cultura

Al Mancinelli l'Orchestra del Mare e Margherita Buy restituiscono voce alle storie dei migranti

martedì 9 settembre 2025

Un invito all'ascolto e all'immedesimazione con il respiro di un rito collettivo, di una cerimonia silenziosa in cui la bellezza si fa responsabilità e la musica riscopre il suo valore, anche politico. È stato un momento di confronto con l’arte, con la storia, con le convivenze e le responsabilità l'annunciato concerto dell'Orchestra del Mare che sabato 6 settembre ha emozionato la platea del Teatro Mancinelli di Orvieto nell'ambito della nona edizione del Festival della Piana del Cavaliere. 

Discreta e a tratti quasi defilata l'attrice Margherita Buy, con la sua voce misurata e carica di empatia, ha condotto il pubblico in un percorso narrativo di struggente intensità. Il suo intervento è stato un cuore pulsante che ha intrecciato parole e musica in modo sofferto e delicato. La presenza di Arnoldo Mosca Mondadori, ideatore del progetto attraverso la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, ha donato alla serata un'aura di autenticità e impegno sociale.

Gli archi costruiti dai detenuti del Carcere di Opera, ottenuti con il legno dei barconi dei migranti, salvati dal Ministero dell’Interno, testimoni di traversate dolorose, hanno plasmato le note e restituito la voce alle storie. Ogni corda ha vibrato non solo per l’arte, ma anche per il dolore, la speranza, la memoria e la possibile rinascita, trasformando la sofferenza in memoria. Quanto all'Orchestra Filarmonica Umbra "Vittorio Calamani", fondata nel 2019 e riconosciuta nel 2025 come Orchestra Territoriale dal Ministero, ha dato prova di solida maturità.

La scelta del repertorio, incentrato sulle celeberrime "Quattro Stagioni" di Vivaldi, ha offerto un contrasto forte: da una parte, l’elegante perfezione del barocco, dall’altra la crudezza della materia che ha dato vita agli strumenti. In ogni movimento, dalle speranze primaverili al rigore invernale, si è percepita una tensione sottile tra armonia musicale ed etica chiamando i presenti ad essere non solo ascoltatori, ma custodi di un racconto che andava oltre le note.

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