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Innocente e colpevole

mercoledì 27 aprile 2016
di Fausto Cerulli
Innocente e colpevole

Ormai posso parlarne. Il mio cliente si sta spegnendo nel carcere di Secondigliano, dopo quasi trenta anni di carcere. Fu arrestato insieme ad altri calabresi con l’accusa di aver compiuto il più lungo sequestro di persona della storia cronaca italiana: il sequestro Celadon. Riassumendo posso dire che fu processato a Vicenza, dove calabrese era sinonimo di delinquente.

Venti minuti di camera di consiglio per una condanna a trenta anni, accolta con l’applauso del pubblico razzista. Appello dinanzi alla Corte di Venezia, sei ore di camera di consiglio, dopo una sequela di rifiuti di di richieste della difesa. Il Presidente della Corte lesse la sentenza di conferma della condanna con le lacrime agli occhi, segno palese del suo dissenso. La Cassazione, manco a dirlo, confermò la condanna e sul mio cliente, già malato, scese la scure definitiva della cosiddetta giustizia. Fin qui nulla di diverso da mille altre vicende giudiziarie, viziate dall’errore o dalla malafede dei giudici. Ma quello che accadde dopo merita di essere ricordato.

Mi capitò tra le mani un libro ispirato dal Procuratore della Repubblica di Napoli, nel quale era dato leggere che il mio cliente e gli altri calabresi non avevano nulla a che fare con il sequestro Celadon. Chiesi ed ottenni, dopo lunghe insistenze, un incontro con ilIl Procuratore, che tanto per non fare nomi era Agostino Cordoova. Portai con me il libro, e chiesi a Cordova se confermava quanto scritto nel libro. Senza togliersi il sigaro di bocca fece i un cenno di assenso. Gli chiesi allora se fosse disposto ad aiutarmi nel processo di revisione. Si tolse il sigaro di bocca, e mi rispose che non avrebbe mosso un dito.

E mi spiegò soavemente che i pentiti da cui aveva avuto la notizia erano per lui più importanti di quattro innocenti in carcere. Per contentarmi mi disse che sapeva che il giorno dopo il Tribunale di Sorveglianza avrebbe esaminato una mia istanza di scarcerazione del mio assistito per motivi di salute, e che il suo sostituto avrebbe dato parere favorevole. e così fu. ma la mia istanza fu respinta, anche se il mio assistito venne in aula su una barella, legato perché non cadesse iin una delle sue frequentissime crisi epilettiche, e nonostante fosse paralizzato per un ictus in tutta la parte sinistra del corpo.

Non mi arresi, presentati comunque una richiesta di revisione alla Cassazione,allegando una copia del libro. La Cassazione emise un verdetto pilatesco. ammettendo che forse avevo ragione. e rinviano a un Tribunale di Sorveglianza per una rimodulazione della pena. Già: rimodulazione, una parola adatta ad un concerto e non ad una drammatica vicenda giudiziaria. Il Tribunale di Sorveglianza, ovviamente,
e la Cassazione non poteva non saperlo, si dichiarò incompetente. Caso chiuso. E dopo ventotto anni di galera si sta chiudendo anche il passaggio umano di un innocente. In fin dei conti un pentito merita quattro occhi di riguardo, un innocente può morire in carcere.

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