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Gonna rosa

martedì 23 giugno 2020
di Fausto Cerulli
Gonna rosa

Non avevo avuto mai neppure un asso in quella partita
che non avrei potuto perdere perché era in gioco la mia
unica vita. Sapevo che lui aspettava la carta giusta.
Un seme di spade, aguzzo come gli zigomi della donna
che assisteva alla partita lei, e la sua gonna rosa salita
proprio sopra le cosce nella divaricazione del gesto
che mi voleva distratto. Io no, io non potevo perdere
la concentrazione in quella partita simile a quelle
che avevo vinto sempre. Ma ora era giunta la mala ora,
la sfortuna che aveva il sorriso beffardo e malandrino
di quella donna, la donna fatale che doveva
essere neutrale, arbitra e dunque disinteressata.
Ma io sapevo che lei parteggiava per lui,
ogni tanto gli dava un bacio sul collo proprio
dove il collo diviene torace, pieno di muscoli
gonfi. Temevo che lei potesse trarre
dalle pieghe della gonna rosa la carta
che a lui avrebbe assicurato la posta:
ma tutto avvenne in maniera diversa.
Lei mise in mostra il turgore di un suo seno
io mi distrassi a guardarlo eccitato da tanta
sapiente mancanza di pudicizia. Feci di tutto
per perdere quella partita. Fu un suicidio
giocato a carte.

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