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Dalle conversazioni di "A merenda con" al libro "Orvietani" curato da Guido Barlozzetti

venerdì 26 novembre 2021

"Se l’orvietanità non si lascia afferrare fino in fondo, si possono interrogare gli orvietani. Certo, con un circolo vizioso, perché se li nominiamo come tali vuol dire che qualcosa li accomuna e che come tali li riconosciamo". Un paradosso, o forse no, quello che scioglie il libro curato dal giornalista e scrittore Guido Barlozzetti, con il contributo di sette concittadini testimonial – Domenico (Memmo) Masnada, Marcello Materazzo, Sergio Riccetti, Nazzareno (Reno) Montanucci, Alberto Satolli, Luciano Serranti e Carlo Tatta – che sarà presentato sabato 4 dicembre alle 17.30 nella Sala dei Quattrocento del Palazzo del Capitano del Popolo.

"Orvietani" – questo il titolo della pubblicazione, realizzata per Itala Edizioni con il contributo del Lions Club – raccoglie la trascrizione ordinata delle conversazioni di "A merenda con", tenutesi all’Atelier dei Miracoli di Sergio e Andrea Carli su input dell’Associazione "Luigi Barzini", di cui i "Signori Sette" sono stati protagonisti e i contributi di chi ha partecipato come intervistatore, ovvero Roberto Conticelli, Filippo Sciucchini e Pino Strabioli. Introdotto da Ludina Barzini, presidente onorario dell'Associazione “Luigi Barzini”, e Paolo Calistri, già presidente del Lions Club di Orvieto, il volume è accompagnato dagli scatti degli incontri del fotografo Massimo Achilli.

Progetto grafico e impaginazione sono a cura di Lamberto Bizzarri. Accanto all'autore alla presentazione, condotta da Filippo Sciucchini, e introdotta dal sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, interverranno Ludina Barzini, l'architetto Raffaele Davanzo, presidente dell'Istituto Storico Artistico Orvietano, Daniele Di Loreto, presidente della Fondazione per il Museo "Claudio Faina", l'avvocato Francesco Venturi, presidente del Lions Club Orvieto, e Carlo Carpinelli dell'Associazione "Luigi Barzini". L'evento gode del patrocinio del Comune ed è realizzato in collaborazione con Cantiere Orvieto, Isao e Unitre.

Insieme, per rispondere alla provocatoria domanda legata all'esistenza o presunta tale di un carattere che accomuna e identifica i cittadini della Rupe e del suo territorio che si riconoscono in un'appartenenza simile al Genius Loci. "Luoghi comuni oppure una qualche relazione passa fra l’ambiente in cui una comunità è cresciuta nel tempo, la sua storia e una disposizione psico-antropologica di chi vi si trova a vivere?". "Orvietani" affida la risposta ad alcuni concittadini che, per esperienza personale e riconosciuta autorevolezza in campi diversi, hanno testimoniato di un rapporto profondo con la città, sempre più strana che alta.

Il tutto senza retorica localistica. "Orvietani – mette in chiaro l'autore – non è un trattato, né tanto meno una di quelle ricerche che fanno gli antropologi o i sociologi. Si limita, piuttosto, a dare voce ad alcune persone alle quali si riconosce la capacità di essere se stesse, ciascuna nel suo ambito, e però di travalicarlo ed esprimere qualcosa che può riguardare tutti. Una città si muove nel tempo, tanto più uno strato di case, palazzi, torri e chiese disteso su una Rupe in mezzo a una conca orlata da colline, sempre sul bordo del dentro e del fuori. Rupe, tufo, selci, oggi attraversati dall’immaterialità globale dei bit e in un tempo di profondo e problematico passaggio, restano lì".

Come i passi di chi vi continua il cammino della vita.