opinioni

"Oggi è sabato, domani non si va a scuola!"

giovedì 9 maggio 2019
di Un genitore, ma forse molti di più
"Oggi è sabato, domani non si va a scuola!"

Di tanto in tanto capita di leggere qualche articolo che porta la firma di un fervente comitato per il sabato libero, in base a cui sembra che tutta Orvieto e dintorni si stia sollevando e sia pronta a muovere battaglia per evitare ai propri figli di andare a scuola di sabato. Si citano numeri riguardo a consensi e votazioni con lo scopo di accusare l’istituzione di antidemocraticità e invocare le dimissioni dei rappresentati dei genitori nel Consiglio di Istituto. Insomma, mettono su un gran polverone. Ma perché? Perché a dir loro la scuola non vuole dare il sabato libero e i rappresentanti non li rappresentano. Prima puntualizzazione: a settembre partiranno due sezioni sperimentali, una alla primaria e una alla secondaria, con un’organizzazione oraria che prevede appunto il sabato libero per gli scolari.

Il comitato fa riferimento al fatto che una proposta non sia passata per 13 voti su 15 votanti, ma non dice che quella votazione riguardava non questo famoso sabato libero, bensì l’applicazione di un orario, da loro proposto, a tutte le classi della scuola primaria e secondaria; l’organo che ha espresso il suo giudizio con questa votazione è il Consiglio di Istituto, il quale, per chi non lo sapesse, è composto dalle varie figure della scuola: dirigente, docenti, genitori e personale ATA. Il sempre equilibrato comitato virgoletta i rappresentanti come “cosiddetti”, ma non dice che uno dei due voti non contrari a questa proposta viene proprio da un “cosiddetto” rappresentante dei genitori, il quale, prima di votare favorevolmente, ha specificato di non essere d’accordo con la proposta in questione, ma dato che una parte dei genitori è a favore, vota in modo tale da rappresentare proprio questa parte. Perché di una parte dei genitori si tratta.

Il comitato cita numeri su cui fondare il proprio consenso, ma impugna un sondaggio che per giunta è stato anche mal posto. Essendo io, come molti altri a nome di cui scrivo, genitore di bambini che condividono gli stessi spazi con i figli dei genitori che costituiscono il comitato, ed essendo stata presente alla votazione in questione, ci tengo a dire che le accuse di antidemocraticità sono infondate, e lo sono per tre motivi:
1) in democrazia conta la maggioranza dei voti, e non delle opinioni;
2) i voti devono essere espressi da chi ha la competenza per farlo;
3) la maggioranza dei voti sarebbe impotente se questi non si esprimessero conformemente alla normativa vigente.

Se tutti decidiamo che la matematica non bisogna farla perché antipatica ai più, è vero che c’è una maggioranza, ma una pretesa simile è contro le indicazioni nazionali e quindi la pretesa resta campata per aria, anche perché noi tutti non siamo competenti ad esprimerci in materia. E questo, per quanto possa risultare talvolta antipatico, è una garanzia per tutti. Da genitore, sapere che una rappresentante, deputata di fatto e di diritto ad esprimersi, è disposta a votare non tanto secondo la propria opinione, quanto in conformità ad un sentire comune a più genitori, ritengo che questa condotta sia democratica, a prescindere se la mia posizione sia pro o contro.

E forse va anche ricordato al comitato che la maggioranza degli studenti che frequenta le scuole della Rupe non vive sulla Rupe, il che significa che hanno dei ritmi già abbastanza pesanti (solo per dire, i primi a salire sullo scuolabus lo fanno alle 7.10 circa del mattino, e gli ultimi a scendere lo fanno alle 14.15…non credo sia difficile immaginare cosa comporterebbe anticipare l’orario di entrata alle 8.00 e di uscita alle 14.00 - per quello che riguarda l’orario che il comitato vorrebbe applicato alla scuola secondaria - ), e se vogliamo parlare di giustizia, parola tanto abusata, direi che bisognerebbe provare a guardare un po’ più in là del proprio naso….oppure dobbiamo pensare che esistano figli di serie A, che si svegliano con tutta calma e pranzano ad orari decenti, e figli di serie B, che possono tranquillamente alzarsi all’alba e saltare direttamente il pranzo (o mangiare tutti i giorni con un panino, come mi sono sentita dire da uno di questi signori?!)…

Come dice il vecchio adagio, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce, e infatti l’albero che cade sta alzando un polverone che non consente di vedere le cose nitidamente: una scuola didatticamente molto valida che si è aperta ad una sperimentazione, benché in prima istanza, non ce lo dimentichiamo, fosse già stata bocciata dal Consiglio, e non ci dimentichiamo che una raccolta firme non è mai bastata a fare una legge.

Sempre nella famosa votazione del Consiglio di Istituto, che ha visto 13 voti schierati su 15 votanti, alla quale hanno assistito vari genitori, tra cui me, un mio parigrado si è lamentato del fatto che, da spettatore e non appartenente al suddetto Consiglio, non poteva avere in quella sede voce in merito..ripeto, in democrazia funziona così; al che gli fu chiesto quale dei genitori rappresentanti del consiglio avesse a suo tempo votato e dunque quale rappresentante dovesse rappresentare le sue istanze. La risposta che ne seguì fu che non aveva votato. Allora, visto che si tira in ballo l’antidemocraticità, a scuola mi hanno insegnato che i diritti vanno di pari passo ai doveri: come ci si può lamentare del fatto che i propri diritti non vengono ascoltati se poi non ci si assume a tempo debito i propri doveri?

Come diceva Seneca, non c’è vento favorevole per chi non sa dove andare.

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