"Affermazione dei diritti Lgbtqui", ecco La Sinistra di Marilena Grassadonia

Marilena Grassadonia, palermitana, è lesbica e attivista per i diritti Lgbtqi. Ingegnere e madre di tre figli vive a Roma dal 2004 dove si è trasferita per lavoro. Dal 2015 al 2019 è stata presidente nazionale di Famiglie Arcobaleno, associazione genitori omosessuali, dove milita dal 2006. Quest’anno ha lasciato la carica per candidarsi con “La Sinistra” per il Parlamento Europeo. Grassadonia si presenta come capolista per circoscrizione Italia centrale che comprende: Toscana, Lazio, Umbria e Marche. La lista dovrà superare la soglia del 4% per vedere dei rappresentanti a Bruxelles. Sul programma elettorale della lista “La Sinistra” leggiamo al punto sette: “affermazione dei diritti delle persone LGBTQI: introduzione del matrimonio egualitario, diritto all’adozione anche a single, riconoscere il desiderio di maternità e paternità di tutte e tutti.” Da questo spunto partiamo per chiedere a Grassadonia:
Perché ha deciso di candidarsi per le elezioni europee?
"Quando mi hanno proposto la candidatura ho accettato praticamente subito e l’ho fatto perché sento forte il senso di responsabilità in un periodo storico molto delicato. Faccio attivismo da anni e mai come adesso penso che la situazione politica italiana, la crescita delle destre, imponga a ciascuna e a ciascuno di noi di fare il possibile per invertire una tendenza pericolosa. Dobbiamo portare il dibattito che anima la società civile, le energie che la abitano, dentro le istituzioni. Perché queste istituzioni oggi, semplicemente, non ci rappresentano, chi le ha occupate – perché di questo si tratta - non rappresenta la complessità e la bellezza del nostro Paese".
Perché con “La Sinistra”?
"Perché credo sia uno dei pochi progetti politici, forse l’unico, che non è mai stato ambiguo sul tema dei diritti civili. Dalla questione migranti alla parità di genere, passando per i diritti civili ed Lgbtqi, non possono esserci tentennamenti rispetto all’avanzata delle destre: non si crea un modello di società alternativa lasciando spazio al razzismo, all’omofobia, alle mediazioni che nascondono una debolezza di fondo che io non accetto. Penso ai Cattodem dentro il Pd al momento del voto per la legge sulle unioni civili, agli accordi del ministro Minniti con la Libia per il contrasto degli sbarchi dei migranti. Per non parlare di cosa è diventato il M5s dopo l’accordo per il governo con la Lega".
Secondo lei è cambiata la percezione degli omosessuali e delle coppie omosessuali, una volta ottenuta la legge sulle unioni civili?
"Sta cambiando, piano piano. La legge sulle unioni civili è stata un passo importante che, anche se non ha riconosciuto diritti veri e pieni alle persone Lgbtqi di questo Paese, ha dato dignità alle storie di tante coppie che hanno potuto finalmente celebrare pubblicamente la loro unione. In ambito europeo si può fare molto per tutto questo, a partire dalla tutela del diritto di libertà di movimento delle coppie Lgbtqi e delle famiglie arcobaleno all’interno del continente. Non è possibile che una coppia sposata, poniamo, in Francia, perda parte dei suoi diritti quando oltrepassa il confine con l’Italia".
Come la popolazione omosessuale vive questa legge?
"Non posso ovviamente parlare a nome di tutte e tutti, ma bisogna evidenziare cosa è rimasto fuori da questa legge per capire verso dove dobbiamo concentrare le nostre energie per continuare la battaglia sui diritti civili. Penso ai figli e alle figlie delle famiglie arcobaleno ma penso anche alle differenze che ci sono tra unioni civili e matrimonio egualitario. Lo stralcio della stepchild adoption, che io ritengo comunque un istituto superato e discriminatorio, ha lasciato ancora oggi centinaia di minori ai quali non viene legalmente riconosciuto uno dei due genitori. Il cammino verso la conquista dei diritti civili in questo Paese è ancora troppo lento e ostacolato da troppe ambiguità. Dobbiamo andare avanti per il riconoscimento di diritti veri e pieni per le coppie e per le famiglie arcobaleno insieme al lavoro per il raggiungimento dell’obiettivo del matrimonio egualitario".
Il Ministro dello Sviluppo Economico, nonché Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Luigi Di Maio, ha dichiarato che la legge sulle unioni civili basta, cosa ne pensa?
"Penso che il M5S non ha fatto nulla in questo Paese per tutelare i diritti civili e non farà nulla perché tirano a campare. Il mio appello va a tutti gli elettori progressisti di questo partito: tornate a casa e votate per La Sinistra. Il Movimento è stato solo un grande inganno".
E per quanto riguarda le adozioni non se ne parla nemmeno, perché questo silenzio?
"Questo è un Paese dove l’omofobia è ancora diffusa, molto diffusa. Nella società e soprattutto dentro le istituzioni. Proprio la sfera dei bambini e delle bambine e della famiglia è quella dove l’attacco delle destre e della Chiesa è più forte. Eppure il riconoscimento dei figli e delle figlie alla nascita, l’adozione per i single e per le coppie omosessuali è un passo di civiltà che non può più essere rimandato".
Ci vuole spiegare il suo concetto di famiglia?
"La famiglia è un nucleo di amore, responsabilità e rispetto reciproco. Non sto dicendo che tutte le famiglie abbiano queste caratteristiche: sto dicendo che una famiglia per essere tale deve tendere a questo obiettivo. E non è necessario essere un uomo e una donna per farlo. La retorica della famiglia tradizionale e della sua tutela è solo un altro modo per discriminare migliaia di persone nel nostro Paese".
Cosa pensa della gestazione per altri?
"Conosco decine di bambini e bambine, per non dire centinaia, nati attraverso la Gpa (Gestazione per altri). Potrei portare decine di esempi per spiegare quanto amore e consapevolezza ci sia nei percorsi intrapresi dalle famiglie e dalle gestanti insieme. Conosco anche le perplessità di molte e di molti e per questo dico: serve un grande lavoro culturale in questo Paese per far comprendere realmente cosa può essere una Gpa etica portata avanti fatta nel pieno rispetto delle donne e di tutte le persone coinvolte. È un dibattito che va fatto, adesso, perché è un tema che ci riguarda tutti: eterosessuali, omosessuali, donne e uomini".
Quando Marilena Grassadonia ha fatto coming out? E perché?
"Ho fatto coming out quando mi sono innamorata di una donna, sono passai ormai tanti anni, perché passare la vita a nascondere una parte così fondamentale di sé come l’amore non è una bella vita. Il coming out è un percorso personale che ognuno deve fare nel rispetto dei propri tempi ma quando avviene è una liberazione da un peso che ti rendi conto quanto sia inutile portare".
Molti omosessuali continuano a vivere la propria vita affettiva lontano dalla famiglia d’origine. Perché fare coming out spaventa?
"Spaventa perché l’intolleranza nei confronti delle persone Lgbtqi è ancora troppo diffusa. Anche dentro le istituzioni. A volte, di fronte alle sparate di alcuni esponenti della Lega, sento tanti inviti a tacere, a lasciar perdere, perché altrimenti “facciamo il loro gioco”. Lo dico chiaro: a questo ricatto non ci sto. Ci sono migliaia di ragazzi e ragazze che ascoltano queste parole e si sentono sbagliati, hanno paura, temono il giudizio della società. A tutti questi ragazzi e ragazze dobbiamo dire che non sono soli e che certe idee semplicemente non devono e non avranno cittadinanza in questo Paese. Gli attacchi vorrebbero farci tornare nell’armadio mentre noi dobbiamo continuare a spalancare porte e finestre per mostrare la bellezza delle nostre vite e del nostro essere".
Quali sono stati i suoi modelli per la ricerca della sua identità? Chi ammirava?
"Purtroppo nel nostro Paese se sono pochi i gay dichiarati nel mondo dello spettacolo, dello sport o della politica, le lesbiche sono pari a zero. Non ricordo modelli ai quali mi sono ispirata per costruire la mia identità di lesbica".
Quali sono, oggi, i modelli per una giovane che si scopre gay, lesbica o trans?
"Di veri e propri coming out se ne vedono ancora pochi e mi viene in mente solo Tiziano Ferro. Ancora peggio per le ragazze, ieri come oggi le giovani lesbiche hanno pochissimi modelli italiani nel quale identificarsi, la maggior parte vengono dall’estero. Penso al coming out di Jodie Foster o a quello di Ellen Page che da subito ha assunto una valenza politica e non solo personale. Sembra che in Italia le lesbiche non esistano ma sappiamo bene che non è così. Per le persone trans in Italia penso a Vladimir Luxuria che continua a raccontare con dignità e orgoglio la sua storia".
Quale è il ruolo delle associazioni sul territorio?
"È un ruolo importantissimo. Senza le associazioni sul territorio non si cambia veramente la società perché sono il polmone che dà respiro al cambiamento. L’ho sempre pensato da attivista di Famiglie Arcobaleno e quando sarò a Bruxelles il confronto con le associazioni sarà per me indispensabile".
Perché non si è mai pensato ad organizzare le forze e proporre un programma politico unitario?
"Perché non esiste, ad oggi, un reale consenso sui valori e i programmi che ci uniscono. Senza La Sinistra non ci sarebbe in Italia nessuna lista che rappresenta la parte più progressista dell’arco politico europeo".
Secondo lei la lotta per i dritti della popolazione Lgbti è stata strumentalizzata dalla politica?
"Può essere successo. Non voglio fare polemiche. Ognuno può leggere i programmi politici, gettare uno sguardo a quello che è successo negli anni passati e decidere quali partiti hanno impugnato e rappresentato meglio la battaglia per i diritti civili. Io sono convinta che chi fa tutto questo senza paraocchi e senza pregiudizi vedrà che la Sinistra, meglio di altri, ha svolto questo compito. Ma, ovviamente, spetta agli elettori giudicare. Io andrò avanti con determinazione senza arretrare di un millimetro perché sui temi come diritti civili e umani non possono esserci compromessi o sconti".

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