facendo oltre che con la legge istitutiva dei consultori 405/75 anche con la legge 194 de1 978 per la quale l’Italia ha avuto nel 2016 un monito del Consiglio d’Europa per violazione dell'articolo 11 della Carta Sociale Europea.
Basta incaricare un ginecologo obiettore ignorando altre scelte possibili per attuare una cultura punitiva e ostativa nei confronti delle donna e del loro corpo, come il divieto di somministrare negli ospedali (Umbria e Marche in primis) in regime di day hospital la RU 486 costringendo le donne al ricovero ordinario magari nella stessa stanza con donne che stanno per partorire o hanno appena partorito. Le donne hanno il diritto di decidere sul proprio corpo. Chiediamo che la Regione Umbria e l'Usl Umbria 2 si adoperino perché questo diritto sia esigibile".
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