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Abbiamo dimenticato la narrazione di un Paese che non c'è

domenica 16 maggio 2021
di Renato Piscini
Abbiamo dimenticato la narrazione di un Paese che non c'è

In un momento di memoria labile impera il fantasma di una società civile da prendere come esempio. Un desiderio che si allontana sempre più, immersi come siamo nell'irrilevanza di un'economia che sta per trasformarsi in qualcosa d'altro circostante l'attuale, insomma presunta, quindi inefficace a dare una potenzialità che potrebbe far avverare la novità, un mondo nuovo. Se debole e labile può essere sul punto di far sparire e divenire fantasma di quella vera.

Ancora la si percepisce come reale ma si ha la certezza che in questo momento ha smesso di esserlo. Quanto riusciremo a recuperare di quella perduta! E quanto è ancora viva nei nostri animi, soprattutto nelle nostre volontà! La qual cosa, ahimè, può avvenire per la città, per noi stessi e questo può determinare una sventura non indifferente; in quanto parte di noi, in quanto la sentiamo ancora viva nei nostri ritmi ed espressioni umane. Il fenomeno ci è spiegato dagli studiosi, nonché dai poeti o letterati di oggi attraverso parole insolite, confronti sorprendenti  ma la soluzione dov'è.

Dobbiamo avere paura di tutto questo che ha una corrispondenza nel nostro universo non certamente diretto ma come percezione di qualcosa che avevamo ma che non c'è più. I grandi poteri predominano in questo quadro la scena, la politica si fa risucchiare dalle alchimie inconcludenti e nella società si scatena la corsa alle colpe. Abbiamo dimenticato la buona politica, l'uguaglianza, la speranza, la rete di relazioni cambiare la riforma che non c'è è necessario ma quasi impossibile e attraverso l'arte e la politica reinventarci eroi della narrazione  per progettare il futuro ripartendo dalla memoria.

Mancano le occasioni, le capacità di ricostruire luoghi e momenti in cui discutere, oggi purtroppo tutto è semplificato troppo enigmatico e c'è una separazione spaventosa tra le generazioni. Perchè siamo arrivati a questo punto! Comunque sia non bisogna mai abbandonare il campo, volando alto e facendo resilienza e divenendo profeti di noi stessi. Spezziamo questa catena di un narrazione che non esiste per un ritorno alla normalità perchè c'è del marcio in questo buio, non facciamoci ingannare. Tra le ombre la competenza limitata delle classi dirigenti e di alcuni politici, la disaffezione alla cosa pubblica, sopperiamo con lo studio e il progresso civile.