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Il Presepe del Signor Scimmio

sabato 31 dicembre 2022
di Elisa Cinti

Dentro ai loro cellai, alcuni orvietani allestivano il loro Presepe. Dovevi entrare nelle loro abitazioni, in quella parte umida della casa che fino a poco prima accoglieva l'olio nuovo, i pomodori appesi e la legna da ardere. Iniziavano chissà da quando, ottobre, novembre, chissà "da che parte si facevano", chissà quanto ci pensavano prima a dove mettere il ruscello, il pastore con le pecore, il taglialegna.

E quanta carta stellata ci voleva per avvolgere le pareti di quelle mura polverose del magazzino, dove durante l’anno si scendeva giusto per smorzare le patate mentre durante il Natale si trasformava in una meraviglia di suoni e colori che si avviava con quel tasto rosso della presa bianca che usciva fuori dal muschio secco.

Il pomeriggio di Natale me lo ricordo sempre come impegnativo, molta era la tentazione nel restare davanti alla fiamma del camino poi con la storia che una passeggiata fa sempre bene, si usciva. La direzione era sempre quella, andiamo a vedere il Presepe del Signor Scimmio, in Via Ripa Serancia. Lui era proprio uno di questi orvietani.

Sì, era una tradizione, un mantra, un qualcosa che si ripeteva, non c’erano novità da un anno all’altro, ma non servivano, l’unica cosa importante era quella di poterci andare, entrare, stare. Era rassicurante il solo fatto che ci fosse, essere parte di quell’ambiente che lui con cura aveva costruito per giorni e giorni per consentirci di riempire gli occhi.
 
Alcuni mesi fa, il signor Scimmio è venuto a mancare, la porta del cellaio è chiusa ma è rimasta la scritta come a segnalarci che in qualche modo resterà per sempre il suo Presepe con le sue luci che definivano l’alba, lo splendere e il calare del sole e poi di nuovo l’alba. Quest’anno dopo il pranzo non siamo usciti. Grazie, signor Scimmio, per questa poesia che ci hai donato negli anni.

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