opinioni
Politica e asfalto, sensazioni dopo vent'anni
domenica 24 luglio 2005
di Rodolfo Ricci
Caros amigos, liebe FreundInnen, orvietani,
alcune occasionali letture di interventi pubblicati sui diversi siti web orvietani, assieme ad alcuni fatti più recenti accaduti nelle mie vicinanze, mi spingono a scrivervi; premetto che da poco tempo sono tornato a vivere ad Orvieto, dopo un’assenza di quasi venti anni e quindi non possiedo una memoria storica di tanti eventi che sento spesso citare.
Però le persone di cui leggo sono più o meno le stesse con le quali ho condiviso quella intensa e giovanile stagione di impegno politico e culturale a cavallo degli anni ‘70 e ’80 e ciò, a prescindere dai rispettivi percorsi e dalle differenti storie vissute, mi incita a dire qualcosa: da esterno, evidentemente, a tanti contesti e dinamiche di cui ignoro, in gran parte, confini e natura.
Fatta questa premessa, vengo velocemente al dunque, che è fatto più di un misto di sensazioni che di analisi, (e di un esempio a mò di finale) visto che non (mi) sussistono le condizioni per una lettura rigorosa della situazione politica, sociale e culturale.
Sensazione n.1:
La città è più ricca, ma è più povera di come l’ho lasciata. Accanto alla magniloquenza dei suoi monumenti, dei suoi palazzi ristrutturati, della sua rinnovata rupe, di tutto ciò, insomma, che è stato fatto - mi pare bene - sulla base dei grandi investimenti della Legge speciale Orvieto-Todi, accanto a ciò, si percepisce un immiserimento sul piano relazionale-sociale.
Se si va in periferia, questa sensazione è accentuata.
Sensazione n.2:
La città si trascina dietro il suo progetto. Quella che fu la grande innovazione e speranza collettiva del “Progetto Orvieto” di Adriano Casasole e pochi altri, pare essere ridotto ad un significante senza significato.
Sensazione n.3:
La città appare un poco boriosa, nelle sue botteghe care, molto care, troppo care. Quei commercianti ed artigiani che possedevano un certo orgoglio della propria funzione economica, ma anche sociale, mi pare siano ridotti all’osso, sostituiti da una nuova generazione che ha altri obiettivi e che aspira ad altra tipologia di riconoscimenti (sempre più improbabili). Altrettanto dicasi per i consumatori, notoriamente di differenti poteri di acquisto, ma, mi pare, portatori di simili culture di consumo.
Sensazione n.4:
Più che altro quesiti: da dove vengono i cospicui depositi bancari che fanno di Orvieto una delle città statisticamente opulente? Cosa si produce ad Orvieto? Quanti orvietani lavorano ad Orvieto e quanti lavorano fuori? E’ Orvieto, una città dal reddito indotto? Cioè una sorta di delicato e avvolgente dormitorio? Cosa fanno i giovani recentemente laureati o diplomati e cosa faranno o dove andranno quelli futuri? Cosa fanno, invece, i nuovi arrivati, agiati professionisti ex metropolitani, italici o esteri, magari in pensione e gli oltre mille immigrati regolari e le altre centinaia irregolari?
Sensazione n.5:
E, la rappresentanza (istituzionale, politica, sociale), adeguata alla città? Penso di sì.
Sensazione n.6:
E’ la città -e la sua rappresentanza (istituzionale, politica, sociale)- quella auspicabile? Penso di no.
Sensazione n.7:
Dove e di che si discute? Si discute, pare, all’interno di circoli molto ristretti; rischiando il corto circuito. Di che? Di questioni attinenti ai circoli e agli imminenti corto-circuiti.
Si discute di autoreferenze. Partecipazione bassa, bassissima.
Sensazione n.8:
Cosa si decide e chi decide? Si decide di poteri. Decidono rock bands, pop and classic bands, jazz bands e anche cori a cappella.
Su quali spartiti si suona? Refrain o canovacci apparentemente contrastanti, ma largamente abusati, talvolta risalenti agli anni ’60 (quelli del boom autostradale-ferroviario che ci fece emergere dall’autarchia agricola e ci lanciò nell’altro boom edilizio che tuttora resiste, mitigato solo dall’invenzione del buon gusto – culinario - e da troppi e ambiziosi agriturismo, che alla fine, sempre all’edilizia – agevolata - sono riconducibili).
Pian pianino, però, la soft-machine va in pezzi e il software si volatilizza.
Sensazione n.9:
Innovazione? Tentativi assiduamente perseguiti da pochi, assiduamente contrastati da molti.
Coerenza nelle scelte? Coerenza rispetto a cosa? Ad una identità?
IDENTITA’: stranissima permanenza degli anni ‘60 dentro gli anni 10 del 2000, cioè ritardo di sviluppo.
Sensazione n.10:
Avvolgimento su se stesso. Se ne esce? Probabile sì, probabile no.
Come, eventualmente? Mi viene in mente PARTECIPAZIONE, ma non ne sarei del tutto certo.
Il tempo è tiranno e gli eventi (quelli veri) incombono.
Andiamo sul prosaico-fattuale, a mò di esempio: Giovedì sera, tornando da Roma verso Sugano, mi dicono che stanno asfaltando la strada comunal-vicinale che porta al Sasso Tagliato; l’indomani inizieranno l’asfaltatura delle quattro strade, complesso unico di strade di campagna delimitate da muretti a secco che attraversano l’altopiano tra Canonica e Castelgiorgio.
Resto abbastanza stupefatto: a che serve asfaltare quelle strade? Ci abitano pochissime persone, è un’area di riserva faunistica, chi ci abita, ci abita per queste ed altre fortunate particolarità; dovrebbe essere felice di avere le scarpe un po’ impolverate.
Le strade fanno parte degli itinerari di passeggiate storico-ambientali che collegano Bolsena ad Orvieto, usate da turisti, da amanti del trecking a piedi, a cavallo o in bici, ecc…..
Chi ha chiesto la loro asfaltatura e quanto costa?
A prima vista nessuno sa spiegarsi i motivi della decisione del Comune. Neanche numerosi consiglieri interpellati. Poi, vien fuori che qualcuno era disamorato per la polvere estiva che si annida sulle carrozzerie delle proprie vetture che vanno a prelevare i residui “pubblici” di acqua del Tione; qualcun altro era preoccupato per le sorti del proprio trattore! alle prese con le buche provocate dall’acqua piovana! Altri ancora desideravano un accesso asfaltato ad una delle rare abitazioni. Complessivamente una manciata di persone – evidentemente influenti - avevano imposto l’asfaltatura, all’insaputa di tutti; nessuna consultazione pubblica, nessun confronto sul merito, se quella spesa (circa 60.000 Euro) fosse prioritaria, coerente con la vocazione del territorio (assunta con tanto di delibere); nessuna partecipazione, nessuna trasparenza: sessantamila euro, non tanti, ma non pochi, visto che stiamo contribuendo con le nostre tasche sempre più su bus e mense scolastiche, acqua, ecc.
PROPOSTA DI INDAGINE: con quali procedure si adottano tali decisioni ??
E’ interessante perché, parallelamente, analoghe situazioni si presentano per la paventata riduzione dell’area di protezione faunistica citata, come ad esempio per la cava di basalto a Benano, o, a ritroso, si potrebbe rivangare per la decisione anch’essa pregna di prospettive di sviluppo che fu la concessione delle fonti del Tione: per esempio, quanto rende ad Orvieto, o alla Regione Umbria quella concessione? Lo si può sapere?
Altro fattucolo: Sono diversi anni che in alcuni si fa presente la pericolosità della strada di accesso a Sugano, strada in discesa dove le auto sopraggiungono ad una velocità media di 80 Km/ora in pieno abitato, frequentato da frotte di bambini durante l’estate e di scolari l’inverno. Numerosi gli incidenti: auto contro auto, moto contro auto, bus contro animali, i pedoni per il momento si sono salvati. Si è chiesto – al Comune - in ripetute occasioni l’apposizione di dossi artificiali per limitare la velocità: nessuna risposta, anzi l’indicazione che di ciò si debba occupare il comitato di zona; da qualcuno anche l’indicazione che i dossi sono da evitare perché se deve passare un’ambulanza, l’oscillazione è negativa: Ottimo.
Dunque, Comitato di zona assente; presente per l’asfalto (che notoriamente non frena la velocità dei mezzi), assente per i dossi (che la riducono), ma creano problema quando l’ambulanza dovrà portare in ospedale i feriti dei probabili futuri incidenti causati dall’assenza dei dossi.
Non sarà che è presente sul territorio una struttura informale di rappresentanza, una sorta di Gladio apolitico-amministrativa, che co-determina queste “decisioni secondarie” su cui si costruisce il consenso (Consenso tipo anni ’60, per l’appunto) e il dissesto, insieme all’idiozia?
E chi la controlla questa Stay Behind paesana? …… Mio padre diceva: “Bisogna parlare con quello…o con quell’altro”. Tutti dei simpatici buontemponi! Ora, io vorrei essere realista, quindi suggerisco una soluzione a breve termine: cambiamoli questi referenti, questi centri di ascolto, questi amici avamposti; le loro orecchie cominciano ed essere usurate. E rischiano di produrre dissenso oltre ai danni.
E a medio termine (nel giro di un anno) cambiamo registro: introduciamo un vero e proprio bilancio partecipato della Città, come fanno nelle realtà più avanzate del nord-Europa, o dell’America Latina, o nella più prossima Toscana.
Può essere complesso gestirlo e magari alla fine tutti vogliono le ambulanze libere dai dossi, le strade asfaltate o il cemento al posto dei selci, ma almeno ci riabituiamo a discutere e qualcuno potrà togliersi il gusto di suggerire loro il trasferimento a Quartoggiaro; e in ogni caso insegneremmo ai nostri figli a confrontarsi apertamente e a mettere in uso ciò che imparano a scuola; sarebbe un investimento nel futuro di cui tutti necessitiamo.
E lo stesso ragionamento potremmo applicarlo fin da domani ai partiti (o a quel che ne resta, compreso il mio), il che consentirebbe di superare le false contrapposizioni ideali e lasciare emergere in superficie i diversi effective sounds.

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