economia

Vendemmia 2025 amara, nuovo crollo dei prezzi del vino in Umbria

domenica 19 ottobre 2025

Vendemmia amara quella del 2025. In Umbria, a fronte di una produzione di vino e mosto in crescita rispetto ai 365mila ettolitri del 2024 e di una qualità giudicata buona, i prezzi delle uve hanno registrato un nuovo e deciso scivolone. Lo certifica l’ultimo listino del 14 ottobre della Borsa Merci di Perugia, organo della Camera di Commercio dell’Umbria, che come ogni anno fornisce i valori realmente pagati ai produttori, franco consegna ai centri di raccolta: un elemento di trasparenza raro tra le Borse Merci italiane, molte delle quali si limitano a rilevare i prezzi praticati tra grossisti e intermediari.

Rispetto al 2024, le quotazioni 2025 mostrano un calo fino al 30% per i prezzi minimi e al 33,3% per i massimi, mentre nel confronto con il 2023 la flessione diventa ancor più severa: tra il -40% e il -50% per i minimi e fino al -54% per i massimi. Le uve destinate ai vini rossi Doc e Docg sono le più penalizzate, con un solo segno positivo: il Trebbiano spoletino, in aumento del 64,8%, ma solo a causa della scarsità della produzione, ridotta al minimo storico.

Il Sangiovese oscilla tra 26 e 30 euro al quintale (media 28), il Merlot tra 28 e 30 (media 29), il Cabernet sauvignon sugli stessi valori, mentre il Sagrantino Docg, vino simbolo dell’Umbria, si mantiene su 100-140 euro al quintale (media 120). Per le uve bianche Doc, il Trebbiano quota tra 22 e 26 euro (media 24), il Grechetto tra 30 e 35 (media 32,5), e a pari livello si collocano Pinot grigio, Chardonnay e Vermentino. Ben diverso, come detto, il Trebbiano spoletino, che vola a 70-80 euro al quintale (media 75,5) in virtù della scarsità estrema di prodotto.

Rispetto al 2024, la graduatoria delle diminuzioni percentuali è eloquente: Cabernet sauvignon, Merlot e Gamay -31,8%, Sangiovese -30,9%, Trebbiano -23,8%, Grechetto, Pinot grigio, Chardonnay e Vermentino -23,5%.

Due anni di flessioni drammatiche. Se si estende lo sguardo al biennio 2023-2025, la perdita di valore delle uve umbre appare ancor più marcata. Il Sangiovese guida la classifica dei ribassi con -52,5%, seguito dal Merlot (-51,7%), dal Cabernet sauvignon e Gamay (entrambi -50,8%), dal Trebbiano (-46,7%) e da Grechetto, Pinot grigio e Chardonnay (-44%). Il Vermentino arretra del 40,9% e perfino il Sagrantino Docg – tradizionalmente il vino simbolo dell’Umbria – mostra un differenziale medio del -33,3% rispetto al 2023.

Un comparto sotto pressione. Dopo due anni consecutivi di ribassi, la vitivinicoltura umbra vive una fase complessa e incerta. La qualità delle produzioni resta alta, ma il mercato è debole e la domanda si contrae. Il consumo di vino in Italia si è più che dimezzato in quindici anni: da 21,76 litri pro capite nel 2010 a 10,3 nel 2024. A pesare sono il cambiamento delle abitudini dei consumatori, l’attenzione crescente alla guida in stato di ebbrezza e le sanzioni più severe, il rallentamento economico europeo e i dazi imposti dall’amministrazione Trump, che frenano le esportazioni verso gli Stati Uniti, mercato strategico per molte etichette umbre.

Effetto catena sui territori. La vitivinicoltura regionale resta un pilastro dell’agricoltura e del turismo enogastronomico, ma la caduta dei listini incide su tutta la filiera: dai piccoli produttori alle cooperative, fino ai distributori e ai ristoratori. In molte cantine si parla ormai di “allarme rosso”, con margini ridotti e difficoltà a coprire i costi di produzione, soprattutto quelli energetici e della manodopera. Il rischio, per molti operatori, è quello di non poter reggere un’altra vendemmia su questi livelli.

La trasparenza dei listini umbri. In questo contesto, la Borsa Merci della Camera di Commercio dell’Umbria resta un punto di riferimento per il settore: la possibilità di disporre di dati reali e tempestivi sui prezzi riconosciuti ai produttori consente di leggere con chiarezza le tendenze del comparto e di fornire un orientamento utile agli operatori. Un servizio pubblico che aiuta a misurare l’impatto economico delle flessioni e a costruire politiche di sostegno più mirate.

“I dati della vendemmia 2025 - dichiara Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria - fotografano una situazione che mette a dura prova la resistenza di molte cantine umbre. La qualità dei vini resta elevata, ma il valore riconosciuto ai produttori continua a scendere, con riduzioni che in due anni superano in alcuni casi il 50%. La Borsa Merci della Camera di Commercio dell’Umbria rappresenta uno strumento indispensabile di trasparenza, perché registra i prezzi realmente pagati e non quelli ipotetici di mercato. È un riferimento concreto per leggere le difficoltà del comparto e orientare le scelte future. In questa fase serve coesione, visione e capacità di innovare, per restituire sostenibilità economica a un settore che è parte integrante dell’identità produttiva e culturale della regione".

"La flessione dei prezzi delle uve che emerge dal listino 2025 - afferma Bruno Diano, presidente della Borsa Merci della Camera di Commercio dell’Umbria - è preoccupante e riflette una crisi di domanda che non risparmia nessuno. I consumi di vino in Italia si sono più che dimezzati nell’ultimo decennio e oggi il rallentamento economico in Paesi europei chiave, come Germania e Francia, accentua ulteriormente le difficoltà del mercato. A tutto questo si aggiungono i dazi imposti dall’amministrazione Trump, che penalizzano l’export verso gli Stati Uniti, tradizionale sbocco per i nostri produttori. Il risultato è una pressione crescente sulle cantine umbre, costrette a vendere a prezzi che spesso non coprono i costi. Mai come ora serve una riflessione comune su come sostenere il comparto vitivinicolo, che resta una colonna portante dell’economia regionale".

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