opinioni

Sì, No, Forse

sabato 12 settembre 2020
di Fausto Cerulli
Sì, No, Forse

Siamo alla pagliacciata universale e la chiamiamo referendum. Gli italiani sono chiamati a dire si o no ad una legge che si è votata da sola. Le forze politiche sono divise, non essendo forze e non essendo politiche. Soltanto l’impagabile Di Majo ha preso una posizione precisa. E non volendo stupire il mondo con la sua conoscenza della lingue inglese, non si batte per lo yes, ma modestamente per il Sì. Ed è un Sì che Di Majo e i suoi casaleggiani dicono proprio a se stessi. Per dire Sì, esisto. I dem (abbreviativo di dementi?) fanno i pendolari del voto e se fosse per loro, invece, che un Sì o un No bisognerebbe dire un Forse, inventando con questo il referendum dubitativo.

Salvini sembra orientato per il Sì, in quanto prima si riduce il numero dei parlamentari, poi si annulla il Parlamento. Renzi ha fatto capire che lui No, ma Sì ma vedremo, e lasciano il Paese con il fiato sospeso, i famosi polli di Renzi. Gli italiani in genere, che non sapevano neppure che fosse stata approvata una legge per la riduzione del numero dei parlamentari, figurarsi se sanno che sono chiamati a confermarla o ad abrogarla o a dubitarla. Conte, da parte sua, fa capire che non gliene importa nulla. Per lui conta soltanto lo stato di emergenza in cui si immerge, e scioglie il dubbio amletico tra essere o non essere scegliendo di essere il non essere.

Ma smetto di celiare e dico la mia modesta opinione sul voto referendario. Sulla scheda scriverò No e poi No, con il rischio di vedere annullato il mio voto. E vorrei spiegare il motivo del mio No. Dico No perché il numero dei parlamentari non è dovuto al caso ma fu scritto nero su bianco dai famosi padri costituenti. Che spesso vengono trattati come patrigni del milite ignoto. L’argomento principale dei sostenitori della riduzione dei parlamentari consiste nel risparmio di spese che ciò comporterebbe ed allora possiamo obiettare che riducendo il parlamento a una quindicina di deputati ed otto senatori il risparmio sarebbe maggiore. Alla faccia del principio di raolmvppresentatività.

Altro argomento dei noisti è che un parlamento ridotto lavorerebbe più agevolmente. Ma a questo ha già provveduto Conte, il quale a forza di decreti tutti suoi ha agevolato il lavoro dei parlamentari che non lavorano affatto. Di questo sovrano disprezzo per il parlamento si è accorto anche il sonnolento Mattarella che ha invitato con la dovuta cautela il governo a non usare troppo la decretazione. al massimo otto decreti al giorno. In questa situazione di svuotamento dei poteri del Parlamento, la questione del Sì o del No sembrerebbe una disputa bizantina.

E invece No e poi No-occorre-dire-No alla riduzione del numero dei parlamentari per dire Sì ad un Parlamento che sappia rappresentare gli italiani. Ad un Parlamento che abbia il pudore di ridurre gli emolumenti dei suoi membri e di azzerare gli indecorosi vitalizi. Un Parlamento fatto di persone non calate dall’alto, ma elette (sembra un paradosso e invece no) dagli elettori. La mia modesta opinione si accoda a quella dei maggiori costituzionalisti italiani, che invitano a votare No, e capiranno qualcosa di più dell’osceno Di Majo. La democrazia, è stato detto giustamente, costa.

Quello che conta è spendere bene questo prezzo. E concludo con una constatazione in qualche modo strettamente regionalista. Con la riduzione del numero dei parlamentari una regione come l’Umbria non sarebbe rappresentata in Parlamento. Da cuore verde d’Italia a cuore che smette di battere sia pure un colpo.