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"8 Marzo 2024, le donne palestinesi esempio di lotta e resistenza" al Bi.Pop di Sferracavallo

lunedì 4 marzo 2024

In occasione dell'8 marzo, giornata di lotta per l’autodeterminazione femminile, il Coordinamento Orvietano per la Palestina ha organizzato un'iniziativa dedicata alle donne palestinesi a cui ha aderito anche il Centro Antiviolenza "L’Albero di Antonia". Dopo cinque mesi di continui massacri e devastazioni, a cui il mondo assiste in diretta senza la capacità di porre fine all’orrore, col benestare delle maggiori potenze occidentali, riteniamo che il genocidio in atto contro la popolazione palestinese ci riguardi tutte e tutti e che la nostra azione di risposta debba trovare spazio costante nel nostro quotidiano e nelle varie battaglie che conduciamo, anche quando lottiamo contro un modello sociale patriarcale e violento.

È in questa prospettiva che il Centro Antiviolenza "L’Albero di Antonia" ha accettato di introdurre l’iniziativa prevista per le 17.30 di venerdì 8 marzo, presso lo Spazio Sociale Bi.Pop a Sferracavallo, attraverso cui si mira a fare luce sulla condizione delle donne palestinesi e sull’importanza del loro ruolo all’interno della lotta anticoloniale. Di fronte alle enormi difficoltà dettate dall’essere donna in uno stato di occupazione militare e essere donna oggi a Gaza, le donne palestinesi hanno sempre costituito, e continuano a farlo, un modello di lotta e resistenza.

Resiste chi continua a lavorare negli ospedali distrutti, chi viene torturata nelle carceri israeliane, presa di mira mentre lavora come giornalista, chi non smette di documentare, chi partorisce in una tenda, resiste chi ha perso tutto e non si arrende, la madre senza più figli, la vedova, l’orfana, resiste chi è ancora in grado di offrire un abbraccio. In Cisgiordania resiste chi lotta contro la demolizione delle case, l’espropriazione delle terre, chi attraversa i posti di blocco per raggiungere l’università, chi coltiva la terra e raccoglie le olive. Dentro e fuori la Palestina, resiste chi dedica poesie alla sua terra, chi ne canta le canzoni, chi cucina i suoi piatti, trovando il proprio modo per affermarne l’esistenza e per battersi per la dignità e libertà della sua gente.

La forza delle donne palestinesi non è una novità. Il film proposto "Naila and the uprising", della regista Julia Basha, attraverso la protagonista Naila Ayesh ripercorre la storia dei comitati delle donne palestinesi che hanno costituito una sorta di spina dorsale invisibile della prima intifada, la rivolta che alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso ha segnato una tappa fondamentale nella storia del movimento di resistenza palestinese in termini di capacità di autorganizzazione e partecipazione popolare. Anche quando l’inganno del processo di Oslo ha portato alla costituzione di un’Autorità Palestinese che ha in larga misura affossato la forza propulsiva del movimento popolare, le donne palestinesi non hanno smesso di lottare.

Ne sono testimonianza gli interventi di Meri Calvelli, da anni presente come cooperante nella Striscia di Gaza e che nel 2022 ha contribuito a realizzare il primo forum internazionale a Gaza con il coinvolgimento di numerose organizzazioni di donne palestinesi, così come quello di Sawsan Shunnar, membro dell’Unione Generale delle Donne Palestinesi e presidente di AOWA, un’associazione di donne palestinesi, femministe e progressiste, che si sono impegnate per stabilire un collegamento tra la causa nazionale e le esigenze di sviluppo socio-economico della società.

È all’interno di AOWA che nasce un progetto di produzione di saponi artigianali all’olio di oliva, portato avanti in collaborazione con alcune realtà umbre e nazionali del commercio equo e solidale, al fine di offrire uno sbocco lavorativo alle donne palestinesi. Il Coordinamento Orvietano per la Palestina ha ritenuto importante sostenere questo progetto ordinando dei lotti di prodotti da proporre in occasione dell’iniziativa. Troppo spesso le donne palestinesi vengono dipinte come vittime di una cultura oscurantista e primitiva che le schiaccia e nega loro la voce, prima che come vittime della ferocia dell’occupazione, rifiutando di riconoscere la forza della loro azione in una battaglia in cui dovremmo sentirci tutte e tutti coinvolti.

Coordinamento Orvietano per la Palestina

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