Grande Guignol

Qualcuno, forse un poeta, forse un artista di strada,
ha lasciato socchiuso il cancello di Villa Paolina,
lui si addentra lentamente, paura e stupore, alberi
che hanno fine nel cielo, querce e cipressi.
Statue di nobili, una volta potenti, giacciono
ora decapitate tra le foglie ingiallite ma ancora
vive e fissano le orbite vuote in un firmamento
ormai disabitato, infine umile come la terra.
La villa recita la propria morte nel ricordo
di un re che venne a trovarla, ma fece
in tempo a sfuggire il suo fascino
torbido e resta soltanto uno stemma.
Lui si aggira spaurito tra siepi di bosso
incolte ma sipario di qualche dramma
e cerca una lei, un dolce fantasma, un canto
tra funebre e malinconico.
Lui ora vuole uscire dal parco, ora
le tenebre calano troppo fitte,
ma invano si aggira in un labirinto:
il parco non ha vie di uscita.

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