All'orizzonte niente di nuovo, per ora
In politica si smonta l'avversario o chi rema contro argomentando e creando classe dirigente, così come l'assenteismo o stare alla finestra non porta da nessuna parte. In questo caso sorge a protagonista chi strilla per primo usando argomenti come il gen Vannucci (il mondo all'incontrario) o alcuni politici di oggi. Il mondo va al contrario se le persone non si interessano alla res pubblica come avviene oramai da anni in questo Paese e nelle nostre città seguendo il qualunquismo dei social e dei populismi.
Quindi argomentare su tutto ciò che ci riguarda e ci tocca da vicino è la soluzione. La povertà, la scuola, il lavoro, le pensioni, sono argomenti legati al sistema meglio al suo funzionamento di conseguenza legati a chi manovra ovvero chi governa. Qui sta il punto: la politica attuale ancora ingarbugliata per gli errori pregressi dei politici e degli elettori distratti, ci rende insicuri e preoccupati; dare vita alle idee e farle transitare nella società è un atto politico che va perseguito.
Da qui la responsabilità di ognuno di noi nell'impegno ad ogni costo nella sfera pubblica per prendere cura di un Paese o una città oramai abbandonati al destino qualunque sia. Il futuro va in scena quando gli occhi di gente vera si occupa del destino degli uomini attivando la memoria, nuovi linguaggi, nuove emozioni. Non vendiamo l'anima ai social, ai robot, ai politicanti riappropriamoci della realtà, basta assoggettarsi a interessi esterni senza cura delle conseguenze, agire in base alla voglia di scoprire il futuro.
Il parlare a vuoto e autoreferenziale fa vacillare la democrazia, ciascuno faccia lo sforzo di affrontare la società con la mente aperta. Quindi mai rompere li equilibri tra passato e presente tornando alla decenza che vuol dire rispetto, ricordare il passato, decoro, etica collettiva. Negli strumenti di oggi c'è scarsa traccia di questo, rifondiamo il nostro modo di agire e comunicare tra giovani e vecchi. Custodiamo il potere della parola per non smarrire il futuro rinunciando a parlarci derubricando il leaderismo e gli slogan che determinano una polarizzazione che non genera comunicazione: altrimenti cosa resta della sfera pubblica?