Omaggio a Velia Pollegioni. L'ultima Maestra della Trina Orvietana

Nella sua casa di Porano, un paese alle porte di Orvieto, Velia Pollegioni, Maestra di merletto, nel 2008 ancora realizza e nobilita l’antica lavorazione. Immaginate uno scenario ovattato e fiabesco e di entrare in un luogo dove su ogni mobile, parete ed angolo trovate bianchi e leggiadri lavori di merletto e ricamo. Ebbene, così è la casa di Velia Pollegioni, Maestra merlettaia di Porano, un’amena località da cui, in un tramonto nitido, si può vedere scintillare la facciata del Duomo di Orvieto.
La Maestra mi è venuta incontro in una fresca e soleggiata giornata di primavera, accogliendomi sorridente sul cancello del vialetto circondato da piante di camelie e rose in fioritura. Zoppicando ed aiutandosi per questo con un bastone, poiché ancora convalescente a causa dell’ennesima operazione alle sue stanche ginocchia, mi introduce, passando nell’ingresso dove alle pareti sono appesi in bella mostra attestati e diplomi di merito, nel bel salottino con il grande camino. La signora Velia siede sulla sua poltrona; di fronte a lei un tavolinetto basso su cui è posato un porta-lavoro aperto dove sono ordinatamente riposti uncinetti di diverse misure, gomitoli di filo sottilissimo, aghi, ditali e forbicine.
Mi invita ad accomodarmi sul divanetto ed ho così l’occasione di guardarmi intorno e fare una rapida panoramica. Già dall’esterno della villetta, notando le trasparenze di merletto incassate sulle tende appese alle finestre, che ora potevo ammirare da vicino, mi ero resa conto di trovarmi di fronte a qualcosa di speciale, paragonabile ad uno scrigno che stava per rivelarmi il suo prezioso contenuto. Non mi sbagliavo. Dappertutto, nella stanza, sono esposte preziose testimonianze della capacità e creatività della signora Velia realizzate con la tecnica del merletto di Orvieto e che, grazie a lei, ha raggiunto la massima espressione artistica nella sua forma più squisita: l’antica trina orvietana realizzata con filo sottilissimo irlandese, oggi fuori commercio, almeno in Italia.
Classe 1933, la signora Velia, è una delle pochissime che ad Orvieto e circondario, lavorano questo peculiare merletto, cui la cittadina ha dato il nome, e la sua preziosa finissima trina da cui esso deriva. In realtà, grazie ad un corso di Formazione Professionale, in cui era docente, organizzato nel 1999 dalla Provincia di Terni, fortemente voluto da suor Tarcisia e svoltosi presso l’Istituto SS. Salvatore di Orvieto, la signora Velia ha insegnato ad undici allieve tutti i suoi segreti, regalando schemi e disegni. La sua generosità e pazienza non hanno limiti. Ma nonostante tutto, ancora oggi, nessuna delle sue allieve, tra cui comunque alcune molto brave, ha ancora raggiunto il livello di perfezione che questa grande Maestra ha acquisito in oltre sessant’anni di ininterrotta sommersa attività.
"Il merletto è la mia vita. Non posso pensare di trascorrere un giorno senza l’uncinetto tra le mani. E’ una lavorazione che da sempre eseguo con grande passione. Ma la passione da sola non basta: ci vuole pazienza, creatività e molta cura e precisione nel realizzare i particolari la cui bellezza, a fine lavoro, viene fatta risaltare grazie ad una speciale operazione di inamidatura e stiratura”, dichiara la Maestra mentre ci mostra i particolari dell’ornato, del fondo e degli inserti formati da motivi floreali, animaletti e bestie fantastiche, che preferisce e realizza con perizia e precisione ineguagliabili. La sua fantasia non ha limiti.
È stata protagonista di un documentario realizzato dal compianto regista Pancaldi, inviato in America dal Comune di Orvieto; ha realizzato in merletto orvietano, due Stemmi del Comune di Porano: il primo l’ ha donato all’Amministrazione e per questo suo gesto la signora Velia, nel dicembre del 2000, è stata invitata e ringraziata pubblicamente durante la seduta del Consiglio Comunale della cittadina dove risiede. Il secondo si trova presso un museo di Rimini. Le sue creazioni, insignite di numerosi premi, oltre all’Italia, sono state esposte in molti Paesi del mondo tra cui Olanda, Francia, Russia.
Molte delle sue opere, ancora oggi, abbelliscono le case delle migliori Famiglie italiane. La signora Velia, che ha collaborato fino alla sua chiusura avvenuta nel 1974, con l’Ars Wetana, Associazione di patronato istituita nel 1907 per iniziativa di alcune nobili signore orvietane, ci mostra un quadernetto azzurro. Tra le sue pagine quadrettate la Maestra aveva a suo tempo pazientemente annotato le ordinazioni destinate all’Associazione e a clienti private. Leggo: 8 marzo 1949, centri ovali, rettangolari e rotondi di misure diverse, fino ad oltre un metro di diametro, totale lire 30.000. 9 marzo e 5 maggio dello stesso anno, l’ordine di una certa Agnese S.: 3 rametti di edera a 30 lire cadauno e 200 tondini scuri per la cifra di 1.600 lire.
Nonostante abbia trasferito i propri saperi a tante persone, la Maestra Velia nella sua vita non ha ricevuto la gratitudine meritata e molte volte è stata dimenticata dalle Istituzioni. Forse perchè ella non ha mai avuto la possibilità di avviare un’attività commerciale autonoma che le desse maggior visibilità, problema ancora oggi comune a molti artisti artigiani.
Tuttavia a questa grande artista del filo, va senz’altro il merito di aver contribuito a preservare dal rischio di sparizione queste antiche lavorazioni e di aver fatto da volano, da quasi un decennio, al rilancio del merletto e dell’antica trina orvietana. Sono pertanto molto lieta dell'evento che il Comune di Porano dedicherà a Velia Pollegioni domenica 26 ottobre. La cartolina invece è un déjà vue poichè, lo stesso anno, ne realizzai una apposta per la cara amica Velia che ne fu molto lieta. Ciao Velia!
Approfondimenti. Porano: qualche cenno storico
Porano è un piccolo borgo storico collinare umbro che si trova a 444 m. s.l.m., alle pendici dei Vulsini, in provincia di Terni, a pochi chilometri da Orvieto. Dal “Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani”, risulta che il toponimo è attestato in “Rationes Decimarum” Umbria (Orvieto) aa. 1275-80 ed è, secondo Pellegrini, di spiegazione incerta (pare un prediale). Poranum, varianti Porranum e Paranum è di origine romana, come dimostra il suffisso di altre località del territorio orvietano: Bardano, Benano, Parrano, Titignano. Osvaldo Priolo, ha tentato uno studio sull’etimologia del nome, facendo derivare l’origine di Porano dal latino “porro” (avanti), per cui “avamposto” che indica la posizione di confine del borgo. "Porano compare per la prima volta nelle fonti documentarie in un atto del gennaio 1126 conservato presso l’Archivio Vescovile. Il vescovo Orvieto Guglielmo concede in livello a Ildibrando Omodei, al figlio Parte e al nipote Rapizello, la metà dei beni della chiesa di S. Cristina, posta nella villa di Porano, e la metà dei beni della Chiesa di S. Martino, di non meglio recisata ubicazione [...]. Documenti del XV secolo, indicano Porano e Castel Ribello sub regione Sancti Angeli de subripa, una delle aree suburbane di Orvieto”. Per ulteriori approfondimenti, consultare il bel volumetto di Marilena Rossi Caponeti "Porano, note storiche”, Associazione Pro-Loco Porano, 2000, da cui sono tratte anche queste notizie storiche.
(Rivista CORA n. 2/2008 Reportage e foto a cura di Geneviève Michela Porpora)

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