La porta

Non potevamo sapere il quando
ma non esistevano un se o un forse,
avremmo spinto con inaudita
violenza la porta spalancata,
sull’abisso del dove. Solo la nostra
poesia avrebbe cantato l’ultimo
grido, e già sentiamo, livido
di inutile rabbia l’urlo di chi
precipita nell’abisso del poi.
E le stelle sono le vestali,
le vergini scarne della luna
sbiadita dalla nebbia dei
nostri non so.
Dei nostri disperati rifiuti
di sapere?

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