opinioni

Invasi sul Paglia e gestione del territorio

lunedì 23 giugno 2025
di Luca Verrucci

La vicenda dei "Sistemi di invasi sul fiume Paglia" ci porta nuovamente a riflettere sull’evoluzione del nostro territorio. L’Autorità di Bacino presenta in questi giorni le alternative progettuali dei "Sistemi di invasi" in un dibattito pubblico che si sviluppa mediante diversi incontri. Nonostante siano citati anche obiettivi relativi alla disponibilità idrica nei periodi di siccità, l’obiettivo primario degli interventi è quello di ridurre i volumi di piena del Paglia per limitare i danni da allagamento. Si prevede la realizzazione di una serie di casse di espansione laterali al corso del fiume o, in alternativa, la realizzazione di un grande bacino, ottenuto grazie alla costruzione di una diga nella stretta in prossimità di Torre Alfina. In entrambi i casi gli invasi andrebbero a riempirsi durante le piene per poi restituire gradualmente l’acqua al fiume all’abbassarsi dei livelli idrometrici. Altre ipotesi prevedono la coesistenza di casse di espansione e diga, e ulteriori varianti consentirebbero anche di conservare più a lungo una parte dei volumi invasati.

Dall’analisi costi-benefici conclusiva di questa fase progettuale risulta che le soluzioni che prevedono l’esecuzione della diga, della quale tutti sottolineano il pesante impatto ambientale, siano significativamente più efficaci nel ridurre i danni da allagamento. Infatti, maggiore il volume accumulato lungo l’intero corso del fiume, maggiore è l’attenuazione del picco di piena. In quest’ottica, qualora si optasse semplicemente per uno degli scenari senza diga, si accetterebbero implicitamente maggiori danni medi annuali a seguito degli allagamenti.

Il percorso seguito dall’Autorità di Bacino si fonda tuttavia sull’assunzione di dover calcolare i danni causati dalle piene sul territorio così com’è, dando per immutabile il suo tessuto urbano, frutto di decenni di sviluppo non pianificato e con scarsissima attenzione verso il pericolo idraulico. Sembra quindi che l’unica modalità di sviluppo possa essere quella di una rincorsa tra espansione urbana incontrollata e interventi strutturali di difesa. Come esempio odierno di bassa attenzione al problema, si può guardare al lotto finale della strada “Complanare” che, dopo aver costeggiato l’Autostrada sul lato Est, dovrebbe dirigersi verso Ovest per innestarsi con la provinciale 44, nel tratto tra Sferracavallo e Fontanelle di Bardano.

Il progetto di fattibilità prevede che, al fine di evitare la realizzazione di nuovi sottopassi attraverso le tre grandi infrastrutture (Autostrada, Ferrovia lenta e Direttissima), la Complanare vada ad affiancarsi al torrente Romealla e sfrutti lo spazio al di sotto dei ponti esistenti. Le luci di tutti e tre i ponti dovrebbero così essere parzialmente occluse, restringendo la sezione disponibile per il deflusso del corso d’acqua in caso di piena. Si tratta solo di un esempio secondario, ma l’evoluzione è prevedibile: ai restringimenti di sezione seguono allagamenti a monte, quindi legittime proteste per gli allagamenti e i necessari interventi di difesa (argini, pulizia dell’alveo, ecc…). I torrenti vanno pian piano canalizzandosi rendendo più veloce e concentrato il passaggio delle piene e aggravando i rischi più a valle.

In questo quadro generale va riconosciuto che l’asta principale del Paglia, pur soffrendo di fenomeni che aggravano l’entità delle piene (rettificazione e approfondimento dell’alveo), non è però soggetta ad un vero e proprio assedio urbano: è sufficiente osservare una foto aerea per constatarlo. Il fiume scorre per gran parte del suo corso lontano da aree abitate e i problemi di difesa idraulica, anche se particolarmente gravi, si concentrano in due zone: la frazione di Pianlungo e la strettoia dell’Adunata, compresa tra Orvieto Scalo e Ciconia.

Risulta quindi disponibile uno spazio, occupato prevalentemente da attività agricole, dove i “Sistemi di invasi” prevedono infatti le casse di espansione. Esse, sequestrando temporaneamente spazio alle coltivazioni, permetterebbero alle acque di piena di allargarsi nella pianura in maniera limitata e controllata, attenuando la gravosità dell’evento. Invece, nulla si prevede per affrontare direttamente i problemi dei restringimenti urbani, assumendoli come un dato immutabile e preferendo rivolgere l’attenzione ad un grande sbarramento nel medio Paglia.

Va quindi ribadito, ancora una volta, che, per una razionale difesa di lungo termine, il nostro territorio non può più rimandare una moratoria delle nuove concessioni e insediamenti pubblici e privati in prossimità dei corsi d’acqua, insieme all’avvio di una completa inversione di tendenza delle politiche di pianificazione.

Cogliendo l’occasione della discussione sui Sistemi di Invasi, sarebbe necessario perseguire la riduzione dei danni da allagamento mediante il ripristino di una sezione di piena più ampia in corrispondenza dei restringimenti. Ad esempio: nel progetto del nuovo Ponte dell’Adunata, giustamente modificato per diminuire l’impatto con la corrente del fiume, non è previsto l’aumento della lunghezza complessiva dell’opera neanche di un metro. In tal modo si andrebbe a congelare per ulteriori cento anni e più la larghezza della sezione di deflusso del fiume alle dimensioni attuali, che sono quelle pensate quasi un secolo fa. Le infrastrutture andrebbero invece modificate per tener conto dell’intensificazione degli eventi meteorologici.

Andrebbero ripensate le aree golenali, anche con alcune delocalizzazioni, necessarie non solo per rimuovere le attività dalle zone pericolose, ma soprattutto per arretrare gli argini e consentire il passaggio di piene con altezze ridotte, diminuendo così il rischio dell’intera area. Non si sta parlando di semplici soluzioni tecniche, tutte da studiare, bensì di un processo politico di seria pianificazione, che coinvolga i cittadini, tutti gli enti locali, le autorità centrali, gli enti proprietari e gestori delle infrastrutture.

L’inversione di tendenza è necessaria in ogni caso, indipendentemente da quale scenario tra i “Sistemi di Invasi” passerà alla prossima fase progettuale, ma sono soprattutto i recenti interventi politici in opposizione alla diga che suonerebbero credibili solo in associazione a un tale cambio d’orientamento.

 

Nota della Redazione: Orvietonews, giornale online registrato presso il Tribunale di Orvieto (TR) nr. 94 del 14/12/2000, non è una bacheca pubblica. Pur mantenendo fede alla disponibilità e allo spirito di servizio che ci ha sempre contraddistinto risultando di gran lunga l’organo di informazione più seguito e letto del nostro territorio, la pubblicazione di comunicati politici, note stampa e altri contributi inviati alla redazione avviene a discrezione della direzione, che si riserva il diritto di selezionare e modificare i contenuti in base a criteri giornalistici e di rilevanza per i lettori.