opinioni

In memoria di Gaio Fratini

lunedì 12 aprile 2021
di Fausto Cerulli
In memoria di Gaio Fratini

Cento anni fa nasceva Gaio Fratini, forse il più grande autore di epigrammi del secolo scorso. Riceveva con epigrammatica simpatia tutti coloro che desideravano fargli visita. Molti suoi scritti inediti si trovano all’Archivio di Stato di Orvieto. Orvieto dimentica chi ha amato Orvieto senza essere di Orvieto. La direttrice dell’Archivio di Stato di Orvieto ha collaborato a una nuova edizione delle sue opere. Non solo epigrammi ma anche sceneggiature, collaborazioni a programmi televisivi. Brillante scambio di lettere con grandi personaggi della vita culturale italiana. La cultura non deve dimenticare la Cultura.

In questa epoca di anniversari illustri (come quello di Gianni Agnelli, a cui un quotidiano divenuto della Fiat per volontà della Fiat ha dedicato innumerevoli articoli di grandi firme firmate Fiat, definendolo "uomo del secolo", e che rimarrà nella storia per avere intuito l'eleganza del cinturino legato al polso, per le narici laminate di argento per colpa della cocaina e per il miracolo economico ottenuto con il trasferimento dei poveri del Sud a fare gli sfruttati, contenti di rincoglionirsi davanti alla televisione e cultori della gita domenicale con la 500 comprata a rate, guarda caso, per arricchire la Fiat) come dicevo, dunque, di anniversari di persone illustri, rischiava di passare inosservato il centenario della nascita di Gaio Fratini, se a ricordarlo non fossero stati un giornalista del Corriere della Sera e Vittorio Sgarbi.

Il quale per l'occasione ha dismesso l’abito di dissacratore di professione ed ha scritto commosso un ricordo di Gaio Fratini, di cui molti diranno chi era costui. Costui era forse il più grande scrittore di epigrammi del secolo scorso, insieme ad Ennio Flaiano, in questa epoca di Camilleri e di giudici che scrivono libri gialli senza scrivere dei delitti commessi da altri giudici in nome della legge. Fratini ha avuto il merito e la disgrazia, a seconda della opinione degli opinionisti un tanto a riga, di aver fatto parte di quella cultura che non si è esibita sul palcoscenico della vanità ed ha mantenuto sempre il riserbo dignitoso di chi guarda le miserie del mondo senza per questo diventare un tristo propagandista di se stesso. Eppure ha avuto successi senza eccessi di vanteria non solo per gli epigrammi di cui pure è stato maestro, ma anche in sceneggiature che lo hanno visto accanto a famosi registi, in libri che andrebbero riletti, in collaborazioni alla televisione quando la televisione non era quella dei dei talk show e di altre consimili shoccherie miliardarie a spese del contribuente.

Fratini ha avuto il torto di non partecipare ai cosiddetti circoli letterari che circolano intorno a se stessi, ha mantenuto con eleganza una debita distanza dai riflettori di una notorietà a costo della dignità. Io l'ho conosciuto, e non per caso. Andai a trovarlo quando avevo la vaga speranza di scrivere su qualche giornale tra una pausa ed un’altra della mia professione di avvocato vissuta male ma senza compromessi. La sua casa era sulla piazza del paese, accanto alla Chiesa, come si addice ad uno scrittore laico in tutti i sensi come era lui. Mi accolse con calore, anche se non mi conosceva e credo che riservasse lo stesso calore a chiunque lo andasse a trovare ricordandosi di lui che aveva deciso di appartarsi con i suoi libri e le sue memorie, facendo un piccolo invisibile monumento sulla piazza di un paese senza circoli letterari. Aveva un giardino interno, con molti fiori, sedeva su una poltrona non certo legale. Accettò con la promessa di una sicura lettura alcune mie pagine che poi non avrà avuto il tempo di leggere.

Ma gli piacque di intrattenermi in una conversazione di cui volle essere protagonista senza protagonismo. Gli piacque ricordare la sua vita, le sue insospettabili conoscenze di alto livello come di alto livello. Prese a caso tra le sue carte lettere che aveva ricevuto e la copia ben conservata di lettere che aveva scritto.  Ricordo che mi fece leggere, con una bonaria civetteria, le lettere che aveva ricevuto, cito a caso, da Vittorio Gassman o da Ennio Flajano, una lettera di Corrado Stajano che non era ancora lo scrittore di giusta fama. Mi fece portare una tazza di tè, con biscotti preparati da un fornaio di Monterubiaglio, come volle sottolinearmi, quasi a sottolineare la vicinanza con il piccolo paese. Ora leggo che scritti suoi inediti sono conservati nell’Archivio di Stato di Orvieto,e ringrazio chi li ha archiviati senza metterli in  un archivio, e che ora si appresta a pubblicarli o già lo ha fatto. Non posso dire di averlo conosciuto bene, come nel titolo di un film. Ma lo ricordo bene, questo sì. E ne sono lieto.