politica

Carpinelli e Urbani rimettono al sindaco il mandato da assessori. Rammarico ma anche speranza: una 'provocazione' responsabile per un effettivo cambiamento

mercoledì 2 maggio 2007
di laura
Sono arrivate formalmente nella tarda mattinata di oggi, martedì 2 maggio, le dimissioni annunciate degli assessori al Comune di Orvieto Carlo Carpinelli e Teresa Manuela Urbani, che proprio oggi hanno rimesso al Sindaco Mocio le loro rispettive deleghe al Turismo e grandi eventi e alla Cultura. La riconsegna del mandato è stata annunciata alla stampa dal vice sindaco Carpinelli anche a nome dell'assessore Urbani, oggi fuori Orvieto per inderogabili motivi professionali. Sereno e come sempre pacato, il senatore Carpinelli, nel ringraziare chi gli ha accordato fiducia in questi anni di impegno e, in particolare, nel mandato alle amministrative del 2004, ha colto l'occasione, oltre che per spiegare le ragioni del suo gesto, per fare una riflessione sul difficile momento politico che la città ha vissuto e sta vivendo. In sintesi, non solo un caso personale o cittadino, ma una vicenda emblematica della crisi strutturale della politica: “la chiara dimostrazione – ha affermato il senatore – di come quando non si è più in grado di procedere su grandi temi, e dunque l'azione politica si affievolisce, partiti e istituzioni divengano fulcro solo di uno scontro di poteri”. Sono state proprio queste lotte di rendita personale, ancor più che di corrente, all'interno dei DS a determinare, secondo quanto riferito da Carpinelli, una grande fatica ad espletare il mandato e a procedere nell'azione amministrativa, e quindi a spingere alle dimissioni prima Giuseppe Germani, a cui il senatore ha voluto riconoscere grande capacità produttiva e di azione, poi lui stesso e la Urbani, stanchi dei numerosi scontri di potere creatisi intorno a temi centrali sui quali, tra l'altro, la collettività chiedeva risposte. Espressamente citati l'attacco alle partecipate, il forte ritardo sulle decisioni da prendere per la rifunzionalizzazione delle ex Caserme con le note vicende di RPO, l'incerto futuro del Centro Studi Città di Orvieto e, soprattutto, il momento topico del bilancio, in cui, dopo i grandi sforzi del sindaco e della giunta per arrivare a una sofferta e condivisa soluzione, “tutto – ha affermato il senatore – è stato di nuovo messo in discussione e strumentalizzato a fini politici creando ulteriori difficoltà amministrative”. Carlo Carpinelli ha anche sottolineato il doppio livello di governo che, per la lotta tra correnti, si è andato a creare tra amministrazione e organi di partito e che ha fatto sì che le interferenze dei segretari finissero per contare più degli indirizzi degli organi istituzionali preposti a scegliere e a decidere: una situazione propria dei momenti di caduta ideale e morale, che non ha trovato un sindaco abbastanza fermo nel fronteggiare l'intrusione. Questo l'unico appunto mosso al primo cittadino, con cui il vice sindaco ormai emerito ha per il resto affermato di dover condividere in pieno, in quanto membro dell'esecutivo, le eventuali responsabilità sul mancato slancio di questa parte di consiliatura. Un quadro di tensioni non più sostenibili dunque, ma anche un nobile passo indietro e qualche speranza per il futuro. “Il rammarico più forte – ha infatti affermato Carpinelli – è certamente per non aver saputo rispondere in pieno alle aspettative della collettività, me ne dispiace e di questo chiedo scusa a quanti avevano fatto un investimento sulla mia persona. Posso però affermare che la scelta da noi fatta, pur essendo segnata da grande amarezza e difficoltà, contiene un forte elemento di speranza. Questo atto, infatti, è anche un gesto di responsabilità e di riconoscimento dei problemi: fare un passo indietro perché realmente si investa in una nuova classe dirigente”. In pratica – ha ulteriormente spiegato il senatore – corrisponde ad agevolare nei fatti quella discontinuità di cui si parla e si sente il bisogno, perché cali realmente nella politica, nel metodo e, necessariamente, nelle persone. E' dunque una sfida che gli assessori dimissionari lanciano, perché un nuovo gruppo dirigente sia in grado di mettere in campo energie nuove e una diversa direzione di marcia. Sembrerebbe - da qualche impressione che siamo riusciti a raccogliere dall'analisi svolta da Carpinelli, ma anche da quello che passa per il nostro piccolo punto di osservazione – che non tutto sia andato per il verso immaginato nell'ennesimo assalto al potere descritto dal senatore, e che le nuove candidature proposte (peraltro non ancora chiuse per i dubbi di Pacioni) abbiano scontentato, proprio per una nuova impostazione di metodo, chi magari si era fatto qualche facile illusione per qualche possibile carica. Ora, rinnovata nei prossimi giorni la giunta, al sindaco e al nuovo esecutivo aspettano, come lo stesso Carpinelli ha evidenziato, mesi di certo non facili, in cui dovranno far fronte al doppio impegno di ridare, da un lato, serenità e fiducia alla cittadinanza, dall'altro di ricostruire e di rendere incisiva l'azione di governo. Al sindaco, e ai nuovi assessori che verranno, gli assessori uscenti augurano buon lavoro e, ormai da cittadini, si dicono pronti ad assicurare sostegno.