6 ottobre 2023. Diario di un "rilassante" viaggio in treno tra Orvieto e la Capitale

Venerdì 6 ottobre. Appuntamento di lavoro alle ore 13, a cinque minuti da Roma Termini. Durata dell'impegno due ore.
Vista la vicinanza dell'incontro nei pressi della stazione mi reputo fortunato e per una volta decido di essere green, di seguire il consiglio di chi suggerisce di usare il treno per salvaguardare l'ambiente. Mi guardo gli orari. Potrebbe andare bene il regionale in partenza alle 11,20 da Orvieto, arrivo previsto a Roma Termini alle 12,49. Ma amici che viaggiano spesso me lo sconsigliano. Poco affidabile e perennemente in ritardo. Non rispetta mai l'orario di arrivo.
Quindi mi informo più approfonditamente e mi viene detto che c'è un regionale che parte da Orvieto, il 4099, alle 8,57 in punto. Opto per questa soluzione,anche se mi spaventa l idea di partire alle nove per un appuntamento di lavoro a cento chilometri di distanza alle 13. Penso a come trascorrere il tempo prima dell'incontro di lavoro. Ma il treno che prendo mi fa ricredere. Arrivato a Orte mi viene detto che viene dirottato, da anni, sulla cosiddetta linea convenzionale, detta anche "Linea Lenta, anzi Lentissima".
In pratica l'unico collegamento ferroviario tra Orvieto e la Capitale tra le sette e mezza e le undici e mezza impiega due ore pari pari per percorrere cento chilometri. Arrivo a Roma Tiburtina alle undici in punto. Qui mi viene detto che il treno non arriva alla stazione Termini. Ma muore a Tiburtina. Mi viene detto che devo scendere e per raggiungere Roma Termini devo prendere una coincidenza,un treno che parte da Terni e che alle undici e cinque dovrebbe fermare a Tiburtina. Binario sette.
In attesa mi viene detto che,come capita quasi tutti i giorni, questo treno porterà ritardo. Infatti arriva alle undici e mezza.
Lo prendo e arrivo a Roma Termini che manca poco a mezzogiorno.
Roma Termini per modo di dire. Il treno si ferma al binario 1 Est. In pratica dal binario 1 est per uscire dalla stazione occorre percorrere un chilometro a piedi. Mi ritrovo a Piazza dei Cinquecento, la piazza che si trova appena usciti da Termini, alle dodici e un quarto. E io che ero in ansia su come occupare le ore della mattina precedenti l'appuntamento di lavoro. Devo pure affrettare il passo per paura di arrivare tardi. Alle tre, come previsto, termina l'appuntamento di lavoro. Rientro in stazione, solito chilometro a piedi e alle tre e mezza risono al binario 1 Est.
Fortuna che alla stazione avevo fatto biglietto andata e ritorno. Mi viene detto che alle 15,58 parte il regionale 4156 per Ancona. Che arriva ad Orte alle 16,40. E da Orte alle 16,50 parte un trenino che arriva a Orvieto alle 17,20. Chiamo la figlia che ha lezione di scherma a Ciconia alle 18,30 e ci tiene ad andare anche perche' devono fare delle gare per le quali molto si è preparata. Le dico di stare tranquilla,che saro'a casa a via Postierla alle cinque e mezza. Ben un'ora prima delle sei e mezza.
Il treno per Ancona parte puntuale come un orologio.
Già pieno come un carro bestiame da termini, perche'l'ultima carrozza(alcuni dicono due carrozze) è chiusa per malfunzionamento delle porte. Alle 16,10 arriviamo a Roma Tiburtina. C'è tanta, troppa gente che sale, gente che si infila in ogni spazio libero. I vagoni diventano un carnaio. Assisto a una scena indegna di un paese civile:gente che si strattona,che si spinge, alla ricerca disperata di un posto a sedere che non esiste. Alle quattro e un quarto il treno parte da Tiburtina. E io mi chiedo come si possa permettere di viaggiare in certe condizioni. Mi domando come in un Paese civile che gente che debba essere trattata in questo modo. Cedo il mio posto a una vecchietta sul procinto di svenire.
Valuto che fino ad Orte è mezzora di percorso. Anche se molto stanco resisterò. Ad un tratto una gracchiante, poco comprensibile voce proveniente dall'altoparlante, annuncia che per dare precedenza ai treni Alta Velocità questo treno sarà istradato sulla linea lenta.Lastessa linealentissima di stamattina. Da mezz'ora il tempo di percorrenza si dilata ad un'ora e mezza. Novanta minuta di scene da gironi infernali danteschi. Dopo un viaggio da incubo arriviamo finalmente a Orte alle cinque e mezza. Ovviamente il trenino delle 16,50 per Orvieto se ne è andato.
Penso a mia figlia che mi aspetta. E mi assale un senso di disperazione. E provo vergogna per me stesso, perché non potrò mantenere la promessa fattagli. Chiamo una mia amica, che mi salva la vita in quanto mi dice che la figlia a scherma la porterà lei. Visto che devo aspettare le sei e cinque in attesa del treno 4110 che mi porterà a Orvieto, trovo una panchina, tiro fuori l'iPad e inizio a leggere un po' di cose. Alle sei in punto sono sul binario 2. Ovviamente in ritardo anche il regionale 4110 delle sei e quattro minuti. Venti minuti che poi diventano 25.
Alle sei e mezza arriva e finalmente ,non mi sembra vero,alle sette e cinque scendo dal treno al binario 1 della stazione di Orvieto. Per percorrere il viaggio tra Orvieto e la Capitale, andata e ritorno, ho impiegato più di sei ore. Partito alle nove uscito dopo le ore dodici dalla stazione di Roma Termini. Viaggio di ritorno iniziato prima delle quattro e terminato dopo le sette.
In condizioni che assolutamente nulla hanno a che fare con il termine "umano"e in totale assenza di mancanza di rispetto di noi cittadini utenti.
Sarà pure green e ecologico viaggiare in treno,ma io penso tra me che di sicuro non lo prenderò più. E uscendo dalla stazione di Orvieto mi colpisce lo spazio desolatamente vuoto e pieno di cartacce che una volta ospitava l'edicola e un grande cartellone appeso al muro che mostra un pulmino in giro per l'isola di Capri con la scritta "visita Orvieto, che è un paradiso". Ripensando al mio viaggio un po'di dubbi mi assalgono in merito. Penso con gran tristezza ai tanti pendolari orvietani che ogni mattina partono all'alba e tornano a sera per recarsi a lavorare nella Capitale, abbandonati da tutto e da tutti nel portarsi addosso la loro croce quotidiana. E un senso di amarezza,di infinita tristezza m'attanaglia lo stomaco...

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