L'intensità e la leggerezza. Inaugurata a Palazzo Coelli la personale della pittrice Cinzia Beccaceci

Nel pomeriggio di mercoledì 18 giugno, le relatrici Olga Jesurum, esperta di scenografia teatrale e Paola Pallotta, storica dell’arte, hanno presentato l'annunciata personale della pittrice Cinzia Beccaceci. Hanno usato parole di amicizia, di affetto prima ancora di quelle dettate dalle rispettive professioni. Ciò non ha assolutamente sminuito le loro figure e men che meno l’artista. Sono state un valore aggiunto, perché quando c’è un legame che va al di là della collaborazione lavorativa, un evento diventa più importante, più coinvolgente, più empatico.
Una presentazione che ha tratteggiato le tecniche, le dinamiche, i soggetti e i significati delle opere, ma parlando dell’artista è emersa la pittura, così come parlando dei quadri è emersa la persona. Persona e artista sono un tutt’uno. Ne è dimostrazione anche la scelta di firmarsi solo con il nome di battesimo. Cinzia Beccaceci e l’artista sono la stessa cosa. Sono tecnica e studio, ma anche fantasia e curiosità. Sono dolcezza ed emozione, movimento e colore, oggetti quotidiani in contesti speciali.
Tutto questo è emerso già prima di entrare nelle tre sale in cui è allestita la mostra, in virtù della conoscenza, l’amicizia e la professionalità che lega le tre donne. Del resto, nella presentazione, la storica dell’arte Paola Pallotta ha sottolineato che si tratta sì di una personale, ma in realtà è una collettiva. Tutto è nato e cresciuto nel segno della collaborazione, della condivisione. Dalla scelta delle opere da esporre, al materiale raccolto per la stesura del libro “Cinzia Beccaceci – Opere” edito da Gangemi Editore, fino al trasporto e all’allestimento dei quadri, è stato un ‘gioco di squadra’. Quando la creatività incontra la parte organizzativa e quella storica, allora non possono che nascere piccoli-grandi eventi.
Al termine della presentazione la pittrice ha accompagnato i visitatori nelle tre sale, ma non è stata una fredda carrellata di pensieri, nomi, tecniche pittoriche o circostanze in cui i quadri sono venuti alla luce. Ogni quadro ha una storia a sé, personale, seppur fa parte di ‘un tutto’, di un percorso che è nato dalla fantasia e dalla necessità, dalla storia personale e mondiale, dai ricordi e dallo sguardo al futuro. Un percorso non rigido ma che unisce le opere grazie a ‘traiettorie emotive’.
E allora chi guarda quelle tele ritrova le parole di Jesurum e Pallotta che hanno indicato, senza sminuire né spettacolarizzare, ciò che i presenti scoprono oltrepassando la soglia delle tre sale della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Gli oggetti quotidiani, immediatamente riconoscibili negli abiti, nelle grucce, nel ferro da stiro antico, nelle sedie e nei fiori, portano la certezza di un mondo conosciuto, fanno immediatamente pensare alla semplicità, ma le opere contengono un’intimità, una profondità uniche. C’è la vita di tutti i giorni, ma traspare lo studio.
La fantasia ha la forza di rendere unico ogni quadro seppur alcuni soggetti si ripetono perché ogni volta contengono un’anima diversa. Cambiano le tecniche, i colori, le disposizioni, i contorni e le sensazioni di Cinzia Beccaceci che emergono in quelle che si trasformano nelle differenze sostanziali. I vestiti, che siano soli, sostenuti da grucce o indosso a manichini, hanno un corpo, una sostanza, ma anche una leggerezza unica. Quegli abiti, ma anche i tavoli, i cappelli e tanti altri elementi sono solidi ma al contempo volano.
L’attenzione al sociale e agli eventi che si succedono nel mondo, vengono miscelati dalla pittrice con il proprio essere, la propria sensibilità così da riuscire a mettere su tela, o su carta, o qualsiasi altro sia il supporto utilizzato, attimi che sembrano fermi ma non lo sono. Istanti che sembrano fugaci ma in verità sono pieni di consistenza. Una mostra che affascina, che attrae gli occhi dei visitatori perché da ogni opera esce un pezzetto di vita, una parte di un tutto, che colpisce per i colori, forti o tenui che siano, per i soggetti presi in prestito dalla realtà e portati sulle ali dell’emozione, della bellezza, della profondità.
Cinzia Beccaceci ha un motivo in più per essere felice dell’inaugurazione di questa mostra proprio perché è allestita a Orvieto, luogo a cui è legata fin da bambina quando il nonno di Pitigliano, provincia di Grosseto, siamo in una zona in cui si intrecciano tre regioni e quattro province, la portava a passare qualche pomeriggio. La visita alla Cattedrale, la magnificenza degli affreschi di Luca Signorelli e lo stare seduti su una panchina in uno dei vicoli poco distanti dalla cattedrale dove riposarsi, parlare, godersi la storia e la cultura di una città che sentiva simile alla sua Pitigliano “perché entrambe città di tufo”. Un legame che non si è mai dissolto e che la vede, fino a venerdì 4 luglio, essere presente a Orvieto non più bambina ma donna e artista, con una personale di pittura.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, anche in questa occasione mostratasi pronta ad accogliere le opere di un’artista, aprirà le porte di Palazzo Coelli dal lunedì al sabato, dalle 11 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17, perché i visitatori possano entrare nel mondo di Cinzia Beccaceci.

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