Al Mancinelli Cesare Bocci, Vittoria Belvedere e tutti gli altri attori della commedia "Indovina chi viene a cena?" hanno stregato il pubblico

Alzi la mano chi non ha mai visto la stupenda commedia di quasi sessant’anni fa (‘Indovina chi viene a cena’ uscì al cinema nel 1967) interpretata sul grande schermo da due mostri sacri come Katharine Hepburn e Spencer Tracy, ma anche un giovane Sidney Poitier. La trama è coinvolgente e ‘surreale’ nella sua estrema semplicità: una figlia presenta ai facoltosi genitori l’uomo di cui si è innamorata: lei è una giovane bianca, Joanna-July (una briosa Elvira Camarrone) mentre John (un bravissimo Federico Lima Roque) è di colore.
La prima ad avere la notizia è la madre Christina, un’eccellente Vittoria Belvedere, che oltre allo stupore nutre delle perplessità in merito a quell’unione non solo per il differente colore della pelle dei due ma perché rivelano che si sposeranno la settimana seguente. È però la reazione del padre Matt, un Cesare Bocci inarrivabile, che tiene con il fiato sospeso fino all’ultimo. Darà o meno la propria benedizione alla giovane coppia?
Matt e Christina si sono sempre dichiarati liberali ma quando è il momento di mettere in pratica quei principi, le convinzioni vacillano. Nonostante John sia uno stimato medico con un curriculum di tutto rispetto, ciò che prevale nei genitori di July è l’origine afroamericana del giovane. Inaspettatamente emerge un ‘razzismo al contrario’: la domestica Tilly, un’effervescente Fatima Romina Alí, e i genitori di John, i bravi Ira Fronten e Thilina Pietro Feminò, di colore, sono altrettanto sgomenti e contrari.
Il soggetto di William Arthur Rose ha oltre mezzo secolo, ma grazie all’adattamento di Mario Scaletta, sul palcoscenico in qualità di brillante interprete del sincero amico Monsignor Ryan, il testo è estremamente attuale, avvalendosi di un linguaggio diretto e schietto, in alcuni passaggi quasi brusco così come in altri, su tutti i dialoghi tra le due mamme e tra John e il padre, intensi ed emozionanti.
Le reazioni dei quattro genitori sono dettate, come affermano, dal timore che i figli incontreranno difficoltà oggettive, fino all’eventualità che potrebbero subire episodi di vera e propria intolleranza? O nascondono forse un voler far prevalere le ‘differenze’ rispetto al riconoscere il profondo sentimento che unisce la giovane coppia?
Le frasi che i due padri pronunciano, seppur con parole leggermente diverse a giustificare la propria perplessità “Non si tratta di razzismo, ma di buonsenso.” e “Il problema non siete voi due, ma il modo di pensare degli altri.”, nascondono il timore che l’intolleranza e il razzismo delle persone possano prevalere o sono loro per primi a non approvare quell’unione? Una commedia brillante che fa nascere tante risate e molteplici applausi, facendo al tempo stesso salire una domanda negli spettatori "Cosa sarebbe accaduto se fosse capitato nella mia famiglia? Quali reazioni ci sarebbero state?”
Al termine dello spettacolo, il pubblico decreta una standing ovation a tutti gli attori, tutti perfettamente calati nei propri ruoli, tutti splendidamente credibili, tutti eccellenti. Allineati sul bordo del palcoscenico ringraziano sentendo vivi e sinceri il calore, i sorrisi e la soddisfazione dei presenti, ma quando vengono accese tutte le luci del Mancinelli sui loro volti si dipinge lo stupore oltre la soddisfazione. Il teatro è strapieno, dalla galleria al loggione a tutti i palchi di ciascun ordine (il teatro ha una capienza di quasi seicento persone) non c’è un posto vuoto. È Cesare Bocci che parla per tutti "Grazie. Grazie Orvieto. Grazie a tutti. Non per noi nello specifico, ma perché significa che la cultura è viva."
Un doveroso post scriptum dopo l'uscita dal teatro. Tutta la compagnia si riversa in strada, attraversando l’atrio del teatro Mancinelli, ciascuno disponibile a una parola, una foto, un sorriso. Chi si è poi fermato in un bar, chi in un ristorante, chi semplicemente camminava per raggiungere l’albergo, tutti hanno salutato con sorrisi e ringraziamenti e bellissime parole in merito al pubblico presente in teatro e alle bellezze artistiche della città. Più d'uno di loro ha affermato che tornerà "da turista". La grandezza di un attore si misura anche, e soprattutto, da questo: la gentilezza, la semplicità, la disponibilità.
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