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Scuolabus

lunedì 23 novembre 2020
di Fausto Cerulli
Scuolabus

Non lo conoscevo e non è importante, in fondo, che io lo conosca. Mi hanno colpito l’ora, il luogo, il modo della sua morte, le stralunate coincidenze. Una domenica pomeriggio, piena di sole, un vento fresco per respirare a pieni polmoni. Una passeggiate concessa solo la domenica ad una persona che durante la settimana conduce un autobus con scolari delle elementari: a debita distanza per via del Covid. I ragazzini gli volevano bene, lui li chiamava per nome e non lo infastidiva il loro allegro ciarlare.

Penso che si sentisse bambino tra quei bambini e forse pensava al suo piccolo figlio, ammesso che ne avesse uno quando ha incontrato la morte che ha incontrato lui. Lo ha colto mentre camminava col sole negli occhi, accanto a un cimitero di campagna, che, forse lo aspettava, aspettava il suo corpo tra i cipressi e le lapidi false come una lapide. Appunto, le coincidenze, come se tutto fosse stato previsto in una sceneggiatura di un film. O magari un documentario per documentare come si fa presto a morire, a morire forse di colpo senza avere il tempo di sentire le sirene del pronto soccorso.

La sceneggiatura non prevedeva le lungaggini burocratiche di un ricovero in ospedale, complicato dalla pandemia. Certe volte la morte ha maniere molto spicce, non ha tempo da perdere. E qualche volta questa fretta è anche giusta. Penso a una donna che mi è stata cara ed è morta quando forse era già morta, anche contro il parere dei medici accaniti a volerla viva anche se forse, anzi per certo, aveva finito di vivere. Probabilmente non è stato il caso di questo modesto autista di un autobus per bambini. Forse era un uomo pieno di vita,allegro, abituato alle voci dei bambini come canti di rondine.

Non è vero, caro Lucio Battisti, che sia difficile morire: qualche volta è facile, è troppo facile. come quando si spegne all’improvviso la luce per un banale, ma talvolta, come stavolta, per un corto circuito brevissimo. Forse quel giorno a casa di questo uomo che non ho conosciuto, ma questo davvero non ha importanza, un corto circuito aveva messo fuori uso il televisore, e la domenica pomeriggio è difficile trovare un tecnico per aggiustare il televisore. Altrimenti, ma è solo una ipotesi questo uomo sfortunato sarebbe rimasto a guardare la partita di calcio, tanto più che giocava la sua squadra del cuore. Ma le coincidenze coincidono sempre.

E con la morte non esiste pareggio. La morte vince sempre: uno a zero. Dove zero è ogni persona quando muore e lo dico con tutto il rispetto per chi ha la fortuna di credere ad una anima che lascia il corpo sfasciato per volare in qualche cielo. Quando ho letto la prima notizia di questa morte (notizia rapida come la morte, in questi tempi tecnologici) ho letto un comunicato molto stringato. Parlava di un uomo morto in un incidente stradale: un uomo investito da una automobile nel pomeriggio di una domenica.

E il comunicato, con giornalistica sapienza, metteva in evidenza che la morte era avvenuta accanto ad un cimitero, quasi per dire che certe volte la morte colpisce a morte nel posto quasi giusto, se esiste un posto giusto per finire di vivere. Il comunicato non diceva il nome del morto né quello dell’investitore. Ovviamente sulla dinamica dell’incidente indaga chi di dovere. Ma io, non conoscendo i particolari, posso pensare che il destino abbia voluto colpire due vite, quella dell’uomo travolto e, forse, in modo minore e dico forse, quella dell’investitore. Il quale, qualunque sia la dinamica dell’incidente si porterà addosso una ferita difficile a cicatrizzarsi. In fondo un incidente è qualcosa che incide. Il resto è materia delle compagnie di assicurazione. Sicuramente.