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"Io, sopravvissuto al Covid. Nella prova fiorisce il mandorlo..."

lunedì 31 maggio 2021
di Don Giuliano Pagliaricci

Nel linguaggio biblico il mandorlo in fiore indica il coraggio, la costanza, ma anche l’annuncio, la stessa profezia che l’inverno è finito e sta arrivando una stagione nuova. Nel tempo della mia malattia, qualcuno, molto vicino a me, mi ha incoraggiato con questa frase: "nella prova fiorisce il mandorlo". Che poi ha lo stesso significato della frase evangelica: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, non porta frutto".

È proprio questa l’esperienza che credo di aver fatto, dal giorno in cui, il 31 marzo scorso, ho scoperto di essere positivo al Sars-CoV-2. Era proprio il tempo dei mandorli in fiore, un po' dopo, ma ugualmente importante, poiché il Covid-19 ha interrotto la mia primavera, stendendomi per un mese a letto, di cui 15 giorni con la maschera a pressione.

La polmonite bilaterale è peggiorata per i primi tre giorni, poi i polmoni hanno ricominciato a compiere la loro funzione. Non avevo paura vera e propria, sempre tanta fiducia, ma una leggera ansia compariva ogni tanto chiudendomi lo stomaco. 

E qui ho il dovere di ringraziare con tanto affetto (visto che seduta stante non si è potuto fare a causa dei presidi sanitari) i medici, gli infermieri, tutto il personale sanitario dei reparti Covid dell’Ospedale S. Maria della Misericordia di Perugia che, come angeli custodi, mi hanno protetto, assistito, incoraggiato. Mi è di grande gioia nominare i medici dei vari reparti di Medicina Covid 1, Medicina Covid 2 e Ospedale da Campo Militare.

Medici strutturati: Massimo Mannarino, Vanessa Bianconi, Ettore Marini.
Medici specializzandi: Jessica Fusaro, Samuele Settimi, Valentina Zullo, Filippo Figorilli, Marco Braca, Francesco Giglioni, Silvia Cardinali.
Ospedale militare: Ten. Col. Antonio Maurizio Saponaro, Mag. Michela Mita, Cap. Giuseppe Lucarelli, Ten. Pierluigi Rocco, Ten. Francesca Romana Amorosi, Ten. Martina Mariani, Ten. Vittorio Carlino.

Approfitto anche per ringraziare il mio medico di famiglia Gianpaolo Marcucci, le farmaciste dottoressa Sara e Serenella della Farmacia Trotta di Morre e tutti coloro che si sono occupati di me, medici infermieri e personale sanitario, in particolare il personale delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA Usl Umbria 2) che ha constatato la gravità della malattia, disponendo immediatamente il ricovero. 

E infine mia sorella Dea, che non mi ha perso d’occhio e non è stata contagiata nonostante la convivenza stratta per tre giorni dopo la positività. Lei ha raccolto ogni giorno le relazioni dei medici, anche quando dicevano che stavo peggiorando, e ha smistato le tante telefonate arrivate a casa. Insieme a lei, la mia gratitudine verso i tantissimi amici e parenti che hanno sofferto e pregato per me.

E fin qui il decorso della malattia, che è stata superata brillantemente, anche se ha lasciato qualche strascico che avrà bisogno di tempo per essere superato. Ora ho il pieno diritto di denunciare e stigmatizzare il voltafaccia di tanti che mi hanno accusato solo perché ho celebrato le due Messe della Domenica delle Palme. Non sapevo di essere in quella condizione e comunque, anche se ho creato un po' di ansia, nessuno è stato infettato da me, checché se ne dica.

Nel benedire le case, secondo le indicazioni degli uffici preposti, porta a porta, non ho compiuto nulla di illegale. Non solo, avrei potuto lasciare le bottigliette dell’acqua in chiesa, ma ho voluto incontrare le persone nelle singole famiglie poiché era un anno che non le vedevo e accettando un altro sistema sarei venuto meno a un principio fondamentale della visita alle famiglie e cioè quello di un incontro annuale con tutti i parrocchiani. Ma non tutti sono grati, la maggior parte ha fatto silenzio… e pazienza!  

E ancora desidererei che si facesse più attenzione ad autorizzare manifestazioni no-Vax e no-Covid proprio in piena pandemia. Mi sono sentito offeso e umiliato, come succede quando incontro le persone che si girano dall’altra parte o mi insultano incontrandole per strada o al bar. Ma soprattutto addolorato per coloro che sono morti asfissiati dentro un casco di rianimazione. E sono scandalizzato perché queste manifestazioni sono state autorizzate proprio da chi nel primo lockdown ha combattuto con tenacia contro il contagio.
Tuttavia “nella prova fiorisce il mandorlo”. È proprio così!

Grazie al mio vescovo che mi ha sostenuto con tanta passione e compassione, e agli amici sacerdoti. Chi vivrà vedrà e noi siamo sopravvissuti. Lode a Dio Onnipotente!

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