"Cibària. Vino e Olio" da degustare. In proiezione il docufilm "Resistenza Naturale"

Il loro è un nome onomatopeico. "Siamo persone – dicono – che vivono in un territorio che va dal Lago di Bolsena all’Altopiano dell’Alfina, dal Monte Peglia ai Cimini, dalla Maremma all'Orvietano, unite da un bisogno di pace, resistenza, amicizia e campagna". Valori che ricorrono anche in ogni attività che la Comunità Rurale Diffusa porta avanti, compreso "Cibària. Vino e Olio", l'iniziativa pre-natalizia in programma per sabato 17 dicembre, dalle 15 alle 21, al Convento di Santa Maria del Giglio (Via Madonna del Giglio, 49 – Bolsena).
Accanto al mercatino dei produttori locali, alle 16 e alle 18, è in programma una degustazione di olio nuovo – gradita la prenotazione al numero 340.7246452 – a cura di Claudio Speroni, il cui interesse per gli oliveti parte da lontano. Gli studi all'Università Agraria di Bologna. Il primo progetto, il recupero degli oliveti della Riserva Naturale di Monte Rufeno. Poi grazie agli insegnamenti di Elvaro Curti, maestro potino, un tirocinio formativo sul campo. I primi corsi come docente con il Laboratorio Ambientale di Allerona e ormai da anni con l'Unitre dell'Alto Orvietano.
Negli anni, tante esperienze per conoscere meglio l'intera filiera e cogliere anche informazioni di carattere socio-culurale alla base di un legame millenario con questo albero. Per tutto il pomeriggio si potrà degustare vino alla mescita, oppure approfittare dello street food, curiosando nella mostra mercato che include anche capi e oggetti di artigianato. Alle 18, poi, la proiezione del docufilm "Resistenza Naturale" alla presenza del regista, Jonathan Nossiter, che dalle Marche alla Toscana, dall'Emilia al Piemonte ha incontrato "viticoltori che non si sono piegati alla standardizzazione.
E hanno uno stretto legame con la terra che coltivano". "Questo documentario – spiegano i promotori dell'evento – alla denuncia unisce l'informazione e racconta cosa significhi fare i vignaioli oggi, quando tutto è subalterno all'industria alimentare. La loro, invece, è agricoltura biologica. Producono senza chimica, rispettano la terra. L'immagine più sconvolgente è quella del confronto tra il terreno di Bellotti e quello confinante distante un paio di metri: qui una terra pastosa e ricca di radici, là un grumo polveroso che si sbriciola".
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