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"La Regione ha penalizzato gli istituti che erano pronti a riaprire, senza risolvere i problemi"

venerdì 7 maggio 2021
"La Regione ha penalizzato gli istituti che erano pronti a riaprire, senza risolvere i problemi"

Venerdì 7 maggio l’Associazione "A Scuola Umbria" ha inviato tramite Pec all'Ufficio Scolastico Regionale, ai dirigenti scolastici degli istituti d'istruzione superiore e ai prefetti competenti, l’esito dell'indagine effettuata sulle modalità di rientro nelle scuole superiori. In particolare, sono state verificate e confrontate le modalità di rientro adottate lo scorso settembre con quelle di fatto imposte con l'ordinanza regionale n.29 del 23 aprile 2021 che, immotivatamente fissa la percentuale di rientro al 70% della popolazione scolastica invece di consentire laddove possibile – come prevede il DL n.52/2021 – il rientro al 100%.

Sono stati analizzati 36 istituti su 55, verificando le circolari emesse dai dirigenti, i regolamenti di sicurezza e gli orari scolastici; di 3 istituti non si hanno informazioni complete e di 16 non è stato possibile ricavare alcuna informazione a causa di portali non accessibili o di circolari non rese pubbliche. È emerso un dato allarmante: a differenza di oggi a settembre l'80,5% degli istituti aveva potuto riaprire le proprie aule al 100% della presenza, assicurando il mantenimento degli standard di sicurezza in termini di spazi e distanziamento nel rispetto dei protocolli ministeriali, nonché trovando soluzioni concrete al fine di monitorare gli assembramenti all'esterno degli edifici e nei mezzi di trasporto.

Infatti, in molti istituti sono state apportate modifiche strutturali di edilizia leggera grazie ai fondi previsti dagli articoli 232 del Dl 34/2020 e 32 del Dl 104/2020. Si tratta di investimenti che gravano su tutta la cittadinanza in termini di lavoro e organizzazione, ma anche in termini economici e non valorizzati dalle continue ordinanze illegittimamente restrittive emesse dalla regione. In 7 istituti neanche a settembre era stato possibile rientrare al 100% della presenza, a causa di classi affollate e di spazi non idonei, pertanto sarà necessario continuare a lavorare su soluzioni alternative al fine di rendere possibile la massima presenza anche in questi.

In conclusione, la ricerca dimostra che la Regione, applicando un parametro rigido e uguale per tutti indiscriminatamente, in violazione del Dd n.52/2021, ha fortemente penalizzato quegli istituti - e quindi ancora una volta gli studenti - in cui erano stati spesi soldi pubblici per garantire il diritto all’istruzione e che erano pronti a riaprire, senza risolvere i problemi dei 7 istituti sopracitati. La lettera con la quale è stata condivisa l’analisi degli istituti con USR, dirigenti scolastici e prefetti è un’accorata richiesta di collaborazione al fine di tutelare appieno il diritto allo studio che può essere garantito solo con la scuola in presenza.

L'articolo 34 della nostra Costituzione deve essere il faro che illumina l’agire di tutti, è quindi responsabilità di tutta la cittadinanza e soprattutto delle istituzioni preposte lavorare affinché siano immediatamente eliminate le discriminazioni emerse dalle differenti modalità di accesso all'istruzione. Dopo un anno, le nostre ragazze e ragazzi, che sono il nostro futuro, continuano a pagare il prezzo più caro.

Fonte: Comitato "A Scuola Umbria" APS