opinioni

Quando i numeri che hanno la testa dura si incaricano di smentire la mera propaganda

sabato 27 febbraio 2021
di Massimo Gnagnarini
Quando i numeri che hanno la testa dura si incaricano di smentire la mera propaganda

Forse, come lo ha definito Roberta Tardani, le dimissioni del vice sindaco Angelo Ranchino con delega allo Sviluppo Economico rimarranno solo un fatto personale, ma di certo guardando al documento di Programmazione del Comune per il 2021-2023 in discussione in Consiglio Comunale giovedì 4 marzo, la precipitosa fuga da questa amministrazione trova giustificazioni più che legittime. Ci si deve, infatti, ricordare che l’obbiettivo strategico dichiarato, nonché la promessa elettorale con la quale il centrodestra a Orvieto aveva vinto le elezioni comunali nel 2019 cavalcando un imperante sentimento sovranista e populista, era quello di metter mano ai settori trainanti dell’economia orvietana ovvero turismo, commercio e artigianato.

Così è stato ma, purtroppo, non in senso positivo. Ecco i numeri relativi agli stanziamenti di spesa previsti nei prossimi tre anni:

A fronte di questi tagli e riduzioni, che comportano un drastico ridimensionamento delle analoghe serie storiche nell’ultimo decennio, le previsioni di incassi relativi alla tassa di soggiorno nel triennio vengono, però, mantenuti ai livelli pre Covid pari a 460.000 euro annui omettendo così un loro corretto impiego. In conclusione, l’Amministrazione Tardani, con questa programmazione di Bilancio che riguarda l’intero suo mandato residuo, finisce con il peggiorare, oggettivamente, ciò che invece voleva migliorare.

A meno che ci si renda conto che la situazione come delineata è l’anticamera del definitivo affossamento dell’economia cittadina e che dunque occorre un supplemento di creatività e di collaborazione tra tutti per operare scelte più coraggiose e innovative nell’allocazione delle risorse che, peraltro, solo nel 2020, sono state assai più abbondanti che nel passato grazie ai ristori e alla liquidità erogati e concessi dallo Stato centrale. In fondo a metà mandato ogni sindaco si fa il proprio esame di coscienza. Così che anche il sindaco di Orvieto potrà riformulare i propri intenti e aprire a una partecipazione più ampia e variegata che non quella basata sui meri "equilibri politici" e ciò al fine di trovare soluzioni e prospettive migliori per la città che amministra.