opinioni

"Perché non vieni al mio corso 'Ascoltare la musica' all'Unitre?"

sabato 29 ottobre 2022
di David Zarko, drammaturgo e regista teatrale

Ho conosciuto il Maestro Riccardo Cambri pochi mesi dopo essermi trasferito ad Orvieto, nell'autunno del 2015. La figlia di una coppia di amici studiava pianoforte con lui e li incontrai proprio mentre si stavano recando ad una lezione di ascolto per bambini che il Maestro avrebbe tenuto. Mi invitarono ad accompagnarli. La lezione era così ben strutturata e godibile che quando vidi il Maestro fui genuinamente mosso dall'obbligo di ringraziarlo, e di complimentarmi.

Strabuzzò gli occhi, come se si stava risvegliando da un sonno profondo, come se nessuno gli avesse mai detto queste cose prima (sono sicuro che non si trattava di questo, ma è possibile che io fossi il primo Americano ad averglielo detto. O forse non riusciva a penetrare il mio incerto italiano). Così quando, mesi dopo, mi invitò alle sue classi di ascolto per adulti, gli promisi che sarei venuto senza esitare neanche per un istante.

Il martedì mattina successivo, sapendo che avrei dovuto sedermi il più vicino possibile per sentire bene, arrivai presto e mi misi in prima fila. Compresi circa la metà di quello che Riccardo diceva (la lezione era per me anche un'opportunità per migliorare il mio italiano), ma questo era sufficiente, perché dopo aver parlato di tema e variazione, struttura e immaginario, il Maestro mise mano al pianoforte. Rimasi folgorato. Che fosse una lezione di musica o di italiano, decisi che i pochi minuti in cui il Maestro suonava valevano la pena. Così trascorsi un anno felice, o due, senza perdermi una singola lezione.

Poi venne il Covid e la vita culturale fu soffocata. E poi quando le riunioni al chiuso tornarono ad essere permesse, iniziai ad avere problemi di mobilità che limitarono di molto le mie possibilità di movimento. E poi quando queste iniziarono a trovare una soluzione, sedersi per più di un'ora alla volta divenne un nuovo problema. La musica dal vivo mi mancava da morire, e quella del Maestro Cambri, particolarmente.

Poi ho lentamente iniziato a migliorare, e quando fu annunciato il recital del Maestro per questo 23 di Ottobre in onore dei 100 anni dall'intitolazione del teatro cittadino a Luigi Mancinelli, ne fui attratto come un magnete. Amici mi permisero di esserci. Un ascensore mi portò fino al Ridotto del Mancinelli.

Il nuovo pianoforte, che sarebbe stato suonato per la prima volta in pubblico, luccicava. E anche se noi eravamo arrivati molto presto, le sedie erano quasi tutte già occupate. Tutti nella stanza sembravano avere grandi aspettative per la performance. Non furono disattese. Dal mio canto, ho ascoltato musica come non ho mai fatto prima. Il mio orecchio coglieva ogni tono, ondulazione e pausa. La forma che Riccardo aveva dato alla musica ci sorprese, divertì ed entusiasmò. Io divenni totalmente assorto nel suono, i pensieri cessarono, il senso di vigile allerta crebbe.

Non sono un musicista né un esperto di performance musicali. Sono un avido ascoltatore, non necessariamente così esperto, ma sono stato trasportato in quelle due ore che il Maestro Cambri ha suonato Mozart, Beethoven, Mancinelli, Chopin, Liszt e Debussy. Ho sentito temi e variazioni. Ho sentito sottili ripetizioni di melodia, tono poetico e ricco immaginario descritto nel suono. Ero pubblico e studente allo stesso tempo, e Riccardo (che è un magnifico musicista) non ha mai smesso di essere un adorabile ed entusiasta insegnante.

(Traduzione in italiano di Emilio Berrocal)
 


foto per gentile concessione di Paolo Maiotti

"Why don't you come to my 'Listening to Music' class at Unitre?"

I had first become aware of Maestro Riccardo Cambri a few months after I moved to Orvieto in the fall of 2015. The daughter of close friends studied piano with him, and I ran into them on their way to a music appreciation class for children that he was teaching. They invited me to join them. The class was so well structured and enjoyable that when I next saw Maestro Cambri, I was compelled to thank and to compliment him. He blinked his eyes as if he were waking from a deep sleep, as if no one had ever said such things to him before (I'm sure that wasn't the case, but it is possible that I was the first American to have done so.

Or perhaps he was unable to penetrate my messy Italian). So when, some months later, he invited me to his appreciation class for adults, I promised to be there there without a moment of hesitation. The next Tuesday morning, having already learned from other Unitre events that I needed to be as close as possible in order to hear, I arrived early and installed myself in the first row. I understood about half of what Riccardo said (I also considered the class to be a good opportunity to increase my Italian comprehension) but that was enough, for after he spoke about theme and variation, structure and imagery, he would play samples of those elements on the piano. I was dazzled.

Music appreciation or Italian lessons notwithstanding, I decided that a few minutes of the maestro's playing made the class worth attending, all by itself. I spent a happy year or two rarely missing a class. Then came Covid, and cultural life suffocated. Then just as gathering indoors began again to be permitted, I developed problems with mobility that restricted where and when I could reasonably expect to go. As time and space issues began to be resolved, sitting for more than an hour at a time became impossible. I missed live music terribly, and Maestro Cambri's music most of all. Then I began slowly to recover, and when the recital Riccardo planned for this past October 23 in honor of the theatre's one hundred years as Mancinelli was announced, it drew me like a magnet.

Friends made it possible to go. An elevator took me up to Teatro Mancinelli's Ridotto. The new piano, that would be played for the first time in public, gleamed. And even though we arrived way too early, almost all the chairs were filled. Everyone in the room seemed to be leaning into the performance to come with happy anticipation. We were not disappointed. For myself, I heard music in ways I'd never heard it before. Every tone, ripple, and pause met my ears in full awareness. Riccardo's shaping of the music surprised, delighted, and thrilled. I became completely absorbed in the sound, thoughts ceased, alertness increased.

I'm not a musician, nor am I an expert in musical performance. I am an avid appreciator, and not even one who is that well informed, but I was transported for those two hours that Maestro Cambri played (from memory) Mozart, Beethoven, Mancinelli, Chopin, Liszt, and Debussy. I heard themes and variations. I heard subtle repetitions of melody, tone poetry, and rich imagery described in sound. I was audience and student at the same time, and Riccardo (who is a magnificent musician) never stopped being a loving and enthusiastic teacher.
 

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