cultura

"Indovina chi viene a cena?", Cesare Bocci: "Un messaggio che può essere declinato in tante maniere"

domenica 9 novembre 2025
di Livia Di Schino

Toc Toc. E se a bussare alla porta di casa fosse tutto quel liberalismo sbandierato per anni, in una vita, alla base dell’educazione impartita ai figli e condivisa giorno dopo giorno, pranzo dopo pranzo, con la propria famiglia? E se in un attimo le parole pronunciate e i ragionamenti fatti con parenti ed amici, nel luogo di lavoro, dalla teoria assumessero i colori della realtà? Se i pregiudizi combattuti da sempre facessero capolino, appunto, dalla porta di casa e, nel fare il loro ingresso, chiedessero risposte immediate alimentando il tarlo dell'incertezza? Una manciata di ore, il tempo da lì alla partenza di un volo, che dovranno bastare per risolvere l’enigma e comprendere se la razionalità, la preoccupazione della proiezione di noi e dei nostri cari nel futuro, possano avere la meglio sul cuore, sulla passione, sull’amore.

Un sabato sera di riflessioni ma anche di emozioni dal palco del Mancinelli con “Indovina chi viene a cena”, rappresentazione che ha permesso agli spettatori della Rupe di sedersi sul divano con i protagonisti di quello che dopo la sua uscita (“Guess who’s coming to dinner?” uscì negli Stati Uniti il 12 dicembre 1967. Nel 1968 in Italia) è diventato poi un grande classico. E in 90 minuti di atto unico letteralmente volato, in una scenografia curata nei minimi dettagli, ecco essere trascinati nel vortice di riflessioni ed emozioni dei protagonisti. A scatenare il turbinio, a bloccare il fluire di una normale giornata in una famiglia di alta borghesia americana (marito editore interpretato da Cesare Bocci e moglie responsabile di una galleria d’arte interpretata da Vittoria Belvedere), l’improvviso ritorno della figlia con un uomo ancora sconosciuto, dal diverso colore della pelle, che viene presentato come il futuro marito.

“Un messaggio attualissimo ancora – è il commento di un soddisfatto Cesare Bocci al foyer del Mancinelli, mentre incontra i suoi fans e lascia alle sue spalle un Mancinelli sold out - ognuno lo può interpretare in tante maniere. Il film era sulla differenza di pelle, che continua ancora oggi. Ma poi lo si può declinare per la religione, le differenze sociali, per tante cose. Il razzismo non è soltanto quello: è declinabile in tante altre maniere. Questo spettacolo fa ridere, sorridere e fa comunque riflettere. Probabilmente si supereranno queste barriere, ma se ne creeranno altre. L’uomo è così. L’uomo ha la grande capacità di complicarsi la vita. A volte”.

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