cultura

"Meraviglie Recuperate" grazie all'Art Bonus. Presentato il restauro di tre antefisse etrusche

giovedì 5 giugno 2025
di Davide Pompei

Due, provenienti da San Leonardo e databili tra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C., presentano "testa nascente da cespo d'acanto" e sono da annoverare tra le innovazioni artistiche delle botteghe di Volsinii, attive fino al momento della conquista romana. Una, dai tratti del volto che riconducono più direttamente al grande scultore Fidia, da collocare a cavallo tra il V e il IV secolo a.C., appartiene, invece, ad altri analoghi elementi della copertura originariamente collocati sul Tempio del Belvedere di Orvieto per assicurare il deflusso delle acque.

Sono le tre antefisse etrusche, al centro del progetto "Meraviglie Recuperate" presentato nel pomeriggio di mercoledì 4 giugno al Museo Archeologico Nazionale di Piazza Duomo, dove le decorazioni architettoniche in terracotta sono conservate sotto una teca di vetro. Il loro restauro – "un assaggio di come anche altri tesori analoghi potrebbero tornare a splendere" ha spiegato il restauratore Alessandro Danesi – è stato possibile grazie ad un progetto "Art Bonus" finanziato da dodici imprese del territorio aderenti alla locale Sezione Territoriale di Confindustria Umbria.

Ovvero Basalto La Spicca, Ceprini Costruzioni, Cise Costruzioni Idrauliche Stradali Edili, Compagnia del Cotone e della Seta, Famiglia Cotarella, Gruppo Biagioli, Ipc Impresa Petrangeli Cesare, La Romana Farine, Mira Orvieto, Quattroluglio-Hotel Orvieto, Termopetroli e Welcare Industries. Ai loro rappresentanti è andato anche un attestato di riconoscimento come moderni mecenati di una bellezza che, se aiutata a splendere – e nel caso specifico, fatta uscire dai magazzini dopo oltre un secolo e sottoposta a restauro – può costituire un vero e proprio volano di sviluppo.

A mettere l'accento sull’importanza della collaborazione tra istituzioni, nel corso della presentazione sono stati il presidente della Sezione territoriale di Orvieto di Confindustria Umbria, Michele Basili, ma anche il sindaco e assessore alla Cultura, Roberta Tardani, che ha risposto all'invito dello storico dell'arte Costantino D'Orazio, direttore dei Musei Nazionali dell'Umbria, e dell'archeologo Giorgio Rocca, direttore scientifico del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto che prossimamente sarà interessato da un riallestimento.

"Questo – ha detto il primo cittadino – è uno dei pochi, se non l’unico progetto finanziato con l'Art Bonus a Orvieto ed è un esempio concreto di come la sinergia tra pubblico e privato possa generare valore per l’intera comunità. Il restauro delle antefisse etrusche visibili al Museo che ha consentito di identificare la titolatura delle divinità principali rappresenta non solo un importante intervento di tutela, ma anche un’occasione per rafforzare il legame tra il nostro patrimonio storico e il tessuto produttivo del territorio".

"La straordinaria partecipazione da parte delle aziende che hanno contribuito attraverso la piattaforma Art Bonus al restauro proposto dal Museo – è stato ribadito – dimostra, ancora una volta, come la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali possa costituire un obiettivo delle comunità locali". Sul fronte delle tecniche di restauro, maggiore rispetto agli anni '60 l'attenzione alla coloritura delle decorazioni architettoniche in terracotta rinvenute che testimoniano il livello raggiunto dalla rinomata scuola di lavorazione del materiale a Volsinii, l'antica Orvieto etrusca. 

"L'originalità del linguaggio artistico degli artigiani locali – è stato detto nel corso della presentazione, prima della successiva visita al Museo – si evidenzia soprattutto nei templi di Vigna Grande, San Leonardo, Belvedere, Campo della Fiera e Cannicella, i cui reperti sono in larga parte conservati in questo museo, ripetutamente rinnovati secondo le nuove mode. Dal V secolo Volsinii è stata centro propulsore dei modelli della classicità attica, mediati dal mondo magnogreco.

Nella fattispecie delle tre antefisse appena restaurate, le scarse notizie relative al rinvenimento, nonché il frequente utilizzo delle stesse matrici per la produzione di manufatti destinati a differenti santuari, non consentono di stabilire con esattezza a quale struttura templare fossero destinati. Tuttavia i confronti con terrecotte simili rinvenute in località Vigna Grande rendono plausibile provenienza proprio da quest'area. Analoghi criteri inducono invece a collocare il terzo esemplare nel vicino sito del Belvedere
".

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