Ballare, pensare
L’essere umano è un grande risuonatore di mente e corpo rispetto alle vibrazioni provenienti dal mondo circostante. Vibrazioni che possono essere comprese nella gamma dell’udito naturale fisiologico, ma anche sopra o sotto tale gamma. Sto parlando di valori che riguardano persone sane in grado di mettere in risonanza parti diverse del corpo.
Risuoniamo alla qualità di altre voci: intonazione, frequenza, intensità. Non è mia intenzione, però, di parlare in questa sede di fisiologia umana né di psicoacustica. Posso solo dire piccole cose che ho notato. La prima è che rispetto alle stimolazioni acustiche forse inconsciamente, le dividiamo in dirette al corpo o alla mente. Per certo non è così netta la distinzione, tuttavia chi è interessato a una parte normalmente lo è poco all’altra.
Personalmente penso che determinati intervalli musicali semplici (per intenderci, tonica-dominante, come certe proporzioni ritmiche basilari (uno, due, tre, quattro) siano determinanti per la partecipazione fisica e mentale delle persone. In linea di massima tali pulsazioni o intervalli base stimolano il battito del piede, il fremito del corpo e la voglia di cantare, e il conseguente applauso e gridolini di gioia; è un segno di rilassamento rispetto a una tensione fisica accumulata.
Ma come la mettiamo con un tipo musica, quella della poesia rivolta soprattutto alla mente?
"... Musica respiro delle statue. Forse:
Silenzio delle immagini. Tu lingua ove le lingue
cessano. Tempo a picco sul corso
dei cuori che passano."
Oppure
"... Perché la musica che mai sarebbe
se al di là di ogni cosa non giungesse". [1]
Sono due mondi, ciò nondimeno entrambi appartenenti all’essere umano capace di spaziare così tanto, ma come si possono conciliare? É una questione di educazione, di sensibilità o altro? Eppure, senza perdere il divertimento di battere il piede e applaudire, si può lo stesso crescere e dare il giusto peso a entrambe. Oltre l’energia fisica e la soddisfazione di muoversi con ritmo, occorre muovere anche l’energia mentale: “il pensiero, il processo che si esplica nella formazione delle idee, dei concetti, della coscienza, dell'immaginazione, dei desideri, della critica, del giudizio, e di ogni raffigurazione del mondo,” questo ci dice Wikipedia. E tutto ciò a nostro vantaggio per un rapporto completo, integro. Convinto che l’uno senza l’altro sarebbe forse troppo parziale, povero e triste. Si può anche ballare e pensare contemporaneamente, ma attenzione a dove si mette il piede...
Naturalmente ognuno è libero di essere più per l’una o per l’altra cosa, ma c’è un fatto per me inaccettabile quando gli amanti del corporeo, dal latino, corpus-oris, e della piroetta, si riuniscono nella Piazza del Popolo di Orvieto nello stesso giorno destinato al mercato alimentare cittadino, che è quindi costretto a trasferirsi in altra parte della città per lasciare spazio a quel tipo di manifestazione. Una piazza, “luogo antropologico necessario alla vita”; probabilmente anche la più genuina espressione della città la cui cultura storica è d’ingombro e dove la sua dimensione temporale è totalmente azzerata per lasciare spazio a una funzionale impalcatura necessaria allo “show”, è un ennesimo “non-luogo”, come chiamato dall’antropologo francese Marc Augé, dove esibire corpi umani, tatuaggi, suoni ad alto volume, urla e gridolini di gioia... e allora mi domando: il risuonare della mente dov’è andato a finire?
Un frequentatore del mercato (luglio 2024)
[1] I due frammenti provengono da due poesie di Rainer Maria Rilke entrambe dedicate alla musica.