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Anna Marchesini, è tempo di ritrovarsi

lunedì 1 agosto 2016
di Annalisa Fasanari
Anna Marchesini, è tempo di ritrovarsi

Ci sono date e circostanze che anche se non ti appartengono direttamente entrano però a far parte della tua vita, della tua storia personale e della vita e della storia individuale di tante persone; e poi della moltitudine di soggetti che fanno una comunità. Non importa che sia un quartiere, una città o cittadina, una regione o una nazione, né che sia una comunità virtuale. Ciò che importa è ritrovarsi. E ritrovare un senso di appartenenza comune.

Ciò che importa sono i sentimenti e i valori che danno senso alla vita di ognuno e di tutti. Sono l’essenza del guardare avanti, del progredire, di dare continuità alla vita e alla speranza che domani sia un tempo migliore. Oggi è un giorno particolare, triste, ma speciale. Oggi Anna Marchesini torna alla sua Orvieto. Con la riservatezza, giustamente voluta dai familiari, che però è la stessa che ha contraddistinto il suo essere personaggio pubblico famoso.

Un riserbo che va rispettato. Anzi, va colto come lezione di vita e di stile. Come seme per ri-costruire rapporti, legami con la propria gente, la propria città e la memoria storica che, chi verrà dopo, è tenuto a rinnovare. Oggi è un giorno di mestizia (dopotutto ci sarà un funerale), ma da vivere con riconoscenza, stando idealmente vicini ad Anna e ai suoi cari, con serenità e rispettosa leggerezza per riflettere e preparare altri appuntamenti, non episodici ma duraturi nel tempo, attraverso i quali ricordarla come merita, come persona, donna, artista, cittadina di Orvieto.

Anna Marchesini torna a Orvieto. E Orvieto l’aspetta con straordinario affetto e rispetto, per ritrovarsi. Già, Anna voleva bene a Orvieto e agli orvietani! Il mio personale ricordo appartiene a due tempi storici diversi: gli Anni Sessanta e i primi Anni Duemila. Quasi coetanee, vivevamo tra piazza del Popolo, la zona di San Domenico e la Confaloniera. Non andavamo a scuola insieme (io ero la più piccola del gruppo in cui c'erano anche le nostre rispettive sorelle) ma a quei tempi quando la vita dei bambini era scandita tra casa-scuola-parrocchia e giardinetti della Confaloniera per noi che stavamo nel quartiere Corsica, alla fine si faceva gruppo, non si badava alla differenza d’età, si stava insieme e basta.

Anna era vitale e curiosa quel tanto che bastava per capire che sarebbe stata una persona fuori dal comune. Lei abitava in via del Popolo, io in via di Loreto. Andavamo alla messa e alle funzioni pomeridiane nella Chiesa parrocchiale di San Carlo in piazza del Popolo (detta anche di San Leonardo, oggi chiusa al culto e trasformata in una attività di antiquariato). La Maestra Zaira, sua mamma, era catechista insieme alle suore di Maria Bambina. Bisognava stare concentrati nelle preghiere, ma il bisbiglio e le risatine ci scappavano sempre. All’uscita, mentre gli adulti si salutavano, si approfittava per fare due chiacchiere, scherzare, raccontarsi la giornata, darsi appuntamento alla Messa della domenica successiva; oppure, come accadeva d’estate ai giardinetti della Confaloniera.

Ricordo le mattine d’estate a giocare a campana o a schizzarsi l’acqua alla fontanella, ma anche i dopocena (non c’era l’ora legale) quando il rito di tornare alla Confaloniera si ripeteva per prendere un po’ di fresco, con mamme e nonne che conversavano amabilmente sulla panchina (il massimo della ‘movida’, allora, era prendere un gelatino, qualche volta, al Bar Mariano in piazza del Popolo). Qualche volta cercavamo le lucciole (che all’epoca c’erano) per metterle sotto il barattolo e poi raccontarsi l’indomani se avevamo trovato un soldino.

Con Anna stavo bene, era radiosa, allegra, spiritosa, magra, carina (sia con i capelli lunghi e raccolti sia quando li tagliava). Il passare degli anni, le diversità dell’età portarono ovviamente ad allontanarsi, a frequentare altre scuole, a fare altre amicizie, a perdersi di vista come sempre accade. Quando è diventata l’Anna Marchesini dello spettacolo ho cominciato ad ammirarla conservando per me quei cari ricordi di una infanzia insieme.

Dopo dieci anni di restauri, nel 1994 era ripresa l’attività del Teatro Mancinelli, e tanti speravamo di vederla in scena. Ma Anna non arrivava e allora erano gli orvietani ad andare ad applaudirla dove lei recitava. Agli inizi degli anni Duemila un’agenzia di viaggi organizzò un pullman per andare a Roma al Teatro Olimpico dove Anna portava in scena "Una patatina nello zucchero". L’idea ebbe successo e in pochi giorni i posti sul pullman furono esauriti e altrettante "poltronissime" furono prenotate all’Olimpico per quel folto gruppo. Sinceramente desideravo quell'incontro con Anna Marchesini, anche se a distanza ravvicinata, e l’aspettativa di quell’appuntamento riportò in superficie i ricordi della nostra infanzia.

Lo spettacolo fu un successo, due ore di monologo e di assoluta padronanza della scena. Applausi scroscianti e ripetuti. A fine spettacolo una signora del gruppo di Orvieto doveva consegnare ad Anna un pacchettino mandato da nonna Zaira alla nipotina (già si sapeva che Anna avrebbe avuto piacere di salutare qualche conoscente), quindi chiesi alla signora se potevo unirmi a lei, anche se mi dicevo "Si ricorderà? Non mi riconoscerà! Però non farò niente per forzare la mano".

Ma quando entrammo in camerino e dopo i saluti con la signora che Anna conosceva bene, mi sorrise fissandomi negli occhi, io velocemente mi complimentai per lo spettacolo e le dissi il mio nome. "Aspetta, sì mi ricordo – mi disse – ma c’era un’altra bambina più grande con questo cognome!". Le dissi che la mia sorella maggiore non c’era più da qualche anno. Mi risposte "Mi dispiace, poverina". Un abbraccio e ci salutammo.

Da quel momento ho sempre pensato che Anna aveva Orvieto e gli orvietani nel cuore, conservando i ricordi con riserbo.
Anna, adesso corri e vai a cercare le lucciole con chi ti ha preceduto. Ciao.

 

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