cultura

Chiesa fragile e stanca: un Sinodo mai nato

giovedì 30 novembre 2023
di Mirabilia Orvieto

Dopo una partenza a dir poco stentata, il Sinodo 2022-25, l’evento più importante della Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II, è decisamente al di sotto delle aspettative. Basta guardare i dati per rendersene conto. Secondo le statistiche, neanche il 30 per cento delle parrocchie ha dato il proprio contributo. 

Come mai tanto disinteresse? Pigrizia, avversione, mancanza d’informazione e di coinvolgimento, in ogni caso una crisi così non si era mai registrata anche se prevedibile. Ad incidere in modo importante è sicuramente il crollo di tutte le religioni, non solo quella cattolica, che non rispondono più ai bisogni della gente. Non si può negare un radicale cambiamento della società che sembra aver letteralmente “spiazzato” una Chiesa a dir poco smarrita e fragile che cerca con grande sforzo di stare al passo con i tempi, ma che alla fine si accontenta di sopravvivere come può. Se il Sinodo fosse stato una elezione o un referendum si sarebbe gridato alla fine della democrazia!

Una falsa partenza dunque che rischia di diventare un vero e proprio “flop”. Comunità stanche e ripiegate su se stesse che mettono in luce problemi vecchi e nuovi, dall’immobilismo, al clericalismo diffuso, dalla separazione tra fede e vita, alla vuota ripetitività dei riti e delle liturgie, dalla secolarizzazione, alla crisi d’identità. Insomma una montagna di problemi che non si possono affrontare senza un dialogo. Infatti una chiesa che non parla non è una chiesa perché smette di essere “maestra” di vita, d’umanità e di civiltà. 

            

Ma cosa significa la parola Sinodo? 

Viene dal greco “camminare insieme”, e cioè condividere un pensiero, una visione, un percorso, una volontà di cambiamento, un’opportunità di scegliere quale modello di Chiesa costruire in futuro. È noto che il Sinodo, un tema così centrale nella Chiesa di oggi, trova in seria difficoltà tutti, laici e religiosi, preti e vescovi che accusano ormai da tempo un evidente senso di fatica e solitudine. Non si cerca più nulla e si ascolta poco e male, pretendendo dagli altri quell’obbedienza che impedisce alle persone di crescere, che non le fa pensare con la propria testa, che non le fa camminare con le proprie gambe! 

Occorre avviare un cambiamento nella prassi e nelle istituzioni, secondo quanto espresso nella “Carta d’intenti” scritta nel maggio del 2021. Occorre uno sguardo intelligente capace di vedere “oltre”, ma anche di leggere “dentro” a partire dalla conoscenza di sé,  degli altri e della realtà che ci circonda per aprire una nuova via, per sperimentare linguaggi e contenuti nuovi. Ma cosa stanno facendo le chiese locali? Quale futuro aspetta la Chiesa? Certamente non si può pensare di risolvere tutto con una messa, un’ora di preghiera e poi tutti a casa!



La paura è che un “confronto” aperto e onesto possa creare conflitti e contrapposizioni in un’ambiente che è poco abituato alla libertà d’espressione. Esiste una vera e propria “patologia della relazione” che ostacola l’instaurarsi di un clima familiare e fraterno. Il risultato?  L’incapacità di mettersi in discussione, cercando di evitare ogni forma di dibattito, escludendo tutto ciò che di buono e di utile possa scaturire da un confronto sincero, vera forza di una comunità. Non è un caso che nella “Evangelii gaudium”(226-28) si esorta chiaramente a trovare il dialogo che “non può essere ignorato o dissimulato” ma, al contrario, occorre utilizzarlo e trasformarlo in un processo di crescita e di maturazione personale e collettiva, al fine di creare quella “comunione nelle differenze” che rappresenta il cuore della fede cristiana, una fede fondata su un Dio che è Padre delle diversità. Parole così dense sulla relazione a cui oggi la Chiesa dovrebbe guardare con attenzione se vuole dissetare la sete umana e spirituale dell’uomo contemporaneo.

Una Chiesa ancora troppo ancorata al passato non può liberarsi dai pregiudizi e dal conformismo, da pratiche vecchie che non ristabiliscono il nesso inscindibile tra messaggio evangelico ed edificazione della Chiesa, che non prendono sul serio le grandi domande dell’uomo: chi sono? dove sto andando? vale la pena vivere? E se sì, che cosa posso sperare e cosa devo fare?