Vendemmia 2017, Umbria e Lazio ai minimi storici

Una prospettiva decisamente preoccupante quella del vino umbro e laziale. Dalle stime di Assoenologi per le due Regioni del Centro Italia emerge il dato peggiore. Il meno 40 per cento di produzione rispetto allo scorso anno.
Addirittura proprio in Umbria si registrano casi che sfiorano il 50%. Una produzione dimezzata che Assoenologi fotografa nel dettaglio e che non lascia adito a interpretazioni: Nelle due regioni si produrranno meno di 1,4 milioni di ettolitri di vino.
Di seguito la relazione di Assoenologi sullo stato della Vendemmia in Umbria e Lazio
L’inverno è stato caratterizzato da temperature molto basse, accompagnate da abbondanti precipitazioni, spesso anche a carattere nevoso.Da febbraio in poi si sono registrati livelli termici estremamente miti grazie a masse d’aria di origine atlantica e subtropicale, con precipitazioni inferiori alla norma e con una riduzione delle riserve idriche sia in Lazio che in Umbria. A marzo sono perdurate le condizioni di alta temperatura e bassa piovosità, favorevoli all’attività vegetativa della vite. Il germogliamento è risultato quindi anticipato.
Nel mese di aprilesi è verificata una violenta gelata tardiva dovuta ad aria artica e polare continentale. Le temperature si sono bruscamente portate su valori molto bassi, provocando danni enormi sui vigneti, estremamente generalizzati e non relegati ai fondo valle. In alcune aree si sono registrati danni anche dell’80%, specie per quelle varietà che avevano già un germoglio di circa 5-10 cm di lunghezza. Il mese di maggio è stato caratterizzato ancora da piovosità inferiore alla norma, favorendo così un anticipo delle fasi fenologiche di circa 10 giorni rispetto alla media degli ultimi anni.
I mesi estivi sono stati inoltre caratterizzati da temperature talvolta superiori ai 40°C, anche per 10-15 giorni consecutivi, con una quasi assente escursione termica fra il giorno e la notte, preziosa per il mantenimento delle acidità e degli aromi nelle uve. Nel Lazio non piove dal mese di maggio, mentre in Umbria sono caduti solo 30/40 mm di acqua, unitamente a grandine nell’orvietano, nella prima settimana di agosto, pertanto lo stato delle risorse idriche risulta assai critico.
La vendemmia è anticipata di circa 15 giorni per entrambe le regioni. I vigneti sono caratterizzati da forte stress idrico, da arresti di maturazione, da foglie basali secche e acini molto piccoli e con principi di appassimento. Destano preoccupazione soprattutto le vinificazioni sia per la difficoltà di maturazione delle uve, sia per la qualità delle stesse. Le uve raccolte nella prima decade di agosto, in particolare Chardonnay e Sauvignon, fanno registrare una resa uva/vino intorno al 50%, in virtù dell’elevato rapporto buccia/polpa. Magra consolazione lo stato sanitario, che sembra essere ineccepibile ovunque, ad eccezione di poche aree dove è apparso l’oidio.
Quest’anno più di altri, quindi, sarà importante l’opera dell’enologo, attraverso le proprie competenze ed esperienze, per ottenere vini di qualità.

Complessivamente si stima una produzione inferiore di almeno il 40% rispetto al 2016, con punte anche superiori nelle zone dell’Umbria. Nel Lazio il calo risulta del35% in virtù della maggiore età dei vigneti, della minor presenza di varietà precoci e della maggiore disponibilità idrica dei suoli, specie nell’area dei Castelli Romani.

Nelle due regioni si produrranno meno di 1,4 milioni di ettolitri di vino.

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