cultura

Al Convento dei Cappuccini si celebra San Crispino da Viterbo. A Orvieto, eroe della carità

sabato 24 maggio 2025

Orvieto è la Città del Corpus Domini. Un Luogo Sacro sin dagli Etruschi. Terra che nel corso dei secoli ha dato natali e accolto immense figure del Pensiero e della Fede. Ambrogio da Massa, Urbano IV, Tommaso D’Aquino, Bonaventura da Bagnoregio, Sigieri da Brabante, Ugo di St. Chair, Alberto Magno, Beato Paolo da Porano, Beata Vanna da Carnaiola, Graziano Monaco, fino al Venerabile Padre Gianfranco Maria Chiti da Gignese di recente tornato e per sempre, al Convento dei Cappuccini, dove viveva Crispino da Viterbo. 

Il Martirologio Romano ricorda Crispino da Viterbo, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che, mentre viaggiava tra i villaggi montani per mendicare l’elemosina, insegnava ai contadini i rudimenti della fede. Nato Pietro Fioretti in quel di Viterbo il 13 novembre 1668, là vestì il saio cappuccino nel convento della Palanzana il 22 luglio 1693, festa di S. Maria Maddalena, assumendo il nome Crispino. 

Dopo vario peregrinare nel 1709 fu destinato al convento dei Cappuccini in Orvieto ove rimase per circa quarant’anni, esercitando gli uffici di infermiere, cuciniere, ortolano e questuante. Non si consacrò sacerdote, pur avendo studiato, e a fondo, le Sacre Scritture. Rimase umile frate. Andare incontro all’Altro era il suo Oltre. Aiutare e sostenere i bisognosi, gli emarginati, i derelitti. Carità e basta. Carità è Amore, è applicare il Vangelo di Gesù Cristo. Semplicemente. Basta volere. E fare.

A Parigi era morto nel 1660 San Vincenzo de’ Paoli, che sarà santo nel 1737: patrono cristiano universale della Carità. Crispino morì il 19 maggio 1750, e certo avrà colto quell’eredità esemplare di Vita Vincenziana: sicuro la colse Padre Chiti che fu giovane Vincenziano e ricostituì il Gruppo di Volontariato Vincenziano ad Orvieto negli anni ’90. Lui, che fu mandato a restaurare e riportare in vita l’antico convento dei Cappuccini, qui a Orvieto sin dalla metà del Cinquecento.

Il convento che fu dedicato a San Crispino la cui fama di santità aveva pervaso la città e i dintorni. Crispino, umilissimo frate, ma sempre allegro e pronto alla battuta: sveglia antelucana, Mattutino, Lodi: poi in ginocchio ad adorare il Santissimo al quale si raccomandava di benedire e proteggere tutti quanti avesse incontrato per strada durante la giornata. Rientro ai Vespri, dopo essersi di nuovo inginocchiato ad adorare il Santissimo ringraziandolo di coloro incontrati sul cammino, raccomandandoli ancora al Signore; il suo viatico: “Se vuoi salvarti l’anima, hai da servare le seguenti cose: amar tutti, dir bene di tutti e far bene a tutti”.

Silvio Manglaviti (presidente Gruppo di Volontariato Vincenziano di Orvieto)
https://www.academia.edu/36835913/sCrispinopChiti_pdf 

 

 

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