Meloni (Pd): "No al depotenziamento dell'Ospedale di Castiglione del Lago"

"Solo promesse e proclami, a cui non seguono i fatti. In diversi campi la Giunta regionale si sta distinguendo per una grave sindrome di ‘annuncite’, e tra questi di certo c’è la sanità. Se il Piano sanitario è ancora fermo nelle Commissioni dell’Assemblea legislativa, sul territorio le fantomatiche Case di comunità faticano a vedersi, salvo qualche sporadica eccezione. Così come latita la concretezza in merito agli impegni presi con diversi comprensori. Ecco dunque che le promesse di insigni esponenti della maggioranza, che dieci mesi fa disegnavano scenari fantasmagorici per l’ospedale di Castiglione del Lago, cadono nel vuoto. Così come l’atto dell’Assemblea legislativa sul polo unico del Trasimeno, votato nel 2021 e che invece non si vede".
Così la capogruppo regionale del Partito democratico, Simona Meloni, che ha presentato una interrogazione nella quale chiede “se si intenda, e in quale modalità, potenziare l’ospedale di Castiglione del Lago, provvedendo al ripristino e al mantenimento dei livelli di assistenza”. “Nonostante le tante promesse – spiega Meloni – l’Ospedale di Castiglione del Lago continua ad essere soggetto a depotenziamento, rendendo difficile la vita ai cittadini della zona. La previsione della trasformazione in ospedale di Comunità, inoltre, potrebbe rischiare di produrre la chiusura del Pronto soccorso, con il conseguente riversamento degli accessi al Pronto soccorso riversati al Santa Maria della Misericordia, già ampiamente congestionato. A rischio, in questo modo, anche reparti come chirurgia programmata, endoscopia gastroenterologica, medicina per acuti e day hospital oncologico”.
“Ci si sta muovendo quindi – continua Meloni – in direzione uguale e contraria a quella necessaria. Non si può disinvestire sulla medicina del territorio ma, al contrario, come ricordato già numerose volte, si tratta di un settore che andrebbe potenziato e rimodulato attraverso l’introduzione più concreta del concetto di ‘benessere’ del cittadino. Servizi alla persona e quindi al cittadino diventano una necessità anche per i turisti.
Quanto ai cittadini del territorio, non è escluso, che la popolazione sempre più anziana, di fronte alle distanze dagli altri eventuali ospedali di riferimento, sarebbe sempre di più orientata a rinunciare a curarsi, non riuscendo a far fronte a questi disagi. Per non parlare di come gestire le emergenze, di fronte a 45 minuti di viaggio dall’ospedale più vicino. Strutture adeguate ed efficienti sarebbero anche frutto di potenzialità dal punto di vista della mobilità attiva. La posizione di confine e la qualità dei servizi hanno prodotto, per diversi anni, mobilità attiva grazie all’investimento in competenze e specializzazioni che oggi a causa di scelte sbagliate produce il fenomeno inverso, creando mobilità passiva”.
“Per l’Umbria la situazione della mobilità in sanità – conclude Simona Meloni - si è completamente ribaltata negli ultimi anni: se nel 2017 quella attiva era superiore di 10 milioni a quella passiva, nel 2021 siamo in presenza della situazione contraria, ovvero di uno sbilancio in negativo di 10 milioni. Ecco dunque che anche la sola analisi contabile di questi dati dovrebbe spingere la Giunta regionale a rafforzare la sanità di confine”.

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