Debre Libanos, alla storia d'Italia manca il giorno della vergogna

Rodolfo Graziani
Sui libri di scuola poco o niente viene spiegato dei crimini italiani nelle conquiste coloniali d'Africa dalla fine '800 al 1941, di queste Debre Libanos è sicuramente il più terribile e può essere preso a simbolo di tutti gli altri. Il 19 febbraio in Etiopia viene tuttora celebrato il Giorno della Memoria per ricordare la strage e la lotta di liberazione dei patrioti etiopi contro l'occupante fascista.
Esso scaturisce dall'attentato (fallito) al Generale Graziani durante una cerimonia. Questo dà il pretesto ad una mattanza per le strade di Addis Abeba, che nei successivi tre giorni, in una "caccia all'etiope" con cifre chiaramente approssimate di 3.000 morti. Questo primo massacro a carattere "spontaneo" viene guidato dal federale Guido Cortese, e vede protagonisti indistintamente camice nere, Esercito, civili italiani e truppe ascare di fede musulmana.
Guido Cortese
Questa la parte "spontanea". La seconda parte, quella pianificata dalle istituzioni, inizia il 15 maggio per terminare il 21 con la marcia di 150 chilometri di una colonna guidata dal Generale Pietro Maletti,(sì, proprio il babbo di Gianadelio) composta da truppe di ascari musulmani comandati da ufficiali italiani. Il loro obiettivo è Debre libanos, la San Pietro dei cristiani etiopi che in quei giorni vede celebrarsi la loro piu importante festività religiosa. Gli italiani sono convinti, infatti, che il clero dia rifugio e assistenza alla resistenza etiope.
Anche qui la contabilità del massacro non è cosa facile, ma oscilla dai 500 uccisi al monastero e registrati nei dispacci militari, ai 2000, contando anche i villaggi distrutti strada facendo. L'impiego di truppe musulmane di etnia somalo eritrea è dovuto al fatto che avrebbero avuto meno resistenze nel compiere il massacro.
Il massacro di Debre Libanos rappresenta simbolicamente a pieno titolo tutte le stragi attuate dal colonialismo italiano a partire dalla conquista della Libia di fine '800 passando per la repressione della rivolta della Cirenaica del 29 che fece guadagnare a Graziani il soprannome di "macellaio del Fezzan", passando per la conquista dell'Ogaden a colpi di iprite e fosgene.
Colpisce poi il dettaglio che in un'epoca come il dopoguerra il figlio di Pietro Maletti, Gianadelio neanche venti anni dopo lo ritroviamo ai vertici dei servizi segreti (deviati) dell'Italia repubblicana,in un epoca che, è bene ricordare,anche una parentela lontana con un comunista, impediva l'ingresso nei corpi armati dello Stato.
Così come Graziani consegnatosi agli inglesi dopo pochissimi anni di galera,lo ritroviamo libero nel 1950 e presidente onorario del Movimento Sociale Italiano, cosa che alcuni contemporanei che governano sicuramente ne vanno fieri. In Italia nel dopoguerra non c'è stata epurazione, quasi tutti i criminali perdonati,le loro stragi dimenticate, e i Graziani e i Maletti (figlio) hanno potuto circolare indisturbati dentro e fuori le istituzioni,e forse é per questo che per decine di volte,questo massacro è stato ignorato, e ancora oggi sui libri di scuola non abbiamo il coraggio di fare i conti con i nostri crimini passati, e dopo il giorno della Memoria, del Ricordo, istituire il 20 maggio di ogni anno il Giorno della Vergogna.
Fonti:
Paolo Borruso "Testimone di un massacro" (Guerini editore)
Paolo Borruso "Debre Libanos 1937" (Laterza editore)
Tommaso Baldo "Debre Libanos" Fondazione Museo Storico di Torino
Servizi tv di TV2000
Hanno lavorato su Debre Libanos gli storici Angelo del Boca, Maura Palazzi, Simone Belladonna, Marco Palmieri, Giorgio Roscia e Filippo Focardi.

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