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Tempi duri per chi ha problemi con l'INPS, a Orvieto.

mercoledì 9 settembre 2020
di Gino Rotella
Tempi duri per chi ha problemi con l'INPS, a Orvieto.

L’Istituto di Previdenza, cui sono obbligati a rivolgersi lavoratori dipendenti pubblici e privati; autonomi e imprenditori; disoccupati e pensionati: ossia la generalità, o quasi, della popolazione italiana a Orvieto (ma solo qui?) non risponde. E chiuso. "A causa dell’attuale situazione sanitaria" si dice. Il telefono della sede è muto (dal poco che so il virus non si trasmette via telefono), ma sembra esserci una via d’uscita.

L’indicazione? Chiamare il numero verde: 803 164. Una esperienza esilarante. Quasi da non perdere. Dopo una sequenza di accenti metallici con domande e numeri da immettere, la vocina rimanda all’operatore 67249. Aspetto con pazienza dovrebbe rispondere – auspicabilmente con voce umana – qualcuno.

Sottolineo il condizionale perché nessuno risponde. Accade solo oggi? Vedremo. Fatto è che tutto ciò capita in un periodo particolare, in cui stanno arrivando lettere di conguaglio ai pensionati. “Avvisi bonari” – che di bonario hanno ben poco – per richiedere il recupero di somme “riscosse indebitamente”. Lettere che terminano così: “I nostri uffici sono a disposizione per ogni chiarimento”.

Come, mi chiedo, non è l’INPS a fare i calcoli? Non è sempre l’INPS eventualmente a sbagliare i conti? Vorrei insistere per parlare con qualcuno, se potessi, al solo scopo di chiedere se l’INPS e la sua agenzia di Orvieto abbiano mai saputo della saggia decisione della Corte di Cassazione (sentenza n. 28771/2018) con la quale ha stabilito l’opportunità di tutelare la “buna fede” del cittadino.

In effetti, quale colpa ha un pensionato se non il solo torto di fidarsi, ossia di fare affidamento sulla correttezza dei conteggi effettuati dall’Istituto previdenziale? Ci sono norme molto chiare sulla “irripetibilità dei ratei già corrisposti”. Ossia l’INPS non può chiedere indietro alcun indebito se questo deriva da un suo errore. So bene che esistono delle variabili da valutare presentando ricorso al Comitato Provinciale dello stesso Istituto. Ma è possibile santiddio che in questo nostro paese tutto debba risolversi con atti burocratici, ricorsi e controricorsi, carte e cartelle, consulenti e legali, quando tutto si potrebbe risolvere col buonsenso, con una e-mail o con una telefonata?