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La Orvieto asfaltata

venerdì 22 ottobre 2021
di Massimo Gnagnarini

La manutenzione e la cura della città è tra i compiti primari di una amministrazione comunale. Ricordo ancora quando il compianto assessore Piccini, nel lontano 1976, portò in Consiglio Comunale la pratica per l’acquisto di un motor graders, una di quelle enormi macchine per livellare ed asfaltare le strade quando ancora i lavori si facevano con gli operai del Comune. Tuttavia saremo in pochi a ricordare quell’episodio, mentre molti di più ricordano o conoscono un’altro prodotto della politica orvietana di quegli anni ovvero l’ideazione e poi la realizzazione del cosiddetto Progetto Orvieto.

Al netto dei diversi contesti economici e politici gli orvietani, da allora, presero la sana abitudine di pensare in grande e di immaginare un ruolo internazionale della propria cittadina che andasse oltre i limiti della demografia che invece , inevitabilmente, la collocava nel novero dei paesoni dell’alta tuscia sebbene detentrice di un ricco patrimonio storico ed artistico. Certamente negli anni successivi, specie le amministrazioni più recenti, si sono dovute occupare di rincorrere e di sistemare qualche debito di troppo emerso dopo un eccesso di entusiasmo e di pericoloso ottimismo circa la sostenibilità di alcuni servizi e delle loro originali forme gestionali messe in campo soprattutto nei settori culturale e sociale.

Tuttavia nella passata Amministrazione Germani, ma già in quella precedente a guida Concina, Orvieto aveva ritrovato un suo equilibrio finanziario mantenendo, con i necessari aggiustamenti, un suo modello originale di forme di gestione figlie del Progetto Orvieto dalla TeMa per il Teatro Mancinelli, all’affidamento del Palazzo dei Congressi, dal Centro Studi alle cooperative sociali e così via. Mentre su altri servizi , meno sensibili, come i parcheggi o la biglietteria del Pozzo si è proceduto alla loro reinternalizzazione che ha prodotto, tra l’altro, la triplicazione degli incassi. Ma un conto è gestire dagli uffici del Comune i parcheggi e un conto è gestire la cultura. Aver soppresso la TeMa con l’illusione che essa rappresentasse solo una mera sovrastruttura per il Teatro Mancinelli e non anche l’ambiente dove nasceva l’offerta culturale e dove, attraverso i soci e gli abbonati, avveniva lo scambio con la domanda culturale è stato il primo dei drammatici errori compiuti dall’attuale Amministrazione Tardani.

Come ci si può sorprendere allora se alla riapertura di una mini Stagione Teatrale al Mancinelli manca il pubblico. Non è mica una qualunque sala cinematografica dove danno un film. Un teatro è un luogo che ha un prima e un dopo lo spettacolo e a Orvieto quel prima e quel dopo non esiste più. E stato asfaltato. Cosicché anche il nuovo e fresco catrame nero sparso per le strade orvietane è motivo di grande soddisfazione e poco importa se per altri, quel catrame, rappresenti la metafora dell’asfaltatura di ogni altra residua ambizione di una comunità locale ormai rassegnata a nutrirsi di strade liscie e cartoline del Duomo.