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In memoria di Renzo Basili, detto Pompeo

mercoledì 18 novembre 2020
di Fausto Cerulli
In memoria di Renzo Basili, detto Pompeo

Qualcuno dei miei 35 lettori mi ha rimproverato il fatto che io ricordi soltanto la morte delle persone illustri, trascurando quelle dei morti meno celebri. A parte il fatto che per me tutti gli uomini quando muoiono sono illustri, ho deciso di scrivere oggi di una persona che non è stata illustre, ma che merita di essere illustrata. Morta da qualche giorno senza notizie di stampa. Solo una carta funebre circondata di rosso, sia perché non gli faceva schifo il comunismo alla giusta antica maniera, sia perché amava il rosso delle moto Guzzi.

Si chiamava Renzo Basili, ma tutti lo chiamavano Pompeo come si chiamava il padre, e mi pare giusto il vecchio costume di chiamare il figlio con il nome del padre, sancendo in questo modo la continuità di una famiglia. Forse lo ricorderanno, tra gli altri, i cacciatori, perché uno dei suoi mestieri era quello di aggiustare i fucili da caccia e di venderli. Solo fucili da caccia, niente fucili da guerra. A questi ultimi provvede il nostro Stato pacifista che rifornisce tutti i popoli in guerra in tutte le pari del mondo. Pompeo faceva l’armaiolo, un nome che ho dovuto cercare sul vocabolario perché è scomparso dal linguaggio corrente,come quello di calzolaio o di carniciao.

Nomi scomparsi con la scomparsa dei rispettivi mestieri. Renzo, dunque, faceva l’armaiolo ed era un mestiere mica facile. Occorreva essere precisi come i fucili di precisone. E credo che fosse rimasto solo lui a fare questo mestiere. Anche vendere fucili non è un mestiere facile come in America dove i fucili te li regalano a patto che ammazzi qualcuno, preferibilmente nero di pelle. In Italia per vendere un fucile da caccia devi sapere l’età dell’acquirente e se ha il porto d’armi non scaduto, e se beve e se fuma, e se ha l’amante. Pompeo, seguito a chiamarlo con il nome di quelli che gli volevano bene, non si limitava a fare, ed a fare bene, il suo mestiere che chiamerei professione.

Era una di quelle persone che sapevano fare di tutto e per qualsiasi faccenda potevi rivolgerti a lui, sicuro che ti avrebbe aiutato: faceva l’idraulico, il fabbro, il falegname e non erano lavori in cui guadagnasse qualcosa facendo il lavoro in nero come tanti, come troppi. Lui si manteneva, e discretamente, con il suo mestiere di armaiolo. Il resto lo faceva gratis, perché non gli piaceva stare senza far niente nel tempo libero. Potevi ricorrere a lui, specialmente se eri povero, bisognoso, in difficoltà, privo dei troppi soldi che  spesso occorrono per chiamare un mestierante, come dire, ufficiale, di quelli che hanno la partita IVA soltanto per non pagarla.

Io non conoscevo personalmente Pompeo Renzo, ma avevo sentito parlare di lui soprattutto da un mio caro amico e del resto non sarebbe stato difficile avere notizie di lui dai tanti che gli volevano bene, in genere gente per bene come era persona per bene lui. Una razza in via di estinzione. Aveva strane abitudini, per un armaiolo. Amava gli animali, anche se vendeva fucili per ammazzarne qualcuno. E mi sembra di sentire che diceva ai suoi  clienti cacciatori: se dovete ammazzare un animale, fatelo al primo colpo, mirate bene, non lo fate soffrire. Per il resto era conosciuto come radioamatore, giocava al tiro a piattello, amava andare su una moto Guzzi quando il casco (che se devi crepare crepi lo stesso) non era ancora un cappello obbligatorio.

Aveva un cane fedele ed era fedele al suo cane e lo portava sempre con sé, in bottega, come chiamava il suo negozio, quando andava ad aiutare qualcuno, quando andava in montagna che era il Monte Peglia e non Cortina d’Ampezzo. Voglio dire che era un campione di ruzzolone, altro sport di precisione che i giovani non sanno cosa è. Ed è morto a novanta anni, novanta anni vissuti bene. Una vita qualunque, illustre come tutte le morti di cui i giornali non parlano. Ho voluto parlare di Pompeo Renzo per ovviare ad una lacuna della stampa normale che non si cura della gente normale. Che invece è importante come lo è stato Renzo Basili. Chiamato da tutti Pompeo, dal nome del padre e non in nome del padre.

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