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Dario Leone in scena con "Bum ha i piedi bruciati". "Il mio racconto ironico ed empatico per Falcone, così semino consapevolezza"

domenica 19 marzo 2023
di Livia Di Schino

Dal Piemonte all’Umbria, esattamente da Verbania a Città della Pieve. In viaggio, così Dario Leone uno dei protagonisti del film "Le guerre horrende" (2016) e volto riconoscibile da alcune serie televisive come "Il Paradiso delle Signore", ci ha presentato il suo "Bum ha i piedi bruciati", che andrà in scena al Teatro degli Avvaloranti giovedì 23 marzo alle 21.

Sarà una serata tutta dedicata alla storia di Giovanni Falcone. Vista dagli occhi di un artista che, in questo monologo anche nelle vesti di regista, cercherà di relazionarsi con il suo pubblico in maniera empatica, utilizzando anche un linguaggio ironico.

"Ironia per trattare di legalità – sottolinea l’attore –, sembra quasi una cosa inopportuna, ma in realtà l’ironia rappresenta una grande arma per trattare di temi importanti, come può essere quello della legalità". "Il teatro – chiarisce – è nato per raccontare il sociale, è passione civile. Uno degli obiettivi prioritari è quello di seminare, soprattutto nei giovani ma non solo, spunti di riflessione e consapevolezza da portare a casa".

Come nasce l’idea di questo spettacolo?
“Come ogni storia importante affonda le sue radici nell’infanzia. Quando ero un bambino. Quella sera, era il 23 maggio 1992, e stavo ritornando a casa da una gara di nuoto. Essendo sabato mi aspettavo ad accogliermi l’usuale clima di festa. Quello che era intorno a mio nonno (padre di mia madre che abitava con noi) ogni sabato del mese. Circa trenta persone, tra parenti, zii e cugini, tutti insieme a chiacchierare, a raccontarci come era andata la settimana e a mangiare qualcosa. E invece quella sera fu diverso. Quella sera scoprii chi era Giovanni Falcone. E l’ho scoperto dalla televisione, dai racconti dei miei familiari. Nel tragico momento, nel momento della strage".

Poi cosa è successo?
"Dopo una ventina d’anni ho trovato per caso un libro di Luigi Garlando. Questo testo racconta Giovanni Falcone ai bambini. E’ un po’ come se si rivolgesse a me, a quel bambino che ero stato".

E poi?
"E poi l’idea di “Bum ha i piedi bruciati”. E la riscoperta di un peluche che, quindici anni prima di andare in scena la prima volta, mi aveva regalato un’amica".

Chi è Bum?
"Tutti lo vogliono sapere, ma non tutti poi lo domandano – si percepisce che da dietro il telefono l’attore è tra lo scherzoso e il serio -. Bum è il peluche dalle sembianze di una scimmia e nella finzione scenica appartiene a mio figlio. Bum è il fulcro della narrazione".

Quanto lavoro c’è voluto per portare Bum in scena?
"Un anno e mezzo di studio, di approfondimenti. Poi ho voluto contattare Maria Falcone, sorella di Giovanni, alla quale ho mandato il testo che avrei voluto rappresentare. Mi ha risposto incredibilmente in tempi strettissimi: tre giorni dopo, ero a Roma e camminavo ai Fori imperiali, e sento squillare il telefono. Guardo. Numero sconosciuto. Rispondo. Era la segretaria della professoressa Maria Falcone. Me la passa e parlo proprio con lei. Ecco il patrocinio sullo spettacolo. Cosa più unica che rara per una rappresentazione teatrale".

E poi?
"E poi chiamo Massimo Guerci, scenografo e tecnico dello spettacolo, con il quale collaboro da più di dieci anni. Con lui abbiamo dato forma fisica a quello che avevo scritto".

E inizia l’avventura…
"Esatto. Bum ha spento 7 candeline e, con Città della Pieve, è andato in scena 121 volte. Ha girato per l’Europa: a Londra, in Spagna e in Germania. Adesso guardiamo agli Stati Uniti. Speriamo…".



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