economia

Visionario o illuminato? Rifkin espone le sue teorie a Terni

domenica 4 settembre 2005
di Angelo Rosati
Di fronte ad una platea gremita ed incuriosita, ieri a Terni, Jeremy Rifkin ha illustrato i fondamenti della sua teoria economica basata sull’utilizzo dell’idrogeno.
Nella conferenza, organizzata dalla Lega Coop Centro Italia insieme alla Biblioteca comunale di Terni, il famoso economista futurologo ha illustrato ad una folla di tecnici e semplici curiosi quali saranno gli scenari geopolitici in un mondo senza più riserve di petrolio.

Jeremy Rifkin , introdotto dall’assessore Sonia Berrettini e dal sindaco Raffaelli, camminando tra il pubblico, ha catturato l’attenzione partendo dalle recenti tragedie climatiche, per poi delineare un quadro quanto mai interessante: saremmo, a suo dire, di fronte ad una nuova rivoluzione della storia umana, paragonabile alla scoperta dell’agricoltura ed alla rivoluzione industriale: ovvero l’avvento della democrazia nella produzione energetica.

Il famoso economista, che fu anche consigliere di Prodi all’Unione Europea, sostiene che in futuro tutti saremo in grado di produrre e scambiare energia pulita grazie all’uso dell’idrogeno, mettendo fine agli oligopoli di governi e multinazionali.
In questo scenario sarà possibile risolvere i problemi legati all’inquinamento, causa a suo parere dello sconvolgimento climatico in atto, e non solo: l’economia all’idrogeno genererà un surplus energetico che permetterà il restringimento della forbice tra paesi ricchi e paesi poveri.
Naturalmente Rifkin non dice che tutto ciò sarà di facile realizzazione.

Questo “potere orizzontale”, che darà energia a tutti, dovrà infatti essere conquistato dall’umanità opponendosi ai poteri che cercheranno di imbrigliarne la fonte
. Per spiegare come combattere nella guerra per la democrazia energetica Rifkin prende l’esempio di internet, dove nonostante le leggi sul copyright ed i controlli sempre più stretti su software e musica, una miriade di utenti/programmatori, spesso giovanissimi, riescono a creare sistemi di scambio dati e programmi gratuiti (come ad esempio Linux o Firefox) spesso migliori di quelli a pagamento.

C’è però una brutta notizia, infatti Rifkin avverte che l’idrogeno è comunque un “vettore secondario” e deve quindi essere estratto tramite l’utilizzo di altre fonti energetiche.
Mette in guardia allora dal controsenso di utilizzare di nuovo il petrolio o combustibili fossili per la produzione dell’idrogeno, il quale sarebbe allora un idrogeno a sua volta inquinante.
“Basta dunque con il petrolio e con gli investimenti in tecnologie per la sua estrazione, e basta a guerre causate dal petrolio” afferma senza mezzi termini entrando apertamente in polemica con il presidente Bush.
La soluzione, afferma, risiede solo ed esclusivamente nell’investimento massiccio in fonti pulite e rinnovabili che a loro volta permettano di produrre idrogeno, pena il collasso del sistema mondiale.

Nel finale parla addirittura di politica italiana esortando il pubblico ad esigere agende ed interventi in direzione dell’idrogeno: “votate nelle prossime elezioni chi abbraccerà questa visione”.
A questo punto sorge nel pubblico in sala un amletico dubbio: questo stimato professore americano sarà forse un pazzo visionario? o siamo invece di fronte ad un illuminato che ha compreso con largo anticipo la vera via della sostenibilità?

Di sicuro non è facile capirlo, ma gli sconquassi climatici di questi giorni, l’aumento vertiginoso del prezzo del petrolio e l’aria irrespirabile delle nostre città rappresentano segnali oramai troppo evidenti per essere considerati solo effetti accidentali slegati tra loro e non, piuttosto, come conseguenze di una grave crisi sistemica dell’attuale modello energetico mondiale.