opinioni

A proposito di "ruolo della scuola"...

sabato 17 ottobre 2020
di R.C.
A proposito di "ruolo della scuola"...

In merito alla paventata chiusura degli Istituti superiori della nostra Regione, che eventualmente anticiperebbe il resto d’Italia, vorrei condividere alcune riflessioni. Quale peso dare alla Scuola all’interno della nostra comunità e della nostra società? Sappiamo bene il prezzo che ha pagato quest’ultima negli ultimi mesi e chiunque abbia avuto un bambino o un adolescente a casa ha compreso come la didattica a distanza sia un pessimo surrogato e di quanto questa acuisca le “differenze” tra uno e l’altro in base a strumenti digitali posseduti, qualità della connessione, spazi stessi all’interno delle abitazioni.

Ora ci ritroviamo in una situazione di emergenza causa l’impennata dei contagi che forse nessuno si aspettava? Bene, perché sacrificare proprio la scuola? Essendo un’insegnante ed avendo due figli adolescenti nel sistema scolastico conosco bene quanto le istituzioni scolastiche si siano preparate durante tutta l’estate con misurazioni, banchi, ricerca di locali e maggiori spazi, distribuzione delle mascherine e controllo sul rispetto del distanziamento. Ciò che non ha funzionato non è stata di certo la scuola e non è da considerarsi la causa della maggiore diffusione del virus né dell’impennata dei contagi.

Ma allora la mia domanda è questa: dobbiamo sempre azzoppare lo stesso cavallo, la scuola, salvo poi ribadire ad ogni occasione che si tratta di quello su cui la nazione corre? Non c’è fatto di cronaca in cui non si richiami il “ruolo della scuola” per il proprio ruolo educativo, formativo, panacea di tutte le disgrazie in cui possano incorrere i nostri figli. Il trascorrere della nostra vita passa inevitabilmente attraverso il contatto con gli altri così come l’apprendimento. I rapporti con gli altri fungono da ammortizzatori di molti aspetti e la scuola rappresenta il volano di tutto ciò.

Dire che la didattica a distanza funzioni è, a mio parere, un canto delle sirene per cittadini oramai esautorati. Gli studenti hanno in molti casi appena conosciuto i loro insegnanti causa i ritardi nelle assegnazioni delle cattedre ed ora li rimettiamo a casa? Ciò che si perde nell’adolescenza e nell’infanzia in termini di occasioni di scambio ed evoluzione formativa non è recuperabile o trascurabile rispetto a quanto avviene nell’età adulta. Quindi perché a fronte di numerose falle nei trasporti, nel rispetto delle regole di distanziamento, nei vaccini, debba essere proprio la scuola a pagarne il prezzo più alto?

Mi sembrano piuttosto i prodromi oramai conclamati di una tendenza a mettere la scuola sempre sull’altare come vittima sacrificale, salvo poi evocarla e richiamarla come salvifica per tutti i mali della società.