Verso le elezioni (attraverso immagini o capacità?!)

Più i leaders e i sindaci riempiono tv e social, tanto meno risaltano le capacità di nuove politiche. L'immaginario non fa più parte del politicare. Le immagini più che le idee invadono la nostra società e quindi i cittadini. La cosa è proporzionale e la politica non si fa più nei caminetti o salotti o tra la gente ma sui social, attraverso servizi fotografici più che attraverso servizio civile. La colpa è dei partiti personali che rischiano di fare commistione tra realtà e finzione.
Le immagini non sono informazione - né culturale, né gestionale - ma sono atte a far risultare effetti che si vogliono ottenere, così si palesa lo scontro dell'uno contro l'altro tralasciando la concertazione su programmi e idee. L'immaginario collettivo è così deviato verso la politica della rappresentazione. Confondere lo spazio pubblico delle tv e dei social con l'agorà, dove i cittadini vivono, è surreale allontanando l'immaginazione politica.
Tuto questo è il contrario della rappresentanza la sola legittimata a rappresentare appunto l'elettore. La politica spettacolo esaurisce la carica vitale delle idee, le sole che possono ritrovare una cultura costituente. Insomma dare voce alla società reale per programmarne una diversa senza ignorare il futuro. Da qui attenzione ai partiti che si costituiscono come tali, con iscritti veri e congressi, che si rifanno ai valori e agli ideali del fare per la comunità locale o nazionale che sia. Praticamente tornare alla politica.

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