"La Mir. Storie di un mondo di pace", primo lavoro da regista per Chiara Atalanta Ridolfi

Una sartoria. Un laboratorio artigiano. Un luogo inconsueto - dove "chiunque può entrare e prendere, ma anche entrare e dare" e dove "si recupera ciò che altrimenti verrebbe buttato via" - che accoglie, forma e impiega persone che, per ragioni diverse, vivono situazioni di fragilità. Soggetti con invalidità fisica o psichica, detenuti in regime di semi-libertà, donne vittime di violenza, minori in difficoltà, anziani senza più occupazione, trovano tra le mura dell’antico Oratorio della Misericordia di Orvieto, dove ha sede la Cooperativa Sociale Mir, un’alternativa all’isolamento.
Alessandra Taddei, fondatrice e cuore pulsante, e Massimo Ercolani, suo braccio destro fin dall’inizio, collaborano insieme ad una ventina tra lavoratori e volontari in nome di un progetto di artigianato di pace basato sui principi cristiani di Ecologia Integrale, manutenzione, riciclo e su una pratica quotidiana di inclusione, al di là di ogni provenienza ed orientamento. "In un mondo abituato solo a usare e gettare, quanto spazio c’è per una realtà così?". Se lo è chiesto Chiara Atalanta Ridolfi, che ha scritto e, per la prima volta, diretto il documentario "La Mir. Storie di un mondo di pace", per raccontare la storia di questa piccola comunità laboriosa.
"Il mio desiderio – spiega – era quello di restituire volume a persone che parlano sottovoce in um mondo abituato ad urlare, e conservare la memoria di piccole situazioni quotidiane che compongono nel tempo grandi opere che meritano di essere riconosciute. Perché nonostante i dieci anni di attività, i molti macchinari specializzati, le grandi commesse, l’importante ruolo di ricucitura sociale svolto sul territorio ed i premi vinti, come quello di Ambasciatrice di Economia Civile 2022 di Next Nuova Economia, ci vuole forza e determinazione per far vivere un posto come la Mir.
Che non gode di sovvenzioni e si basa esclusivamente sul proprio lavoro. Un posto così trasversale, così fuori dalla logica del profitto in un’economia globale basata sul consumo e sullo spreco, dove il lavoro diventa strumento di conquista della dignità individuale, di guarigione e di emancipazione. Un posto dove non esistono barriere, dove ognuno arriva con le proprie ferite, le proprie mancanze e, proprio attraverso il lavoro, in uno spazio condiviso e ricco di scambi, evolve, progredisce, guarisce. Una specie di rete di salvataggio per chi vive momenti di fragilità.
Qualcosa che nasce dal basso ma è in grado di sospingere verso l’alto. Ciò che mi ha colpito, sin dall’inizio, è stata la forte spiritualità̀ religiosa che si respira qui. Il misticismo diffuso, ma con silenzioso rispetto delle diversità, che sottende tutto. Grande è la capacità di accogliere di questo posto, accogliere e rimettere in circolo, e tessere ogni giorno un nuovo capitolo fatto di persone e situazioni sempre in continuo divenire, di nuove sfide quotidiane. La Mir è un posto da cui filtra un’atmosfera speciale, miracolosa e allegra".
Suggestioni restituite dal documentario prodotto da Alfredo e Lorenzo Borrelli, Own Air Srl con il sostegno di Umbria Film Commission - che sarà presentato venerdì 23 maggio alle 20.30 al Multisala Corso di Orvieto e che vedrà dialogare la regista con il giornalista Claudio Lattanzi - dalle musiche originali di Arturo Annecchino e dalla suggestiva fotografia di Sara Purgatorio. Il montaggio video è a cura di Francesco Garrone, il suono in presa diretta di Vittorio Melloni, Lorenzo Ferrillo e Matteo Ieva, il montaggio suono è opera di Filippo Bussi.
Dalla sartoria alla scuola, dalle case degli anziani al carcere, nei 70 minuti di durata si seguono i gesti legati al lavoro, alla manualità e al carattere di Alessandra e Massimo, ma anche Nicola, portatore di Sindrome di Down, Giada, Beatrice e Iuri, che provengono dalle scuole del circondario, Isolina, che isolata non è più̀, i ragazzi del Gruppo Inventio del Liceo Scientifico "Ettore Majorana", i detenuti lavoratori dei reparti di Tessitoria e Sartoria della Casa di Reclusione di Via Roma, le sarte anziane che lavorano da casa, le volontarie, e poi le gatte che abitano nel laboratorio.
E tutti coloro che vengono e vanno, continuamente, che prendono e danno, in un’osmosi continua in grado di generare crescita ed emancipazione attraverso il lavoro. Perché "la Mir è l’affresco di una comunità eterogenea, composita e fluida, sempre in movimento, costituita di persone spesso diversissime sotto ogni punto di vista: provenienza, religione, classe sociale, età, condizione personale. Diversità che si completano perché qui ciascuno dà secondo le proprie possibilità e prende secondo i propri bisogni, con grande naturalezza".
Chiara Atalanta Ridolfi, laureata in Antropologia e diplomata in Sceneggiatura alla Scuola Nazionale di Cinema - CSC di Roma, ha scritto sceneggiature per lungometraggi, cortometraggi, radiodrammi e spettacoli teatrali, insegnato in diversi laboratori ministeriali e scuole statali. Tra i suoi lavori "Magma. Mattarella, il delitto perfetto" di Giorgia Furlan, prodotto da 42° Parallelo, "Nevia" di Nunzia De Stefano, prodotto da Matteo Garrone e Rai Cinema, "Mamma+Mamma" di Karole Di Tommaso, prodotto da Bibi Film e Rai Cinema, "Questi Giorni" di Giuseppe Piccioni, prodotto da 11 Marzo Film, Publispei e Rai Cinema, "Nessuno mi pettina bene come il vento" di Peter Del Monte, prodotto da 11 Marzo Film e Rai Cinema, "Storie sospese" di Stefano Chiantini, prodotto da Faso Film.
"La Mir. Storie di un mondo di pace" è il suo primo lavoro da regista. Dopo l'anteprima orvietana, i prossimi incontri con il pubblico già in programma insieme alle proiezioni si terranno venerdì 30 maggio al Cinema Perla di Bologna e mercoledì 4 giugno al Cinema delle Provincie di Roma.

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