politica

Per una campagna che ci risparmi almeno parole ostili

mercoledì 22 maggio 2024

Sottoscrivere un Manifesto per una comunicazione politica non ostile è la conseguenza eticamente logica di quanto molti hanno già fatto quando l’iniziativa "madre" (e dunque senza l’applicazione alla campagna elettorale), è stata lanciata in Italia. Scuole e Università sono stati i luoghi in cui più forte è stata la diffusione e condivisione del testo. Per quanto riguarda chi scrive, esso è stato rapidamente fatto proprio da molte delle Istituzioni didattiche e scientifiche di Sapienza Università di Roma, a partire dalla Facoltà e poi dal Dipartimento di cui ero a suo tempo responsabile.

Si è rivelato un movimento culturale che ha restituito ossigeno e fiducia a chi sperava in una discussione e in uno spazio pubblico aperti e innovativi, non legati al clima inevitabilmente polarizzato dei comizi elettorali ma alla costruzione di una comunicazione che, alla lettera, si sentisse paritaria, ammettendo di conseguenza un dichiarato pluralismo degli interventi e dunque una naturale distribuzione degli spazi per i contendenti. A ben vedere, era questo lo spirito delle norme chiamate a regolare le campagne, attente di conseguenza a non ingigantire la disparità di accesso alle risorse economiche che fatalmente risultano altrimenti distorsive.

Nel contesto delle Elezioni Europee, ma anche di quelle Amministrative, il Manifesto arriva in quella che deve essere chiamata “la pienezza dei tempi”. Serve eccome, anche perché c’è un legame evidente con il culto mediatico della personalizzazione e l’aumento dei toni e delle "curve" della politica, che del resto echeggiano gli applausi dei talk show televisivi. Dunque, per rendere più effettiva la chance offerta dal Manifesto, occorre un’ulteriore prova di coraggio, non assecondando l’exploit del divismo politico: i livelli a cui già oggi è arrivato sono imbarazzanti per una democrazia compiuta, e in questo caso dipendono anche dall’atteggiamento con cui l’informazione approccia il panorama elettorale. Non è più giornalismo  indipendente quello che si avvita soltanto intorno a leader e candidati apicali.

Del resto, nelle Elezioni Amministrative, sono in gioco più squadre che singole personalità, senza contare le competenze e le età altrettanto diverse, e sullo sfondo la parità di genere ormai divenuta almeno in parte garantita. Tutto questo può essere realizzato solo se nelle contese informative pubbliche, e nelle stesse richieste di intervento, si costruisce un palinsesto capace di restituire la varietà, poiché già questa riavvicina la politica alla gente allargando la mappa delle parole-chiave e dei progetti di cambiamento. Sappiamo che il giornalismo lo può fare perché ne ha competenze e professionalità. E allora è logico che nello scorcio finale della campagna si registri un’apertura ai tanti candidati che le liste presentano. È anche questa una strada per cambiare il racconto della politica e affermare la "sapienza delle differenze".

Mario Morcellini
Sapienza Università di Roma
Capolista "Orvieto al centro"