Grazie agli oltre 400 figuranti del Corteo Storico. Un invito alla riflessione ai turisti maleducati "che vanno di fretta"

Sono di Orvieto. Sono di (media) cultura (immodestamente). Sono educata. Sono viaggiatrice. Sono una giornalista. Mettendo insieme tutti gli aspetti sopra indicati, vengo al dunque e chiarisco subito di cosa vado a scrivere. Con la verità, condita da un pizzico di ironia, di quanto accaduto domenica 22 giugno durante la sfilata del Corteo Storico.
Il Corteo Storico di Orvieto ha un valore inestimabile. Non è campanilismo. Non è provincialismo. È la realtà. Confutata da studi e relazioni di pregiatissimi storici. Storici dell'arte e storici del costume. Il tempo incerto delle prime ore della mattina aveva messo in dubbio la sfilata per le vie del centro storico. Uno spiraglio di sole ha dato l’ok ma, per preservare le preziosissime stoffe, i ricami, il pellame e le armi, è stata effettuata la scelta di una processione con il percorso ridotto… il rischio acquazzone era dietro l’angolo.
Sono andata a veder ‘passare la Storia’ in Via Soliana, la strada che dal Duomo scende verso Piazza Cahen. Mi sono fermata dove la fine di un palazzo si incastra con quello attiguo da formare un piccolo angolo. Non sono un colosso, ma mi sono fatta veramente trasparente. Un geco attaccato al muro! Immobile. Per tutta la durata del passaggio degli oltre quattrocento figuranti. Per rispetto. Per educazione. Per ‘amore’ di una storia nata 75 anni fa grazie alla volontà, intraprendenza, decisione e determinazione di una persona speciale come la signora Lea Pacini, affiancata nel corso degli anni da preziosissimi artigiani e aiutanti di valore.
L’avvisaglia di una maleducazione ormai inarrestabile si è palesata dopo qualche minuto. Il passaggio di una famigliola. Poi una bambina che corre, con la madre a duecento metri di distanza. Fino ad arrivare a due ‘carovane’ di turisti: una italiana e una straniera. Che scendeva accanto alla Storia. Accanto ad abiti, scarpe, armi che non hanno uguali. Sfiorando, e disturbando, gli impassibili ed educatissimi figuranti.
Cari ‘pacchi vaganti’, che non sapete perché siete a Orvieto e cosa si stava rappresentando, non vi meritate avere a disposizione, e gratuitamente, una “opera d’arte che cammina” come il Corteo Storico di Orvieto. Il banale «dobbiamo correre alla navetta, non ci sono altre strade» ha fatto nascere la mia immediata risposta «Ci sono almeno altri tre percorsi per arrivare alla navetta.»
Quindi un appello alle parrocchie e alle agenzie di viaggio e ai turisti singoli: guardate il calendario e NON organizzate gite a Orvieto per la domenica successiva al giovedì in cui cade la Festività del Corpus Domini. Eh già, una sola domenica all’anno, sfila il Corteo Storico. Evento che merita rispetto. Pertanto, istruite gli accompagnatori e i partecipanti, oppure avete altre cinquantuno (dico 51!) domeniche a disposizione per organizzare una visita della città.
Se, cari tour operator, andate di fretta, se avete le ‘navette da correre a prendere’, quell’unica domenica all’anno andate altrove. Sicuramente ha inciso anche il fatto che il servizio di supporto al Corteo fosse composto da sei persone dislocate una all’inizio, tre alla fine e due nel mezzo, ma anche quando famigliole e gruppi e singoli sono stati fermati… appena il tempo di far allontanare il volontario e via di nuovo a camminare tra i figuranti.
Purtroppo non basterebbe un esercito. Quando la maleducazione dilaga, anche la guardia armata del Capitano del Popolo avrebbe “le armi spuntate”. Scusate lo sfogo, ma all’orvietana, alla viaggiatrice rispettosa che in punta di piedi visita città e borghi, musei e luoghi di culto in Italia e nel mondo, alla giornalista è “salito il crimine” a osservare quel tripudio di sgarbatezza.
Chiudo con un ringraziamento ai magnifici figuranti che in qualunque città risiedono, qualsiasi età abbiano, qualsiasi professione svolgano, ogni anno sono a Orvieto e si calano nel ‘proprio’ straordinario personaggio con centinaia di anni di Storia alle spalle e rispetta ruolo, abito, arma, bandiera, vessillo, tromba e tamburo.

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