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"Una volta l'anno è lecito impazzire. Storia di Carnevale dagli Archivi della Tuscia Viterbese"

lunedì 20 febbraio 2023

"L'indagine ha il suo limite spaziale nella provincia di Viterbo, ovvero in quel territorio che dall'VIII secolo alla Rivoluzione Francese era il Patrimonio di San Pietro. Ma, di fatto, sono frequenti i riferimenti a fatti carnevaleschi, proposti in nota, presenti in aree contigue quali Toscana, Umbria, ma soprattutto Roma. Sul piano tematico alcuni riferimenti connettono questo territorio ad aree ancora più lontane. Porre un limite areale, senza indulgere a uno sterile municipalismo, è la condizione per evitare facili generalizzazioni e per dare concretezza al raffronto tra i processi storici e il mutare dei sistemi culturali.

Ma è anche la condizione metodologica per riscontrare le relazioni tra il persistere di motivi carnevaleschi, come l'inversione dei ruoli, la maschera, la grande abbuffata, il ballo, la satira sociale e il potere politico; un potere politico che nel caso del Patrimonio di San Pietro era anche religioso. Preceduto da una premessa e da un'introduzione, il profilo storico, ripartito in nove capitoli, procede alternando documenti, che vanno dal 1214 al 1940, e valutazioni di carattere antropologico e sociologico" quanto basta a fare delle 411 pagine di "Carnevale. Storia di Carnevale dagli Archivi della Tuscia Viterbese" (EdUP, 2013) di Quirino Galli una perla.

Sarà lui stesso a parlarne lunedì 20 febbraio, dalle 16 alle 18, nella Sala Conferenze dell'OpenHub della Regione Lazio di Viterbo, al civico 11 di Luigi Rossi Danielli, uno spazio fisico dedicato all’incontro tra cittadinanza, amministrazioni pubbliche, terzo settore, università, scuole ed imprese. Antropologo, Galli ha scritto quindici libri che interessano la Tuscia e numerosi saggi. Docente di Storia del Teatro e Teoria e Prassi della Messinscena all’Accademia di Belle Arti di Viterbo e assistente alla regia con Orazio Costa Giovangigli, ha collaborato a lungo con Federico Doglio, fondatore del Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale.

Un focus sul Carnevale locale attraverso un vero viaggio nel territorio per dare concretezza al raffronto tra i processi storici e il mutare dei sistemi culturali. Se è vero che ogni regione italiana, anche in tempi moderni vive questa festa in modo diverso, ciò che le accomuna è sicuramente la voglia di divertirsi. Lo spirito della celebrazione è quello di "livellare l’ordine delle cose, ribaltare la realtà con l’immaginazione e la fantasia e mettersi nei panni di ciò che non si è attraverso i travestimenti". La dice lunga anche il proverbio, derivato dall’antico detto latino, che viene associato al Carnevale: "Semel in anno licet insanire", "Una volta l'anno è lecito impazzire".

E sempre dal latino "carnem levare", ovvero "eliminare la carne" dal momento che, anticamente, il indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale, il Martedì Grasso, prima del periodo di astinenza e digiuno dettato dalla Quaresima, durante la quale a nessuno era permesso mangiare carne. Una festività tutta legata all'esigenza di indossare una maschera e quindi u'altra identità. Una festa senza una data fissa, che inizia la prima domenica delle nove che precedono quella di Pasqua e raggiunge il culmine il Giovedì Grasso per terminare il martedì successivo che, a sua volta, precede il Mercoledì delle Ceneri.

I posti per assistere all'incontro sono limitati.

Per ulteriori informazioni e prenotazioni (obbligatorie):
800.985099 – viterbo@openhublazio.it