LietoColle: un quarto di secolo dedicato alla diffusione di poesia contemporanea. Laura Ricci intervista l'editore Michelangelo Camelliti

Michelangelo Camelliti è il coraggioso editore della LietoColle che, ormai da 25 anni, si occupa esclusivamente di poesia contemporanea pubblicando, come egli stesso li definisce, preziosi "libriccini", realizzati artigianalmente in una raffinata veste tipografica che li rende veri e propri testi da collezione.
Nato in Calabria, a Giffone, si è spostato giovanissimo nell'area del Comasco, a Faloppio, dove nel 1985 ha fondato la sua casa editrice, dando spazio a voci poetiche note e ad autori emergenti. Una realtà editoriale del tutto originale, per l'attenzione alla poesia e per l'entusiamo e la passione nel diffonderla, definita "movimentista" per la continua azione culturale e promozionale. Tra i più noti autori contemporanei del suo catalogo: Ada Merini, Maria Luisa Spaziani, Franco Buffoni, Dario Bellezza, Guido Oldani, Anna Maria Farabbi, Maria Corti, Maurizio Cucchi, Antonella Anedda, Stefania Crema, Dante Maffia, Giampiero Neri, Mario Santagostini.
Il direttore di Orvietonews.it, Laura Ricci, che è anche autrice Lietocolle, ha intervistato Michelangelo Camelliti in occasione dei suoi 25 anni di attività.
Venticinque anni, ossia, come tu giustamente annoti rivolgendoti ai tuoi autori, “un quarto di secolo dedicato alla diffusione di poesia contemporanea”. Un traguardo importante, ma cominciamo dall'inizio. Come e perché hai preso la decisione di diventare editore di poesia? E perché Michelangelo Camelliti ha voluto chiamare la sua casa editrice “Lietocolle”?
La mia passione per la lettura in genere, e per la poesia nello specifico, hanno radici nella mia adolescenza: erano (e sono) i miei spazi personali e privati in cui viaggiare cavalcando parole altrui per poi trovarmi in dialogo con me stesso. Durante quelle escursioni immaginifiche, tra le mani avveniva l’esperienza tattile con lo strumento che mi consentiva il viaggio: il libro nella sua forma fisica. Presi ad osservarli sempre più accuratamente, dorsino, rilegatura, consistenza della carta, profumo e fu amore-ossessione da collezionista che mi portò ad acquistare libri indipendentemente dal contenuto, per il piacere della forma. Stampare poesia è nato come piacere extra lavoro – tu sai che la mia attività primaria è la cartolibreria che gestisco a Faloppio – con l’idea di fondere contenuti preziosi in scrigni adeguati.
Nasce così, nel 1985, LietoColle con la prima pubblicazione dono di Alda Merini: “Lettera ai figli”.
Il nome scelto, oltre alla gradevolezza sensitiva ed emozionale che può evocare, ha ragioni storiche. Alla zona comasca in cui vivo, per volere di Mussolini che qui si recava spesso per incontri “sereni” con la scrittrice Margherita Sarfatti, era stato assegnato il nome Lietocolle. Nei documenti d’identità degli anziani della zona si può leggere ancora nato a Lietocolle.
C'è sempre un rapporto importante e particolare fra te e i tuoi autori, grandi o piccoli che siano, che successivamente li porta a fraternizzare, a seconda delle rispettive sensibilità, anche tra loro. A cosa attribuisci questo filo relazionale che si genera e si moltiplica, e che fa di LietoColle più che una casa editrice una vera e propria comunità poetica?
Credo che sia merito di una spontaneità e naturalezza con cui i rapporti vengono reciprocamente gestiti. LietoColle non entra mai impositivamente nelle sfere altrui: con la certezza che la fase interlocutoria e il dialogo siano fonte di crescita per entrambi gli attori, tende a privilegiare la situazione in cui ci si sceglie vicendevolmente. Parlo sempre molto schiettamente e onestamente: mantengo quello che prometto. Che sia poco o tanto lo stabilirà l’autore, ma lo dichiaro apertamente in partenza e gli impegni assunti vengono mantenuti. Da questo agire ritengo ne derivi una credibilità di cui i 25 anni che festeggiamo sono una conferma.
In questa bella mescolanza di autori affermati, autori emergenti e altri che si affacciano al mondo della poesia con la loro opera prima, quanto ti hanno dato e ti danno i grandi e quanto i piccoli?
Tutti gli autori mi danno sempre tanto, e a quelli da te menzionati, aggiungo anche gli autori che, con fiducia, ci riservano la lettura dei propri elaborati, ma con i quali non si giunge all’avvio di un progetto editoriale. La consegna in lettura di una sfera così profonda, come avviene quando un autore invia la propria produzione, è un incontro privilegiato e la considero con il massimo rispetto, comunque si evolva.
E’ gioia nuova per le opere prime, ovviamente: di queste voci assorbo tutto l’entusiasmo e l’energia per un punto di partenza che apre altre attese; è riconferma di fiducia e rafforzamento di intesa per quegli autori con i quali si ripete l’esperienza di pubblicazione; è conferma di stima e valore per l’intero catalogo quando si giunge alla pubblicazione con autori affermati dei quali ascolto volentieri i consigli quando volti al bene della poesia.
Stiamo parlando di autori, ma in realtà la maggior parte di loro sono autrici. Cosa ti porta a dare una visibilità così rilevante alla produzione poetica femminile?
Il merito non è dell’editore: è loro. Mi limito a riconoscere uno stato di fatto: le donne che scrivono sono molte e il numero è in crescita così come in crescita è il livello di qualità della produzione poetica femminile.
Le tue edizioni sono molto raffinate, curate e artigianali nel senso migliore, esclusivo del termine. Come hai studiato questo format e quale valore attribuisci a questa estetica?
Credo di aver già risposto al punto 1. Aggiungo però che l’applicazione alla realizzazione grafica – scelta del carattere tipografico, format impaginazione, layout di copertina con specifica individuazione iconografica, mi permettono un’ulteriore comunione con i testi dell’autore e molte volte la lettura finalizzata a tale fase realizzativa mi riserva nuove note interpretative.
Da qualche tempo stai dedicando spazio e importanza anche alle traduzioni, con nomi di prestigio sia sul versante degli autori che su quello dei traduttori. Quali le soddisfazioni da questo recente versante?
Nel tempo che oggi viviamo, colmo di veloci scambi di comunicazione (si pensi alla rete, per esempio) sono convinto che un editore in Italia abbia l’obbligo di qualificarsi come un editore europeo in lingua italiana. Non sarebbe poesia contemporanea se fossimo astratti dal contesto in cui viviamo – storico e geografico - e, pur cercando di soddisfare le esigenze interne dando voce ai fermenti nazionali, dobbiamo allargare lo sguardo su quanto ci sta intorno. Il progetto “traduzioni” mi sta molto a cuore.
Per il futuro, ma sto già tracciando oggi le linee, avrei piacere di poter riservare più spazio alle traduzioni per consentire un reale scambio internazionale mirato alla conoscenza della poesia contemporanea in un contesto allargato indispensabile al confronto. Ma le difficoltà sono numerose, iniziando dall’individuazione del traduttore che non deve solo possedere la conoscenza della lingua ma anche il sentire poetico, se non addirittura la conoscenza personale dell’autore tradotto; a seguire la difficoltà di distribuzione all’estero nel caso di nostri autori tradotti in altre lingue; infine, non per importanza, i costi di realizzazione che è difficile riuscire ad ammortizzare e quindi si configurano in veri e propri investimenti. Ritengo comunque che le traduzioni siano momenti straordinari di confronto con il respiro poetico del mondo: allargare, andare oltre è sempre stata una vocazione di LietoColle che, non a caso, è conosciuta e apprezzata oltre i confini nazionali, a prova di un’idea che la poesia non ha confini se non quelli che pongono gli editori stessi.
Soddisfazioni ma anche inevitabili preoccupazioni imprenditoriali. Come reagisce il mondo della poesia, e in particolare la casa editrice Lietocolle, di fronte alla crisi che sta colpendo anche il libro?
Ho bene in mente un dato statistico fornito nel 2007, e che mi è sufficiente nonostante siano passati 3 anni: in Italia ci sono 5000 lettori abituali di poesia (abituale è colui che acquista almeno 1 libro al mese). Di contro ci sono quasi 15 milioni di persone che vorrebbero pubblicare un libro di poesia. Ne emerge chiaro lo squilibrio del mercato, che potrebbe incoraggiare la pratica della pubblicazione a pagamento: intendo per tale quel progetto unicamente tipografico che prevede la stampa del volume e consegna di un certo numero di copie all’autore, senza provvedere ad alcuna azione di tipo editoriale volta alla diffusione, distribuzione, supporto divulgativo, promozione per aumentarne la visibilità, invio a critici e a riviste di settore, partecipazione a premi.
LietoColle, in questo anno di crisi generale, resiste con una programmazione più oculata verso i nuovi investimenti ma con attenzione vigile e pronta nei confronti di iniziative a favore del catalogo.
Sono previste iniziative o innovazioni specifiche per questo venticinquesimo anno, quali?
Memori delle tre esperienze dei Festival di Montiglio (2004-2005-2006), per l’occasione del 25esimo, stiamo lavorando alla quarta edizione del festival della Poesia per il prossimo 26 e 27 giugno a San Giorgio del Sannio (BN). La coralità di partecipazione come testimonianza reciproca di stima e amicizia tra editore, autori e appassionati di poesia è stato un bacino da cui LietoColle ha attinto vigore ed energia. Esperienze dalle quali ho compreso quanto sia importante l’incontro, la frequentazione personale, la possibilità di conversare incontrando gli sguardi. Rendere tangibile qualcosa di percepito attraverso la scrittura – e ovviamente anche altre modalità di contatto - diventa collante per proseguire il viaggio insieme, editore e autori ma, e soprattutto, tra gli stessi autori.
Infine una domanda su Orvieto, visto che è un'intervista per Orvietonews.it. Sei stato qui, sia pure rapidamente, qualche anno fa, per la presentazione della mia “Voce alla Notte”. Quale è stata la tua impressione sulla città?
Un gioiello ricco di intarsi: così ricordo Orvieto. E porto con me la calorosa accoglienza e l’immediatezza comunicativa di persone autentiche, generose e vivaci a livello culturale. Mi auguro che l’attività delle diverse associazioni culturali sia debitamente supportata, oltre che dalla passione e dal volontariato dei soci, anche dalle Istituzioni affinché possano assicurare una continuità di attività in tal senso.

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